La recensione

Diablo IV, il diavolo si fa in quattro

Non cambia di una virgola rispetto al passato, ma è una ottima notizia – Con un supporto sul lungo periodo che ricorda Fortnite e un mondo enorme da esplorare, Diablo IV è una tentazione imbattibile per chi cerca combattimenti e esplorazioni fantasy
Paolo Paglianti
08.06.2023 06:00

C’è qualcosa di unico nella soddisfazione che si prova a falcidiare orde di scheletri, lupi mannari e mostri assortiti in Diablo. Lo sappiamo dal primo episodio, uscito nel 1997 solo su PC, e abbiamo ritrovato lo stesso spirito, la stessa magia nel nuovo Diablo IV, arrivato questa settimana anche su console Xbox e PlayStation.

Venticinque anni, quattro capitoli più spin-off mobile e remake vari e con oltre un centinaio di milioni di copie vendute finora, il gioco non è praticamente cambiato di una virgola: al punto che i veterani notano la differenza nei tempi d’attesa, rispetto ai capitoli precedenti, della capriola con cui l’eroe del gioco può rotolare fuori da una situazione spinosa e sovraffollata. Diablo è sempre quello: un gioco fantasy in cui si gira per un mondo enorme a caccia di mostri, tesori e demoni da far fuori.

Abbiamo già parlato del quarto capitolo nella prova della beta pubblica, e come allora confermiamo che Diablo IV è un gioco appassionante. Certo, è ripetitivo: non è un vero gioco di ruolo, non come Zelda The Witcher. C’è una storia, che racconta dell’ennesima invasione dagli inferi, questa volta ad opera di Lilith, la figlia del demonio del secondo capitolo. Il succo del gioco rimane l’esplorazione e soprattutto il combattimento.

La prima scelta che dovrete compiere è la classe del vostro eroe: potrete scegliere tra il Barbaro, il guerriero puro che spacca tutto con ascia e spada; il Druido, capace di trasformarsi in bestie feroci come orsi e lupi; il Tagliagole, il ladro perfetto che colpisce da lontano e dall’ombra, e che può usare balestre e archi per tenere a distanza i nemici. L’Incantatore, il classico mago che lancia fulmini e palle di fuoco ma deve evitare le attenzioni troppo ravvicinate dei mostri. E poi il Negromante, che può richiamare i morti per combattere al proprio fianco.

Abbiamo affrontato il Diablo con quest’ultima classe, dopo che nella beta avevamo giocato il Tagliagole. Ripercorrere a meno di un mese il primo Capitolo non è stato noioso, per niente. Lo stile di gioco del Negromante è molto diverso da quello del Tagliagole, e ci siamo sorpresi nello scoprire che alcuni malefici boss che nell’anteprima ci avevano fatto sudare dette camice, con il Negromante erano molto più abbordabili. Dopo venti minuti dall’inizio della partita, potevamo evocare tre scheletri dai resti dei nemici che combattevano senza sosta e paura per noi, formando una barriera alle orde nemiche che falcidiavamo da lontano con la nostra, per l’appunto, falce maledetta. Una vera soddisfazione.

Terminato il prologo, si apre il mondo di gioco che è enorme e soprattutto liberamente esplorabile in quasi ogni sua parte. Certo, in alcuni punti i nemici diventano troppo impegnativi, segno che è necessario salire di livello e trovare oggetti e armi più performanti. In generale, però, nessuno ci vieta di andare «giù di là» ed esplorare un punto a nostra scelta della mappa. A facilitare l’esplorazione libera, arriva sia la cavalcatura (cercate di ottenerla il prima possibile, è comodissima) che i numerosi teletrasporti, che vi evitano di dover ripetere viaggi anche mediamente lunghi. D’altra parte, girare per il regno maledetto e gotico di Sanctuarium è un piacere: ogni angolo nasconde sfide, piccoli e grandi sotterranei da esplorare, incontri speciali da affrontare da soli o, se preferite, con altri giocatori online. A un certo punto, eravamo partiti per una missione di salvataggio e siamo incappati per caso in un sotterraneo che in realtà era un antico monastero abbandonato. Una location unica, piena di stanze in rovina, sale per la messa e alcove. E abbiamo incontrato il mitico Macellaio, parente prossimo del primo boss del Diablo originale.

Combattimento ed esplorazione: può sembrare ripetitivo, e nella maggior parte dei videogame lo troveremmo noioso, ma in Diablo c’è una antica magia che rende questo binomio affascinante e coinvolgente. Quando poi finirete il gioco, abbattendo il cattivone DOC, in realtà – secondo i gamer veterani – si «apre» il gioco vero e proprio, fatto di sfide ancora più difficili e combattimenti senza tregua. Activision/Blizzard, il publisher del gioco, punta a un sistema e un supporto sul lungo periodo, simile a quello di Fortnite, con tanto di shop interno al gioco in cui comprare Pass stagionali e abbellimenti estetici. Se funzionerà o meno, lo scopriremo tra qualche mese. Nel frattempo, già massacrare mostri a Sanctuarium è uno spasso che vale il costo del gioco.

Diablo IV è disponibile per PC, Xbox One e Series S|X, PlayStation 4 e 5. Il gioco è completamente tradotto in italiano, peraltro in modo ineccepibile e con un doppiaggio di prim’ordine. Il rating PEGI di età consigliata è 18+.

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