Musica

«Un concerto è unico: come un bicchiere di vino con gli amici»

Alessandro Moccia guiderà l’Orchestra sinfonica del Conservatorio come maestro concertatore il 7 febbraio al LAC
Alessandro Moccia, violinista e maestro concertatore.
Federica Basso
01.02.2019 06:00

Alessandro Moccia, violinista, solista e Konzertmeister, sarà per la prima volta alla guida come maestro concertatore dell’Orchestra sinfonica del Conservatorio della Svizzera italiana, giovedì prossimo, 7 febbraio alle 20.30, sul palco del LAC. Aprirà la serata la Sinfonia n. 5 in Sol maggiore K 124 di Wolfgang Amadeus Mozart; a seguire la Sinfonia n. 83 in Sol minore «La Gallina» di Joseph Haydn. Concluderà il concerto la Sinfonia n.3 in Mi bemolle maggiore «Eroica» di Ludwig van Beethoven (i biglietti possono essere acquistati su ticketcorner.ch, mediatickets.ch e alle casse del LAC. Per informazioni: [email protected]).

Abbiamo chiesto ad Alessandro Moccia qual è il fil rouge che lega il programma. «La figura di Haydn - ci risponde - è un po’ il centro di questa triade. Lui e Mozart erano molto amici e si sono influenzati vicendevolmente. La relazione con Beethoven era ancora più semplice: i due studiavano a Vienna insieme ed erano legati da profonda stima, tanto che le prime opere del compositore tedesco erano proprie dedicate ad Haydn. La Sinfonia di Mozart è del 1772 mentre l’Eroica è del 1804: in soli trent’anni si percepisce un’evoluzione stratosferica della musica. In particolare l’Eroica è un capolavoro assoluto, di una forza travolgente. Beethoven era un fervente sostenitore della Rivoluzione Francese e degli ideali repubblicani di Liberté, Égalité, Fraternité, valori che vengono messi in musica in questa Sinfonia. Anche lo stile compositivo è rivoluzionario: i temi che normalmente nella forma Sonata sono due, in quest’opera si moltiplicano e si legano tra loro, lasciando il pubblico incatenato ad ascoltarla.

Perché ascoltare un concerto dal vivo in un mondo ormai digitale?

«Il concerto dal vivo è un momento unico e irripetibile. La bellezza del suono, così come l’energia del momento sono impossibili da riprodurre anche con le più sofisticate tecnologie. Un esempio profano: è come bere un bicchiere di vino in compagnia degli amici oppure chattare con gli amici bevendo un bicchiere di vino. Non sono sicuramente la stessa cosa».

Qual è il suo più grande rimpianto come musicista?

«Qualche anno fa sono stato invitato a dirigere un gruppo di giovani musicisti di una Fondazione di Torino.

Negli stessi giorni ho ricevuto la proposta di suonare a Lucerna come violino di spalla dell’Orchestra Mozart con Martha Argerich, sotto la direzione del grande Maestro Claudio Abbado. Avevo sempre avuto il desiderio di incontrarlo e lavorare con lui; una proposta a cui nessuno avrebbe mai rinunciato. E chiaramente io, ligio al dovere e all’impegno preso, vi rinunciai. Sentivo che sarebbe stata un’occasione unica - anche perché si sapeva che il Maestro non stava bene - e ahimè, purtroppo, è stata davvero un’occasione unica».