Tim Burton: «Io sono Dumbo!»

«Questo per me è un film speciale, perché è un film sul circo, e la famiglia del circo è come quella del cinema: composta da gente stramba che insieme, realizza qualcosa di eccezionale. Così io ho portato “i miei”: Michael Keaton che non vedevo da vent’anni, Eva Green, Alan Arkin e Danny DeVito. Ed è stato bello essere di nuovo riuniti per realizzare Dumbo, un film per famiglie!». A raccontarlo con entusiasmo è Tim Burton allampanato e gesticolante, di passaggio a Roma per la presentare l’atteso Dumbo e per ritirare il Premio David di Donatello alla Carriera consegnatogli l’altra sera da Roberto Benigni. Basato sul cartoon del 1941 in cui Walt Disney portava per la prima volta sullo schermo il piccolo elefante dalle orecchie troppo grandi, un «diverso» umiliato e deriso che però scopriva di poter volare, il nuovo Dumbo si rifà anche al racconto originale di Helen Aberson e Harold Pearl del 1939, al quale lo sceneggiatore Ehren Kruger ha aggiunto un capitolo inatteso. «Dumbo mi aveva colpito, come adolescente me lo sentivo affine. Io sono Dumbo!» - ha esclamato ridendo Tim Burton e ha aggiunto– Perciò quando me lo hanno proposto, non hanno dovuto penare molto perché accettassi. Mi piaceva l’idea, ma anche il fatto che il film non sarebbe stato un remake, visto che il precedente era un cartoon di soli sessantacinque minuti, bello, ma datato, come lo erano anche alcuni dei suoi temi e questo mi avrebbe permesso di realizzare qualcosa di leggermente diverso».
Così il colorato elefantino di zio Walt rinasce in un live-action movie ambientato nel 1919, alla fine della Prima Guerra Mondiale nel grande circo di Max Medici, un gustoso Danny DeVito, ed è un vero cucciolo di elefante realizzato in CGI, malgrado le grandi orecchie e quegli occhioni tondi e sentimentali che sono il suo modo di comunicare, ma intorno a lui invece del cartoonesco mondo di animali parlanti, ad occupare interamente la scena sono gli esseri umani. «Colin Farrell ha fatto così tanti ruoli che mi sembrava pronto per diventare un “eroe” Disney, ruolo per il quale non tutti sono tagliati, ma lui sa anche cavalcare»,ci ha confessato Tim Burton. «E poi Eva Green, con quel suo charme naturale da diva degli anni ’20 che, oltre ad essere una brava attrice è diventata, con molto lavoro, anche un’ottima trapezista!». Farrel è Holt Farrier una star del circo che torna dalla guerra ferito nell’anima e nel corpo che Max Medici assume come guardiano degli elefanti, ma sono i suoi due figli adolescenti Milly e Joe che si occupano di Dumbo, a scoprire la sua straordinaria capacità di volare. Mentre Eva Green è Colette, dolce trapezista che cerca di aiutare Holt a superare la morte della moglie e a ritrovare la fiducia in se stesso e nella vita. Intorno a loro, il mondo del Circo, un luogo fantastico con tanti artisti tra i quali gli esotici Miss Atlantis, la sirena sempre a mollo; Pramesh Singh l’incantatore di serpenti; e Rongo il forzuto, ma a fare la magia è soprattutto la splendida fotografia di Ben Davis: evocativa, malinconica, o fiabesca, che esalta i colori del circo, lo illumina di riflessi, di luccichii e di contrasti, ma capace anche di popolarlo di ombre, presagio di nefandezze e di sventure. Ma il Dumbo di Tim Burton, che riesce anche nel gioco di prestigio di reinventare le sequenze più pazze del cartoon, ne smorza il cinismo e la carica drammatica, come per la sequenza della separazione di Dumbo dalla mamma, che, al pari di Bambi, aveva fatto piangere intere generazioni. Il regista di Nightmare Before Christmas ed Edward Mani di Forbice, in questo film trattiene il suo lato oscuro e fantastico e resta con i suoi attori prigioniero della melensa «famiglia Disney», lasciando buona parte del dramma all’unico vero cattivo della storia, Michael Keaton impresario truffaldino di Dreamland. Dumbo è un film magnifico per bambini moderni e politically correct, ma per i fan di Tim Burton, questo elefantino volante è un’occasione mancata. Quegli adulti-bambini che si deliziano con i personaggi di Ed Wood, di Sweeney Todd, azzeccato remake, non riconoscono qui il loro eroe, che ha ammesso in conferenza stampa: «La libertà non te la dà nessuno, ma la Disney è la mia famiglia, ed io sono il loro Dumbo».
