Ultra ricchi un po’ più poveri anche in Svizzera

Le società quotate in borsa di proprietà di miliardari hanno nettamente superato la performance media del mercato negli ultimi 15 anni, anche se la loro ricchezza si è contratta nel 2018. Lo segnala un studio pubblicato oggi da UBS e PwC .
L’anno scorso il «club degli ultra ricchi» è diventato un po’ più piccolo e più povero in tutto il mondo, anche in Svizzera. Dopo cinque anni di crescita ininterrotta, durante i quali è quasi quadruplicato, il loro patrimonio netto si è contratto del 4,3%, attestatosi complessivamente a 8537 miliardi di dollari. Si tratta della prima diminuzione dal 2008, sottolinea il «Billionairs Report 2019».
Ciò è dovuto principalmente all’andamento negativo dei mercati azionari, ma anche al calcolo del patrimonio convertito in dollari, che ha avuto un impatto negativo soprattutto sulle attività dei super-ricchi in Asia, che resta il principale «vivaio» di miliardari.
Comunque, malgrado il calo del 2018, negli ultimi cinque anni la ricchezza dei più ricchi tra i ricchi è aumentata del 34,5%, ossia di 2200 miliardi di dollari. E in questo periodo anche il numero di miliardari è cresciuto di quasi il 39%.
E secondo il rapporto della grande banca svizzera e della società di revisione e consulenza anche a più lungo termine i paperoni non hanno sofferto: le società quotate controllate da personalità ultra-ricche hanno generato un rendimento del 17,8% tra il 2003 e il 2018, rispetto al 9,1% dell’indice globale MSCI AC.
Secondo Josef Stadler, responsabile della clientela «superdotata» (UHNW) di UBS, la sovraperformance delle aziende in questione è da attribuire al loro «appetito per l’assunzione di rischi calcolati» e alla loro «maggiore propensione a progettare e investire nel lungo termine». Inoltre, il «senso degli affari» dei miliardari si riflette anche nelle attività filantropiche, attraverso le quali essi «cercano nuovi modi per realizzare cambiamenti ambientali e sociali di grande portata».
Lo studio rileva poi negli ultimi cinque anni anche una crescita più marcata del numero di donne (+46%) nel club dei miliardari rispetto alla controparte maschile (+39%). Oggi le donne ultra-ricche sono 233, a fronte delle 160 del 2013. Due quinti sono attive nella vendita al dettaglio e nei beni di consumo.
La regione Asia-Pacifico rimane il principale «vivaio» di miliardari, benché nel 2018 il loro numero sia sceso del 7,4%, a 754. La cifra comprende però enormi variazioni: 169 individui sono usciti e 110 sono entrati nella lista dei nababbi della regione. Solo la Cina ha «prodotto» più di un miliardario a settimana l’anno scorso.
L’Asia è tallonata dal continente americano (con 749 re Mida nel 2018), che è in controtendenza, con un aumento del 4,8% rispetto all’anno precedente, conseguenza sostanzialmente dello sviluppo dei colossi tecnologici statunitensi. E il patrimonio è rimasto stabile (+0,1%).
Ma anche il Vecchio Continente, sebbene in contrazione del 5,9%, ha un numero consistente di paperoni: 598. Nella regione Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA), la ricchezza degli ultrafortunati è scesa del 6,8%, a 2400 miliardi di dollari.