Una ragazza albanese e un vecchio fotografo di guerra

Sono i protagonisti di "De l'autre côté de la mer" del ginevrino Pierre Maillard
Cristina Ago e Carlo Brandt.
Antonio Mariotti
09.04.2016 00:14

È lo strano viaggio a piedi verso il mare di Mira, ragazza che fugge da un contesto retrogrado per andare in cerca di un briciolo di libertà, e di Jean, vecchio fotografo di guerra che per cercare di scordare tutti gli orrori che ha incontrato sul suo cammino ha deciso di allontanarsi dai suoi simili e di avvicinarsi agli alberi. È la fuga da un universo tetro ma al tempo stesso non privo di fascino, completamente deserto ed abbandonato al saccheggio, verso un approdo ambìto e del tutto incerto, dove non si può che continuare a fuggire se non si vuole essere rimandati a casa. Questo, in sintesi, quanto accade in De l'autre côté de la mer, il nuovo lungometraggio del sessantaduenne regista e sceneggiatore ginevrino Pierre Maillard, girato quasi interamente in Albania ed interpretato dalla giovane (e sorprendentemente brava) Kristina Ago e dal romando Carlo Brandt. L'Albania è però una pura ambientazione simbolica, così come è simbolica la storia narrata, che intende far riferimento all'attualità (il dramma dei migranti nel Mediterraneo) e al tempo stesso far riflettere lo spettatore sulla ricorrenza di queste situazioni tragiche che portano migliaia di persone a spostarsi, sospinte dalla fame o dalla paura.Maillard descrive De l'autre côté de la mer come «un film d'azione poetica», una definizione del tutto condivisibile, poiché al di là del contesto di violenza famigliare in cui matura la fuga di Mira, l'atmosfera è piuttosto tranquilla, priva di colpi di scena, e la dinamica principale ruota attorno al rapporto che si sviluppa tra i due protagonisti, con Jean che racconta a sprazzi la sua vita alla ragazza. In particolare l'episodio che ha dato una svolta alla sua esistenza: lo stupro di una giovane e la sua impiccagione a un albero a cui viene dato fuoco. Logico quindi che, man mano che il loro periplo prosegue, almeno agli occhi del fotografo Mira s'identifica con questa figura drammatica, giustificando così l'azione protettiva di Jean nei suoi confronti. Uno spunto drammaturgico non trascendentale ma sufficiente per dare al film un senso compiuto. Più confusi i contorni della vicenda secondaria, con un giovane prete italiano roso dai dubbi (Michele Venitucci, già protagonista di Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi) intrallazzato con un boss locale per la gestione del traffico di clandestini tra le coste albanesi e quelle pugliesi.De l'autre côté de la mer si presenta quindi come un tentativo di denunciare direttamente il dramma che sta accadendo sotto gli occhi di tutti partendo da una realtà fondamentalmente estranea a queste dinamiche. Una scommessa non facile da vincere che rende il film a tratti affascinante e talvolta troppo lento e privo di tensione. Un'opera ben interpretata alla quale avrebbe fatto bene un lavoro più accurato a livello di sceneggiatura.

In questo articolo: