Un padre e una figlia in viaggio

«In questo film c?è parte della mia adolescenza, quando in tribù seguivo con il resto della mia famiglia mio padre anche sul lavoro e quindi spesso passavamo da un hotel all?altro, il che mi divertiva molto perché la vita in albergo segue ritmi diversi e sei come in vetrina, in mezzo ad altra gente che altrimenti forse non avrei mai incontrato». Così parlò Sofia Coppola all?ultima Mostra del Cinema di Venezia a proposito di Somewhere, che le valse poi il Leone d?oro. Al di là delle reminiscenze giovanili dell?eclettica figlia del grande Francis Ford, l?ambientazione alberghiera (già sfruttata nel fortunato Lost in Translation) ha però soprattutto il pregio di risultare «neutra» rispetto alla psicologia dei personaggi, il che le permette di sviscerarne le relazioni su un fondale quasi astratto, all?interno del quale ogni elemento evocato assume un?importanza particolare. Significativa a questo proposito, la scelta di aprire il film con una lunga scena in cui la macchina da presa segue da lontano un?auto sportiva nera che compie sempre lo stesso percorso ad alta velocità nel bel mezzo di un paesaggio assolutamente spoglio. Come scopriremo subito dopo, la vettura è una Ferrari e alla sua guida c?è Johnny (un convincente Stephen Dorff), attore hollywoodiano emergente che vive da solo nel leggendario Hotel Marmont conducendo un'esistenza da ricco vitellone... finché entra in scena Cleo (Elle Fanning, sorellina meno conosciuta ma altrettanto brava di Dakota), la biondissima figlia undicenne che la madre gli affida per ritagliarsi un po? di tempo per sé.