La recensione

Di nuovo nel Giappone dei samurai con Ghost of Yotei

Un videogame visivamente splendido e una storia di vendetta, solo su PlayStation 5
Paolo Paglianti
20.10.2025 10:00

È davvero un gran periodo per gli appassionati del Sol Levante e dei samurai che si vogliono sgozzare a vicenda: dopo Assassin’s Creed: Shadows di Ubisoft dello scorso marzo, arriva ora Ghost of Yotei, esclusiva PlayStation 5 di Sucker Punch. Ed è di nuovo tempo di katane che tagliano teste con gusto che non dispiacerebbe per niente a Tarantino e Kurosawa.

La storia, peraltro, è molto simile. Siamo nel Giappone del XVII secolo, più precisamente sull’isola di Ezo. La sfortunata Atsu ha appena visto la sua famiglia massacrata dai «sei di Yotei», un team di samurai killer senza pietà né onore. Riesce a sfuggire alla morte per un soffio, e per sedici anni non pensa altro che a prepararsi alla vendetta, diventando una guerriera senza pari e una assassina provetta. Dopodiché torna a Ezo, e i «sei di Yotei» faranno meglio a scrivere testamento.

Ghost of Yotei è il seguito di Ghost of Tsushima, altra esclusiva PlayStation uscita nel 2020. Nel primo capitolo, abbiamo impersonato Jin Sakai, samurai giapponese che praticamente da solo deve liberare un’intera isola dall’invasore mongolo. Yotei ci trasporta 300 anni nel futuro, in un Giappone ancora più folle e violento, senza ordine e senza giustizia, con una storia completamente indipendente. Questo vuol dire che chi ha giocato a Tsushima si troverà a casa, dato che le meccaniche di gioco sono replicate quasi al 100%, ma allo stesso tempo non è necessario aver giocato il primo capitolo per seguire la storia di Yotei.

Atsu dovrà esplorare l’isola di Ezo e scoprire le tracce dei sei samurai, facendo fuori i loro sgherri in duelli praticamente continui. Gli scontri sono uno dei punti focali del gioco: ben lontani dai combattimenti «soulslike», ma comunque impegnativi, si basano sulla classica danza di parate, scivolate e contrattacchi, ma aggiungono alla formula già ampiamente collaudata dal predecessore un sistema «carta-forbice-sasso». Capire quale lama usare contro ogni tipo di avversario è il segreto per facilitarsi la vita e ridurre i rischi e la durata di ogni scontro. Qua troveremo la doppia katana (la nostra preferita), lance yari, armi tipicamente giapponesi come la kusarigama. Al contrario degli open world Ubisoft come Shadows, Yotei non percorre il sentiero della progressione da gioco di ruolo – non solo, almeno. Generalmente, per arrivare a nuove armi si passa da punti nodali della trama, con missioni specifiche che fanno parte del percorso principale.

Le attività secondarie, e questa è una bella differenza rispetto a Assassin’s Creed: Shadows, assai più dispersivo, sono decisamente inferiori come numero e varietà. Tornano i disegni, le riflessioni nelle pozze naturali, i tagli di bambù, oltre a qualche divagazione e minigioco più o meno riuscito, ma la parte davvero coinvolgente del gioco, a nostro avviso, rimane la trama principale, che ricorda i film di samurai del già citato Kurosawa e i western più classici di Sergio Leone, con duelli catartici e boss pieni di odio da far fuori in modo scenografico. Completare il sentiero di vendetta di Atsu richiederà circa 25-30 ore, che possono diventare facilmente 50 se vorrete seguire anche i percorsi secondari.

Altro indiscutibile asso nella manica, la qualità visiva: siamo più che persuasi che complessivamente, Ghost of Yotei sia uno dei giochi più belli da vedere del 2025. Esplorare le province dell’isola è un piacere anche solo per poter ammirare degli scorci mozzafiato.

Ghost of Yotei è disponibile in esclusiva su PlayStation 5. Ha un PEGI età consigliata 18+ ed è completamente tradotto in italiano.

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