Il caso

Un matrimonio sotto le bombe

Una coppia di volontari dell’unità di difesa territoriale dell’Ucraina ha deciso di convolare a nozze sul campo di battaglia, in una tuta militare e circondata da commilitoni armati di fucile
Lesia e Valerii stanno insieme da vent’anni e hanno pure cresciuto una figlia, che oggi ne ha 18 (© Reuters)
Jona Mantovan
07.03.2022 10:00

Le bombe, le esplosioni. La polvere e il sangue. E poi... un matrimonio. Proprio là dove si combatte, nei dintorni di Kiev—capitale dell’Ucraina—assediata (e fatta a pezzi con i missili) dai russi. Lui e lei sono Lesia Ivashchenko e Valerii Filimonov. Li vedi camminare fieri, indossando le tute mimetiche. Entrambi sono volontari, membri dell’unità di difesa territoriale dell’Ucraina. In sostanza, civili che vogliono combattere. Che vogliono respingere l’invasore, quella «mano lunga» di Putin che vuole afferrare il loro Paese. Tecnicamente parlando, questo è definito un «posto di blocco». Lesia e Valerii, tenendosi a braccetto, avanzano verso l’altare improvvisato, all’aperto. In mezzo al nulla. Ai fianchi, come una «navata umana», sono allineati i loro commilitoni, pure loro in «griogioverde» e armati di fucile. Qualcuno tiene in mano delle rose bianche, insieme all’arma (guarda il video allegato a quest’articolo).

Lesia e Valerii stanno insieme da vent’anni e hanno pure cresciuto una figlia, che oggi ne ha 18. Per loro, un matrimonio ufficiale non ha mai avuto alcun significato particolare. Fino a oggi. Fino a quando, cioè, la guerra non ha bussato alla loro porta. Quel giorno si sono guardati negli occhi. E hanno riconsiderato il loro atteggiamento sul sigillo da apporre alla loro unione. E così eccoli, sotto un cielo azzurro grigiastro, in un momento di relativa calma. Invece di un abito da sposa completo e di uno smoking, indossano—appunto—uniformi militari. Si sono scambiati gli anelli davanti ai compagni di lotta e al cappellano militare.
Dall’inizio del conflitto, vale a dire dall’invasione lanciata il 24 febbraio, sono centinaia le vittime civili per mano di Mosca: quasi 400, di cui almeno una ventina di bambini, secondo quanto riportano i dati pubblicati dalle Nazioni Unite domenica, alle quali si aggiungono centinaia di feriti.

«Dobbiamo vivere il momento. Molti ne parlano, ma solo pochi vivono secondo questa filosofia. Per rimanere sani di mente, dobbiamo vivere , mantenendo una speranza di un futuro migliore. Dobbiamo prendere il più possibile dalla vita», ha detto la sposa, Lesia Ivashchenko.
«Abbiamo deciso di sposarci perché viviamo in tempi difficili e non sai mai cosa ti succederà domani. Ecco perché è meglio farlo prima che dopo», ha detto lo sposo, Valerii Filimonov.
«No, non l’avevamo pianificato—aggiunge lei—. Non sapevamo nulla della guerra, anche se la gente ne parlava. Insomma... continuavamo a sperare che non accadesse. Non ci abbiamo prestato molta attenzione. Ma ora, questo, il fatto di esserci sposati... ecco, mi aiuta psicologicamente. Sostiene il mio spirito». Valerii annuisce. «Sì, vero. In queste circostanze si riconsiderano alcune cose».
Alla cerimonia è presente anche il sindaco della capitale, Vitali Klitschko. Proprio lui, ex pugile e considerato tra i migliori pesi massimi della storia di quella disciplina: «Sapete, vorrei fare un regalo a loro. Ma il regalo più bello per ogni ucraino è quello di veder finire subito la guerra. Ogni ucraino ha un solo obiettivo: fermare la guerra, fermare le uccisioni di persone civili, di donne. È un’enorme speranza per tutti, non solo in Ucraina».

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