Cinema svizzero

Troppa selezione alle Giornate di Soletta? Scoppia la polemica

Una petizione firmata da 30 cineasti chiede alla direzione artistica di riconsiderare la formula della rassegna che inizia domani
Il manifesto del festival (Foto modul+)
Antonio Mariotti
22.01.2019 12:26

Come sempre, al di là delle tante proiezioni in programma, l’edizione che si apre domani sera delle Giornate cinematografiche di Soletta sarà ricca di appuntamenti anche per gli addetti ai lavori. La manifestazione dedicata al cinema svizzero è da sempre anche l’occasione per fare il punto sulla situazione finanziaria del settore e non è certo un caso che venerdì prossimo, 25 gennaio, sia l’Ufficio federale della cultura, sia la SSR presenteranno le loro prospettive per gli anni a venire. Giornata da non perdere nemmeno quella di mercoledì 30 gennaio che si concluderà con la «Notte delle Nomination» del Premio del Cinema svizzero 2019 ma che vedrà anche la presentazione al mondo del cienma svizzero di Lili Hinstin, la nuova direttrice artistica del Locarno Festival, che svelerà i primi dettagli della 72. edizione in programma dal 7 al 17 agosto.

L’appuntamento più atteso rischia però di essere un altro, ovvero quello in programma sabato 26 gennaio dalle 15.30 alle 17 al cinema Im Uferbau dal titolo «Più film è meglio?». Una tavola rotonda organizzata all’ultimo momento dalla direzione delle Giornate solettesi per reagire a una petizione firmata da 30 cineasti, capeggiati dallo zurighese Samir, che in seguito alla mancata selezione del documentario Passion di Christian Labhart -un habitué di Soletta nonché autore tra l’altro del film su Giovanni Segantini Magia della luce che nel 2015 ha attirato ben 72.000 spettatori nelle sale elvetiche -, si chiedono se sotto la guida di Seraina Rohrer le Giornate non stiano diventando un festival «come tutti gli altri», basato su una forte selezione delle opere ammesse in cartellone, lasciandosi decisamente alle spalle il vero motive per cui sono nate nel lontano 1966, cioè essere prima di tutto una rassegna di quanto di meglio viene prodotto di anno in anno dai registi del nostro Paese.

Dietro questo interrogativo c’è anche l’impressione che ormai gli autori più «anziani» vengano troppo poco considerati sulle rive dell’Aar, finendo spesso con l’essere vittime dei meccanismi di selezione che si fanno sempre più impietosi, anche perché il numero di opere prodotte è in continua ascesa: basti pensare che quest’anno sono state «promossi» solo 183 film su un totale di 646 iscritti. Il malessere però non è solo riconducibile a una diatriba generazionale: anche diversi giovani cineasti si lamentano di questa selezione sempre più «dura», quando invece a Soletta non manca lo spazio per sezioni sempre più tipicamente «festivaliere» come quella dedicata alla cinematografia ospite (quest’anno il Messico) o alla retrospettiva dedicata a una personalità nazionale (quest’anno l’attore Bruno Todeschini).

Insomma, al di là del caso specifico che è all’origine della polemica, quello che si prospetta nei prossimi giorni a Soletta rischia di trasformarsi - per usare le parole di Seraina Rohrer al Tages Anzeiger - «in un Kulturkampf artistico attorno all’identità delle Giornate cinematografiche». Al di là dei proclami teorici però la realtà è una sola: selezionare in misura crescente significa inevitabilmente scontentare un numero maggiore di persone. E questo per ua manifestazione nata in primo luogo come una «vetrina» può non essere per nulla piacevole.