Van Gogh, un autore che va sempre a ruba

Se l’attuale pandemia ha bloccato buona parte delle attività artistiche del continente, non ha però fermato il criminale mercato dell’arte rubata. La riprova la si è avuta la scorsa settimana quando, in concomitanza con l’anniversario della sua nascita, un quadro di Vincent Van Gogh è stato trafugato dal museo Singer di Laren. Si tratta del Giardino della canonica a Nuenen in primavera che il museo (chiuso per l’emergenza sanitaria) aveva ricevuto in prestito da un’altra istituzione nederlandese il museo di Groningen.

Il beniamino dei furfanti
Un furto che ha fatto scalpore poiché non è che l’ennesima sottrazione di tele del pittore olandese che dunque si conferma il «beniamino» dei ladri nonché il più ricercato nel sempre florido mercato delle opere d’arte rubate. Il primo e più clamoroso furto di Van Gogh fu quello messo in atto nel 1988: dal museo di Otterlo, in Olanda, vennero rubate tre opere, tra le quali una prima versione de I mangiatori di patate, per il valore complessivo di circa 100 milioni di dollari. Nel 1991 fu stimato in 500 milioni di dollari il valore del colpo perpetrato al Van Gogh Museum di Amsterdam da dove sparirono ben 20 capolavori tra i quali I girasoli. Fortunatamente, le opere vennero ritrovate poche ore dopo, in un’auto abbandonata.

Nel maggio 1998 tocco alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma essere presa d’assalto da tre ladri che,dopo aver imbavagliato e catturato i custodi, trafugarono due quadri del maestro olandese (Il giardiniere e L’Arlésienne) e una tela di Cezanne. Anche in questo caso le opere furono recuperate dopo un mese : un’operazione che si dice sia stata facilitata dal fatto che il compratore dei quadri si sia tirato indietro per il troppo scalpore suscitato dalla vicenda. Nel 2002 fu poi di nuovo il Museo Van Gogh di Amsterdam ad essere svuotato, poco prima dell’apertura al pubblico, de La chiesa riformata di Neuen e della Vista della spiaggia di Scheveningen: due tele appartenenti al primo periodo olandese del pittore e dal valore talmente alto che è impossibile calcolarne la stima, nonostante si sia parlato di circa 100 milioni di dollari. Anche in questo caso le opere sono state recuperate nella casa di un boss della Camorra napoletana. Nel 2010 infine sparì dal Museo Mohamed Mahmoud Khalil del Cairo il dipinto I Papaveri il cui valore è di circa 50 milioni di euro. Una curiosità: non si trattava del primo furto dell’opera che era già stata rubata dallo stesso museo nel giugno del 1977 e ritrovata dieci anni dopo in Kuwait. Ma stavolta è andata peggio: il dipinto non è infatti mai stato recuperato.
Il Rembrandt «takeaway»

Oltre che vantare l’artista più rubato, l’Olanda vanta un altro curioso primato nel mondo dell’arte rubata: quello del quadro più volte sottratto. Si tratta del Ritratto di Jacob de Gheyn III di Rembrandt (1632): un dipinto di dimensioni ridotte esposto alla Dulwich Picture Gallery di Londra che è stato rubato ben quattro volte: nel 1966, 1973, 1981 e 1986, tanto da meritarsi lo scherzoso appellativo di «takeaway».
Il paradiso dei ladri
Se Van Gogh è, come detto, l’artista più amato dai ladri, il Paese in cui costoro agiscono maggiormente è l’Italia: «merito» di un patrimonio artistico che ha pochi eguali sul globo ma anche «colpa» di sistemi di sorveglianza spesso non particolarmente efficaci. Non è un caso, dunque, che alcuni dei furti più celebri della storia siano legati al Belpaese. Come quello perpetrato nell’ottobre 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo dove fu trafugato quello che, ad oggi è il capolavoro più ricercato al mondo, la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi,

l’unica opera realizzata da Caravaggio durante il suo soggiorno siciliano: un olio su tela di 268 x 197 centimetri, che non è mai stato più trovato. Le piste seguite sono quelle della mafia siciliana: molti pentiti hanno, negli anni, hanno dato indicazioni (poi rivelatesi false) su dove si trovava il dipinto o sul modo in cui è stato rubato. L’ultima un paio di anni fa quando un collaboratore di giustizia affermò che la tela sarebbe stata affidata ad un antiquario svizzero per essere scomposta e venduta nel mercato nero.
Quell’hotel di Locarno

Altro celebre furto, che ha avuto dei risvolti ticinesi fu quello compiuto nel febbraio 1975 ad Urbino dove tre capolavori assoluti, La Muta di Raffaello, la Flagellazione e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, presero il volo da Palazzo Ducale. Quadri che furono poi ritrovati nel marzo dell’anno seguente in un hotel di Locarno proprio quando i ladri si preparavano a distruggerle avendo realizzato che rivenderle era impossibile. Altro celebre furto è stato quello del Ritratto di Signora di Gustav Klimt, rubato nel 1997 dalla Galleria Ricci Oddi di Piacenza e ritrovato in un’intercapedine della stessa, in modo decisamente misterioso poco più di due mesi fa.
Il ratto della Gioconda

Il furto d’arte più celebre della storia non è stato tuttavia compiuto in Italia ma da un italiano, il giovane imbianchino-decoratore Vincenzo Peruggia originario di Dumenza (Varese) a pochi metri dal confine ticinese, che nel 1911 riuscì a impadronirsi della Gioconda di Leonardo sottraendola al Museo del Louvre a Parigi. Peruggia, che aveva lavorato al Louvre e sapeva bene come eludere la sorveglianza, si chiuse in uno sgabuzzino e poi ne uscì, s’appropriò del dipinto, lo nascose nel cappotto e se n’andò indisturbato. Lo staff del Museo si accorse della scomparsa della Monna Lisa la mattina seguente. Scattarono le indagini: Peruggia fu scoperto e l’opera recuperata, ma prima che tornasse al proprio posto passarono quasi quattro anni.