Made in Ticino

Un «vivace» '80s sound

La recensione dell'album debutto «Meteoriti» di Valentino Vivace
Alessandro Pironaci
17.11.2022 06:00

La nostalgia di un passato mai vissuto è un’emozione che, se osservata attentamente, ci concede il comfort e la sicurezza di qualcosa di concluso e quindi imperturbabile, e allo stesso tempo fragile, poiché si basa su conoscenze indirette. Valentino Vivace, nel suo primo disco Meteoriti vive con questa sensazione, costantemente, dal primo all’ultimo brano. Sebbene questa emozione così stratificata e complessa possa oscurare o limitare lo spazio personale dell’artista all’interno della propria opera, Valentino Vivace riesce a cavalcare ogni possibile frequenza che la nostalgia ‘80s ci può donare. La dolce e pura voglia di ballare sotto i riflessi di una palla catarifrangente di una discoteca dallo scricchiolante parquet viene rappresentata alla perfezione tanto quanto l’amara consapevolezza dell’incolmabile lontananza che intercorre fra passato e presente. Fra questi due opposti troviamo la vera anima musicale dell’artista ticinese: la spezia. Quest’ultima non è gelosamente custodita dai Fremen di Dune, bensì è quella ineffabile sostanza sonora che l’artista sparge qua e là. Quella spezia può essere qualche «funkettoso» riff di chitarra; qualche citazione sonora che ci lancia indietro nel tempo di almeno 40 anni; o delle scelte compositive tendenti all’indie, che magnetizzano il sound lontano dal polo nostalgico da cui è avvolto il disco. I sintetizzatori forse sono gli artefici principali di questa spezia dal gusto Vivace. Sotto le mani di Valentino, essi diventano dei portali per uno spettro infinito di colori in grado di risvegliare istantaneamente i ricordi, le emozioni e i desideri seppelliti nel nostro inconscio. Dietro a quella copertina accecante che incarna lo spirito della italo-disco, dietro a quell’estetica caricaturale divenuta maschera, Valentin Kopp (questo il vero nome dell’artista) balla con noi allegramente e ci porta con leggerezza attraverso ritmi e melodie spensierate, per poi lasciarci soli.

Infatti, a nostro parere, il disco si divide in tre parti. La prima si conclude con L’equilibrio, da cui la vena italo-disco lascia il posto al lato più indie di questo album, e comincia così un decorso decisamente più personale e intimo. La seconda include quindi l’incantevole Lapislazzuli, raggiungendo l’apice con Acqua d’argento: un brano da sogno lucido, cantato da vecchi modelli 3D spigolosi. Bruscamente, questa solitudine viene rotta da Rimbalziamo, che apre la terza e ultima parte dell’album riportandolo alla disco anni ’80 dell’inizio. Tuttavia, dopo la profonda introspezione imposta dai brani centrali dell’album, non sarà possibile approcciarsi con la stessa leggerezza con cui le nostre orecchie si sono aperte all’inizio dell’ascolto. Insomma, Meteoriti è il primo disco di un artista consapevole del suo talento. Valentin ha preso ispirazione da ogni sua esperienza con i Bumblebees e i Chemical Fame, poi ha mischiato e raffinato il tutto con un’immagine precisa in mente. È riuscito a rendere reale l’esperienza ‘80s per chi non li ha vissuti attraverso l’iper-realtà comunicata dalla maschera chiamata Valentino Vivace, dandogli oltretutto un taglio unico e personale. Cosa possiamo volere di più? Un calendario 2023 con il photoshooting fatto per la copertina dell’album? Forse.