Un leggero girotondo con mamme e figlie

La commedia "Mother's Day" di Garry Marshall
Jennifer Aniston in "Mother's Day"
Marisa Marzelli
09.07.2016 00:22

Questa leggera e zuccherosa commedia corale costruita attorno alla Festa della mamma è il nuovo tassello di un trittico ideale dedicato ad altrettante festività molto celebrate: San Valentino (Appuntamento con l'amore, del 2010) e l'inizio dell'anno (Capodanno a New York, del 2011). Tutti con la regia di un veterano del genere comedy, l'81.enne Garry Marshall, già creatore della serie tv di culto Happy Days e di quel gioiellino cinematografico che è Pretty Woman.

Mother's Day – da noi arriva con oltre un mese di ritardo sulla ricorrenza attorno a cui si svolge il plot – ricorre spesso ai cliché, è centrato sulla classe media benestante, girato in maniera molto tradizionale e punta all'intrattenimento disimpegnato sfoderando un cast di stelle popolarissime del cinema e della tv americana. Lo spazio maggiore è riservato alla simpatia di Jennifer Aniston, che passano gli anni ma resta sempre la regina delle «ragazze della porta accanto». La attorniano, tra gli altri, Kate Hudson, Jason Sedeikis (per anni nel cast del televisivo Saturday Nights Live e tra gli interpreti dei due Come ammazzare il capo) e una Julia Roberts splendida nonna ma personaggio narrativamente sfocato e poco efficace, se non come citazione iconica di Pretty Woman. Alla sceneggiatura si sono dati da fare in quattro, però negli Stati Uniti il film non ha ottenuto buone critiche e gli incassi sono stati modesti.

L'ambientazione è ad Atlanta, in Georgia. La storia propone ritrattini famigliari che s'incrociano con un sorriso. Al centro c'è la figura materna, declinata in vari modi. La Aniston è stata mollata dal marito, risposatosi con una donna molto più giovane e che la infastidisce aspirando a fare da seconda madre ai due bambini della ex-coppia. Ci sono poi un fresco vedovo alle prese con due figlie; due sorelle che si sono costruite famiglie poco tradizionali e non osano dirlo ai genitori texani e conservatori, i quali arrivano a sorpresa in camper; una figlia che è stata data in adozione, non ha conosciuto sua madre e perciò da grande è reticente a sposarsi; infine una star delle televendite ha privilegiato la carriera alla famiglia. Non siamo distanti dalle situazioni di serie televisive tipo Modern Family, i personaggi sono in genere poco approfonditi e il racconto strappa solo qualche sorriso, però la confezione è buona.

L'aspetto sociologicamente interessante del film sta in qualcosa che non è voluto ma emerge. La famiglia diventata oggi «normale» è ben diversa da quella dei Cunninghan di Happy Days.

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