Un divertente viaggio nell'aldilà

Atmosfere messicane nell'animazione Disney-Pixar "Coco"
Max Armani
30.12.2017 00:22

È come uno di quei fuochi d'artificio sontuosi, colorati e sorprendenti, che ti lasciano a bocca aperta, ma che, allo stesso tempo, incutono un certo timore. E non potrebbe essere altrimenti perché Coco, film d'animazione Disney -Pixar per la regia di Lee Unkrich e Adrian Molina (tra gli autori di Monster University), è ambientato in Messico, in uno dei giorni più sentiti della cultura messicana, tra i canti, i balli, le libagioni e le preghiere di «El Dia de Los Muertos», i cui festeggiamenti coprono i nostri giorni di Ognissanti e dei Morti.Il protagonista è Miguel, un dodicenne dal grande talento musicale, che però deve suonare la chitarra in gran segreto, solo in presenza di Dante, il cane un po' matto che lo segue ovunque, perché nella sua famiglia la musica è stata bandita, dopo che un bisnonno musicista se ne andò con la chitarra e non fece più ritorno dalla moglie e dalla figlioletta Coco, appunto. Ma Miguel pensa solo alla musica, e, nel Dia de Los Muertos, con il paese in festa, scappa, per partecipare ad una gara musicale. Ma sfuggire alla «famiglia» è complicato, e Miguel spinto dalla sua passione finisce nell'aldilà, attraverso una delle porte che si aprono trai due mondi, per far partecipare i defunti alla festa organizzata per loro, dai vivi. Ovviamente nell'aldilà i suoi parenti trapassati, vogliono rimandare indietro Miguel, ma lui, pur preoccupato dalla situazione, è deciso a restare sino a quando potrà incontrare il suo idolo: Ernesto de la Cruz, famoso musicista e attore, morto all'apice della fama, che potrebbe aiutarlo a cambiare il veto di famiglia sulla musica.La storia di Coco, com'è ormai tradizione della Pixar, è un amalgama di suggestioni e di dettagli, di segreti e di sentimento, dove l'allegria e la fantasia stemperano il sapore dolceamaro della realtà che contiene. Così benché Miguel faccia parte degli eroi ribelli Disney, qui il nodo familiare, il «ricatto degli affetti» è più evidente, anche se trattato con ironica e comica spavalderia grazie alla bislacca compagnia dei parenti trapassati.

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