Una donna a capo degli Apostoli

In Maria Maddalena (sceneggiato da due donne e diretto dal regista australiano Garth Davis), la protagonista (Rooney Mara), appartenente ad una numerosa famiglia di pescatori, non si sente tagliata per fare la moglie e la madre e, contro il volere dei parenti che provano addirittura ad esorcizzarla, segue il Rabbi, di passaggio durante le sue predicazioni. Sarà lei, con la sua spiritualità, empatia, forse intuito femminile – è la prima a vedere Gesù risorto e ad avvisare gli altri – a capire meglio di tutti il messaggio cristiano.
Il film ripropone Passione e Resurrezione ma diventa anche un interessante confronto a quattro tra la donna, il Messia (un Joaquin Phoenix taciturno e iconograficamente somigliante a Garibaldi), un Pietro invidioso in quanto si sente un po' trascurato e non troppo acuto (il Chewitel Ejiofor di Dodici anni schiavo, e c'è da chiedersi perché il primo tra gli apostoli sia nero) e Giuda (Tahar Rahim, diventato famoso e premiato per Il profeta). Giuda è un personaggio intrigante, non tradisce per i trenta denari, ma perché ha equivocato sul senso da dare al Regno dei cieli: tradendo Gesù pensa di forzarlo a sfoderare i suoi poteri per salvare se stesso. Gli altri apostoli restano invece ombre sullo sfondo.
Buone le interpretazioni, ottimo il reparto tecnico, la regia alterna campi lunghi (molte riprese nel sud d'Italia, compresa Matera) e tanti primi piani ma è un po' esangue. Durante l'Ultima Cena Maria Maddalena ha il posto d'onore a destra del Redentore, ma è fiction, non teologia. Dan Brown ha immaginato molto di più.