Cent'anni fa

Tutti contro l'iniziativa social-comunista!

Le notizie del 2 dicembre 1922
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Nicola Bottani
Nicola Bottani
02.12.2022 06:00

Tutti contro l’iniziativa social-comunista!
I sacerdoti del collettivismo comunista gridano che soltanto i pazzi, gli egoisti e gli ipocriti voteranno domani contro l’iniziativa della confisca. È il grido di coloro che hanno spinto, sotto l’impulso della vera follia e del più bestiale egoismo, le masse russe a distruggere tutte le fonti del lavoro ed a perire in un deserto, di epidemie e di fame.

L’iniziativa comunista rappresenta un colpo di accetta alla base del principio di proprietà che è cardine secolare di progresso civile e di pace; uccide l’iniziativa del risparmio che è la virtù protettrice del nostro popolo; conduce fatalmente, come è già avvenuto, alla fuga dei capitali all’estero, alla divisione delle sostanze, all’inaridimento delle industrie, alla disoccupazione, al rincarimento del denaro, all’impoverimento del credito pubblico, alla diminuzione dell’ente imponibile per la Confederazione, pel Cantone, pel Comune, alla disoccupazione, all’aumento delle imposte, al rincaro della vita; quindi si riversa fatalmente sulla grande massa del popolo: sui piccoli commercianti e professionisti, sugli impiegati, sui contadini, sugli operai. Al contrario renderà più gonfia, più famelica la burocrazia federale, la quale in commissioni e uffici d’inchiesta, di accertamento, di revisione, di applicazione, di amministrazione, attraverso tutta una vasta rete di spionaggio anche sui piccoli risparmi, sugli istituti di beneficenza, finirà col mangiarsi tutti o in gran parte i proventi della confisca ladra.

Questo gli autori dell’iniziativa rossa lo sanno, ma essi non calcolano i mezzi nella speranza di sfruttare i risentimenti, le passioni e gli odî per tornare all’assalto definitivo dello Stato, dei suoi istituti democratici e instaurare la dittatura di classe ad uso e consumo di una accolta di fanatici e di speculatori politici strettisi attorno al fosco bolscevismo orientale.

La Confederazione Svizzera camminerebbe dritta verso l’irreparabile decadenza; le autonomie comunali sarebbero finire; il Cantone Ticino già povero, già avversato da tante contrarietà politiche e finanziarie, fiscalmente oppresso, pressochè isterilito nelle sue poche risorse industriali, agricole e alberghiere riceverebbe un colpo mortale. Ticinesi! Domani sarebbe giornata di grande sventura se non trionfasse il No.

Nota di 100 anni dopo: il popolo svizzero allora venne chiamato a votare pro o contro l’introduzione dell’imposta sulla sostanza, dagli avversari dell’iniziativa definita come una vera e propria confisca. «L’iniziativa socialcomunista sepolta dal popolo svizzero», titolò nell’edizione del 4 dicembre 1922 il Corriere del Ticino. Nel nostro cantone i no furono 20.783 contro 4.386 sì, mentre a livello nazionale i voti contrari all’iniziativa raggiunsero complessivamente i 722.435 contro 112.731.