Un giorno d’eccezione, arriva il 29 febbraio!

Cosa hanno in comune papa Paolo III, il compositore Gioacchino Rossini, l’attrice Michèle Morgan, la cantante e star televisiva Dinah Shore ritratti qui sotto?

Eccovi un indizio: se fossero ancora vivi, quest’anno avrebbero tutti qualcosa da festeggiare, insieme al soprano statunitense Reri Grist, tra le prime cantanti liriche di colore ad avere ottenuto un successo internazionale; al premier spagnolo Pedro Sánchez e al calciatore Benedikt Höwedes, già campione del mondo con la nazionale tedesca nel 2014. Seppure in secoli e anni diversi, sono infatti tutti nati il 29 febbraio. Il giorno che salta (dall’inglese «leap day») tre anni su quattro e che è stato introdotto nel calendario per fare «tornare i conti» fra Terra e Sole ed evitare un’eventuale slittamento delle stagioni (vedi box a lato). Ventiquattro ore in più che, insomma, fanno la differenza. Soprattutto per chi ha visto i natali proprio in questo particolare lasso di tempo e che per la maggior parte della propria vita si ritrova a festeggiare un non compleanno come la lepre marzolina (conosciuta anche come leprotto bisestile) di Alice nel paese delle meraviglie. Magari il 28 febbraio o il 1. marzo, a seconda delle proprie preferenze, sfidando o scongiurando la superstizione popolare per la quale gli auguri anticipati portano sfortuna. Superstizione che nel 2020 si può tranquillamente ignorare: i nati il 29 febbraio questo sabato possono celebrare l’anniversario «comme il faut». Brindando all’ironia del destino di avere, ad esempio, vissuto 72 anni ma di festeggiarne di fatto solo 18.
Statistiche e probabilità
A proposito di numeri, si stima che siano poco più di 5 milioni le persone nel mondo – di cui circa 5.000 residenti in Svizzera – nate il 29 febbraio, ovvero lo 0,07% della popolazione globale. La probabilità di nascere proprio in tale giorno è 1 su 1.461 (che equivale alla somma dei giorni di un quadriennio).
Proverbi e leggende
Molteplici invece i proverbi e i detti popolari legati al 29 febbraio, primo fra tutti quello che recita «anno bisesto, anno funesto». Una superstizione che si ricollega al fatto che nell’antica Roma febbraio era il mese dei morti e delle cerimonie funebri.
Ci son poi altri detti meno conosciuti, come «anno bisestile chi piange e chi stride», «se l’anno è bisestile, riempi il sacco e il barile» o ancora «anno che bisesta non si sposa e non s’innesta».

Dalle credenze alle usanze popolari: secondo una leggenda irlandese, nel quinto secolo San Patrizio, accogliendo la richiesta di Santa Brigida, concesse alle donne la possibilità di chiedere in sposo l’uomo dei propri sogni nel giorno più raro dell’anno, il 29 febbraio. In caso di rifiuto l’uomo avrebbe però dovuto pagare pegno, regalando alla donna dodici paia di guanti (uno per mese), così da permetterle di celare la mano priva dell’anello di fidanzamento. Una tradizione assai singolare che ha ispirato anche un film, intitolato Una proposta per dire sì.
Notizie satiriche e solidarietà

Singolare è anche la scelta di un editore francese di pubblicare un giornale... bisestile, quindi ogni quattro anno. Si tratta de La Bougie du Sapeur, il cui undicesimo numero – una ventina di pagine dal tono satirico – è stato stampato nei giorni scorsi in 200.000 copie e verrà distribuito dal 29 febbraio per un mese al prezzo di 4,80 euro. Come da tradizione, una parte del ricavato delle vendite sarà devoluta a favore dell’associazione À tire d’aile, che sostiene e aiuta le persone affette da autismo. A questo proposito, quest’anno la giornata internazionale delle malattie rare cade proprio il 29 febbraio.
La soluzione a un ritardo
Il primo anno bisestile è stato il 45. a.C, quando Giulio Cesare decise di aggiungere 24 ore al calendario per impedire uno slittamento delle stagioni. Il Sole infatti non impiega 365 giorni precisi per tornare nella stessa posizione, secondo la prospettiva della Terra, ma qualcosina in più. Ovvero un lasso di tempo di 5 ore, 48 minuti e 46 secondi in più che nell’arco di quattro anni porta ad accumulare un ritardo pari a un giorno e che, di conseguenza, causerebbe a lungo andare uno spostamento delle stagioni.

Quando, nel 1582, papa Gregorio XIII introdusse il calendario gregoriano, che usiamo tuttora, stabilì che gli anni bisestili sono tutti quelli il cui numero è divisibile per 4, ad eccezione degli anni secolari che hanno 366 giorni solo se divisibili per 400. Il termine «bisestile» deriva dal latino «bisextus», ovvero «due volte sesto», secondo l’uso romano di contare due volte, negli anni bisestili, il 6. giorno antecedente le calende di marzo, cioè il 24 febbraio. Quando poi si iniziò a contare i giorni del mese partendo dal primo, il giorno «bis sexto» divenne il 29.
Anomalie storiche
Nel 1700 il re di Svezia Carlo XII decise di eliminare gli anni bisestili, ma si dimenticò di prolungare l’editto e per rimettere in pari i conti introdusse nel 1712 il 30 febbraio. Un anomalia ripetutasi anche nel 1930 e nel 1931, quando l’Unione sovietica decise che i mesi dovessero essere tutti di 31 giorni.