Tripla lezione di eclettismo dal Tulsa Ballet

LUGANO - Una «prospettiva americana» di estremo interesse, quella proposta da LuganoInScena sull’arco di sei appuntamenti (due dedicati al teatro e quattro alla danza) che si è conclusa domenica sera al LAC con lo spettacolo Eclectic Stories, presentato dalla compagnia del Tulsa Ballet diretta da Marcello Angelini. Un tris di coreografie di sicuro eclettico, come suggerisce il titolo, che ha dimostrato la versatilità di tutti gli interpreti coinvolti e lo spirito a tratti didattico che anima questa istituzione nata nella città dell’Oklahoma più di sessant’anni fa.
Un atteggiamento felicemente eclettico che si è intravisto già nel primo brano in programma: Shibuya Blues, recentissima coreografia di Annabelle Lopez Ochoa su musiche dai toni molto diversi, tra cui un celebre motivo di uno dei musicisti più conosciuti in questo ambito: René Aubry. Dopo questo «aperitivo» d’alta classe, lo spettacolo è entrato nel vivo, offrendo al folto e attento pubblico luganese due pièce in totale contrasto fra loro. Dapprima si è vista la spensierata e leggerissima Who Cares?, creata nel 1970 da George Balanchine sulle canzoni di George Gershwin. Una serie di brevi coreografie (per lo più pas-de-deux e assoli) dalle quali traspare lo spirito tipicamente americano di guardare alla vita in maniera positiva, affidandosi a melodie orecchiabili che sembrano uscite da un film con Fred Astair e Ginger Rogers. L’esatto contrario della susseguente Table Verte di Kurt Jooss (1932) su musiche di Fritz Cohen eseguite dal vivo al pianoforte da Andrew Lajti e Joseph McNamara. Quest’ultimo è un lavoro di grande importanza storica nell’ambito della danza del XX secolo, che da una parte prefigura l’avvento del nazismo e dell’inevitabile conflitto bellico che farà scoppiare, mentre dall’altra punta il dito in maniera accusatoria contro gli intrighi della politica che, per l’appunto, preferisce giocare i destini dell’umanità a un tavolo, verde come quello della roulette, invece di cercare le soluzioni che possano soddisfare le esigenze della maggioranza. Un discorso dai toni fortemente politici che affonda le proprie radici negli stilemi estetici dell’espressionismo tedesco e del teatro brechtiano, dando vita a personaggi ben definiti e dai toni caricaturali (come quello della Morte) che diventano i protagonisti di una vera e propria trama narrativa, facendo di Table Verte un prototipo estremamente attuale del teatro-danza che fiorirà poi dopo la metà del XX secolo. Il Tulsa Ballet si è quindi dimostrato una compagnia di alto livello, capace di sviluppare un sorprendente lavoro filologico su più fronti. Un approccio che il pubblico del LAC ha dimostrato di gradire.