Tutta la «fluidità» della carta

In fondo comincia (quasi) tutto da lì. Per l’universo dell’arte la carta è il brodo primordiale, il supporto originario dove le idee cominciano a trasformarsi in realtà, il materiale su cui iniziano a prendere forma appena uscite dalla testa e dall’anima del creatore. La carta è stata a lungo il mezzo preferito dai grandi artisti che l’hanno usata come punto di partenza creativo nel processo di composizione di un’opera più complessa. Uno schizzo preparatorio rivela spesso la germinazione di un’idea nella mente di un artista, con l’immediatezza della sua mano. Ma non tutte le opere su carta sono opere preparatorie. Molti hanno e continuano a trattare la carta come il loro medium preferito, una scelta consapevole di creare opere su carta come opere d’arte a sé stanti. Ma al di là della motivazione dell’artista, le opere su carta riflettono, sia per i visitatori che per i collezionisti, una scelta sofisticata e raffinata quando si tratta di investire in arte o semplicemente di goderne.
Basterebbe questa premessa per cogliere l’essenza e il segreto del successo di WopArt (Work On Paper Fair, la grande kermesse dedicata prevalentemente alle opere d’arte su carta e al mercato ad esse connesso ) che torna a Lugano nel prossimo fine settimana con una edizione specialissima. Infatti dopo l’edizione forzatamente solo online del 2020, WopArt quest'anno è stata pensata non come la VI edizione della fiera (che si terrà nel settembre 2022), ma come un interludio «Extra Time». In un tempo che somma la poetica del metaverso alla fragilità della specie. Non a caso Robert Phillips, il nuovo direttore artistico di WopArt (curatore e consulente di collezioni private e istituzioni come la Fondazione Salomon Guggenheim di New York, il Moma Museum of Art di Atami in Giappone, la Collezione dell’High Museum of Art di Atlanta, ha scelto la «fluidità» come tema conduttore di questa edizione straordinaria dedicata alla memoria del compianto Marco Borradori, sindaco di Lugano (e fin dall’esordio nel 2016) fervente sostenitore della manifestazione fieristico/culturale.
«Che cos’è l’arte? Perchè acquistarla? Alla prima domanda (oggi) non esiste una risposta. Esistono diverse risposte. Tutto è sovrapponibile. Moltiplicabile. Sovvertibile. Più elegantemente, fluido -ci spiega Paolo Manazza, artista, esperto di arte contemporanea e giornalista culturale tra i padri fondatori della manifestazione luganese - un biopic dell’autore del Panta Rei. L’arte contemporanea è solo una traccia. Come “Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma indica” (Eraclito). Visivamente parlando è auspicabile sia una traccia significante e soprattutto equilibrata ed elegante. Con un suo stile. Superiore alla materia. Noi a WopArt la pensiamo così. La carta come materia fluida interpretata con grande stile da un artista». Per questo, in primo luogo, chi ha cultura visiva e gusti raffinati la cerca e la acquista. Per il piacere quotidiano di osservare e studiare un piccolo o grande capolavoro. Destinato col tempo ad aumentare di rarità. Alcune volte d’improvviso. «Com’è accaduto, prosegue Paolo Manazza, per chi da noi nel 2016 e 2017 ha acquistato dei lavori di Banksy a 10-15 mila franchi che ora valgono dieci volte tanto. Altre volte sono necessari diversi decenni. Tempo in più per goderne e permettere all’opera di entrare nell’intimo del nostro quotidiano, in noi».
Segmento raffinato
D’altronde, come abbiamo scritto più volte, WopArt nacque nel 2016 per rispondere alla necessità degli appassionati che cercavano di difendere un segmento di nicchia del mercato dell’arte, per riunire professionisti, intenditori e collezionisti di opere su carta. I disegni, le grafiche e gli altri lavori su supporto cartaceo sono diventati, negli ultimi anni, un segmento altamente collezionabile del mercato, sia in termini di qualità che di prezzo. Contrariamente ad altri medium come i dipinti o la scultura, dove gli artisti affermati dominano con prezzi al di là della portata della maggior parte degli acquirenti, le opere su carta rendono oggi possibile, ai collezionisti e agli amanti dell’arte, acquistare pezzi di grandi artisti internazionali a prezzi più accessibili rendendo questo segmento particolarmente attraente sia per i collezionisti principianti, che per quelli specializzati o esperti. Ma la carta è fluida, come si diceva: «Il concetto di “fluido”, senza ragione d’appartenenza - racconta Phillips - coglie l’essenza del nostro tempo».
Tra le esposizioni particolarmente significative in qusta edizione speciale, si segnalano così quelle degli acquerelli del «nostro» Hermann Hesse (premio Nobel per la letteratura nel 1946), resa possibile da generosi prestiti della Fondazione Hesse, con sede negli spazi di Montagnola e da collezioni private o quella di alcuni capolavori provenienti dalla collezione della BNP Paribas Swiss Foundation oltre a opere selezionate di artisti emergenti. Ma non mancano neppure capolavori che della carta sono soltanto l’esito finale. Come nel caso di alcune opere di Gianni Maimeri, di cui gli organizzatori avevano già esposto nella prima edizione I Musicisti riscuotendo un grande successo. Questa volta invece l’Area Talk della fiera è cosparsa di disegni realizzati nei primi del Novecento. Mentre sulle pareti esterne campeggia la sua opera più celebre, il Tabarin del 1914. Accompagnata da alcuni bozzetti preparatori farà da corredo alla cena di gala esclusiva per oltre 100 collezionisti invitati, giovedì sera, al termine dell’inaugurazione. Perché dunque esporre un olio su tela e non su carta?
Perché non esiste, ovviamente, una separazione perfetta. WopArt espone prevalentemente opere su carta. Che spesso sono germinali di un’idea e di opere finite su altri supporti. L’indice intuitivo del tratto, dello schizzo e disegno è d’altronde solo una delle possibili interpretazioni sulla carta. Proverbiale rimane l’annotazione di Keith Haring passata alla storia: «La tela come materiale in sé è meravigliosa. È robusta, può essere venduta e in un certo senso è duratura. Ma mi inibisce. Spendo otto dollari per una tela di 75 centimetri per cento e per la pittura a olio; poi vado in paranoia per come riuscirà perché ho speso 12 dollari per quel quadro e penso che debba valere qualcosa. Invece, quando dipingo su un pezzo di carta che ho trovato oppure ho comprato a poco prezzo, e uso l’inchiostro ad acqua, faccio un intero quadro di 120 centimetri per duecentosettanta senza aver speso praticamente nulla».