Berlinale 2021

Un Orso d’oro con la mascherina

La giuria ufficiale assegna il massimo riconoscimento al film del regista romeno Radu Jude
Un momento di «Bad Luck Banging or Loony Porn» di Radu Jude.
Antonio Mariotti
05.03.2021 22:52

Prima di addentrarci nei giudizi della giuria ufficiale della 71. Berlinale, resi noti oggi a mezzogiorno, vale la pena fare una premessa che potrebbe essere presa per uno slancio di patriottismo ma non lo è. Il cinema svizzero si presentava a Berlino con ben sei titoli (tra cui due coproduzioni) e torna a casa con ben tre riconoscimenti di grande importanza. Come già segnalato oggi, La Mif del regista ginevrino Fred Baillif si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria della sezione Generation 14+ dedicata al pubblico adolescente, mentre un altro lungometraggio - Das Mädchen und die Spinne dei gemelli zurighesi Roman e Silvan Zürcher - si è aggiudicato ex-aequo il premio per la miglior regia della sezione Encounters (il «secondo» concorso ufficiale) e il premio FIPRESCI della critica internazionale. Un risultato a dir poco eccezionale per una cinematografia che ha spesso mancato i grandi appuntamenti internazionali e che dimostra come i «piccoli film» elvetici possano occupare un posto di riguardo anche sulle ribalte di primo piano, a condizione che esista un’attenzione da parte dei selezionatori nei loro confronti. Sensibilità che di certo il direttore artistico della Berlinale Carlo Chatrian possiede più di altri suoi colleghi, senza dimenticare che quasi tutta la commissione di selezione che lo coadiuva ha lavorato per anni con lui a Locarno.

Un porno clip e tanta ironia

Ciò detto, soprattutto a causa dell’emergenza sanitaria tuttora imperante, Chatrian ha scelto una giuria ufficiale composta da soli registi (tutti e sei già vincitori di un Orso d’oro) e ciò ha condotto a un verdetto che di certo soddisferà maggiormente gli addetti ai lavori e i cinefili ortodossi che non il pubblico, che speriamo possa essere il protagonista assoluto della seconda tappa della Berlinale prevista a giugno. Da una parte la giuria, assegnando l’Orso d’oro a Bad Luck Banging or Loony Porn del regista di Bucarest Radu Jude ha voluto comprensibilmente premiare l’unico film che appare in sintonia con ciò che stiamo vivendo oggi, dato che è stato girato la primavera scorsa, durante la prima ondata di pandemia, e praticamente tutti gli interpreti indossano la mascherina. D’altra parte però il film di Jude è un pastiche grottesco, satirico e provocatorio, che non disdegna certo delle stoccate alla situazione presente e passata del suo Paese e inizia con tre minuti di un videoclip pornografico di dubbio gusto che, dopo la sua diffusione virale sui social media, metterà nei guai la sua protagonista: un’integerrima (fin lì almeno) insegnante. Un’opera che farà quindi arricciare il naso al pubblico più conformista, ma che vive soprattutto di una buona dose di sana autoironia.

I casi della vita giapponese

Interessante, ma su un binario totalmente diverso, anche la scelta dei giurati di assegnare il Gran Premio a Wheel of Fortune and Fantasy del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi: un film suddiviso in tre episodi incentrati sull’influenza del caso nelle relazioni sentimentali. Una pellicola dai toni poetici ma mai melensa che si riallaccia all’opera di quel grande esploratore dell’animo umano che è stato il regista francese Eric Rohmer (scomparso nel 2010). Al pari di quelli di Rohmer, quelli di Hamaguchi sono dei «racconti morali» che prendono origine nella quotidianità per offrire allo spettatore spunti di riflessione profondi sul nostro modo di relazionarci con gli altri. E non è un caso che Yamaguchi (premiato a Locarno nel 2015 per il suo monumentale Happy Hour) preveda di arricchire presto la sua collezione di «casi della vita». Meno interessanti le altre scelte compiute dai giurati, che purtroppo hanno ignorato film meritevoli, come Petite maman di Céline Sciamma o l’iraniano Ballad of a White Cow, preferendo assegnate il Premio della Giuria a un documentario sul mondo della scuola fin troppo prolisso e davvero poco originale come Herr Bachmann und seine Klasse della regista di casa Maria Speth.