La recensione

Gli enigmi sfiziosi e i mostri fastidiosi di «Alone in the Dark»

Villa Derceto e i suoi misteri vi aspettano, come sempre acquattati nell’ombra
Paolo Paglianti
01.04.2024 06:00

Anni 30, un angolo oscuro e gotico del New England, dalle stesse parti dove H. P. Lovecraft ha ambientato i suoi spaventosi racconti. L’investigatore privato Edward Carnby e l’intraprendente Emily Hartwood raggiungono Villa Derceto, in pratica un manicomio di lusso. Sono alla ricerca dello zio di Emily, sparito lasciando dietro di sé una scia di indizi da incubo che parlano di mostruosità e riti oscuri. Dovrete scegliere solo se «interpretare» Edward o Emily, e poi inizierete un viaggio nei misteri deliziosamente lovecraftiani di Alone in the Dark.

Villa Derceto è piena di misteri tutti da risolvere. Troverete un puzzle o un enigma in quasi ognuna delle dozzine di camere seminate per i suoi tre piani. Ci sono quadri da girare in un particolare ordine, lucchetti da aprire con combinazioni astruse, secchi da recuperare sul fondo di un pozzo. In particolare, troverete a un certo punto un medaglione speciale, che se utilizzato nel modo giusto vi teletrasporterà in luoghi esterni – mai niente di particolarmente luminoso – all’esterno di Villa Derceto. Qua, oltre a chiavi e puzzle troverete anche una nutrita schiera di mostracci che potrete affrontare a rivoltellate o a colpi di spranga e piccone. Visto che i proiettili non sono mai molto abbondanti e le armi da corpo a corpo si «consumano» assai velocemente, c’è sempre la strategia di evitarli, magari lanciando un oggetto per distrarli e passando di soppiatto mentre non vi vedono.

Se Alone in the Dark vi ricorda Resident Evil o Dead Space, è perché è intimamente imparentato con questi mostri sacri (è il caso di dirlo) del genere survival horror. Anzi, a dire il vero l’originale Alone in the Dark, uscito nel lontano 1992, ha proprio creato il genere dei survival, anche se poi è sparito nell’oblio, tornando a galla ogni decina di anni con dei reboot poco ispirati. Per fortuna, il nuovo Alone in the Dark è molto intrigante – magari non al livello dell’inossidabile capitolo originale, ma comunque è un ottimo modo di impegnare una decina di ore per completare il gioco nei panni di Edward o Emily, e altrettante per rigiocarlo con l’altro personaggio, scoprendo puzzle, mostri e location differenti.

Visivamente, Alone in the Dark offre degli scorci affascinanti e degli sfondi di buonissimo livello. I personaggi e i mostracci sono un po’ meno dettagliati. Esiste anche la lodevole possibilità, purtroppo pagando un extra, di giocare con le «skin» del gioco del 1992.

Parlando di puzzle ed enigmi, ci sono piaciuti moltissimo. Non sono astrusi o assurdi come capita spesso nei survival, ma impegnativi al punto giusto. Per risolverli, è necessario comportarsi come dei veri investigatori: esplorare la Villa e leggere i documenti come diari e note e estrapolare qualche indizio su come aprire un baule o trovare un frammento che ci serve per superare una caldaia impazzita. Non si ha mai la sensazione di essere abbandonati: anzi, la mappa della Villa è realizzata molto bene, e permette di capire quali stanze abbiamo visitato, quali puzzle sono ancora da completare e addirittura quali di essi possiamo risolvere immediatamente con oggetti e indizi in nostro possesso.

Al contrario, i combattimenti sono lontani dalla perfezione. Quando affrontate un solo nemico, sono semplicemente legnosi e si sferrano colpi in corpo a corpo troppo meccanici. Se i nemici sono più di uno, lo scontro diventa anche un pizzico frustrante. D’altra parte, c’è da dire che i nemici sono molto più rari che in giochi come Resident Evil, quindi si può tranquillamente «sopportare» questo limite. Alone in the Dark classe 2024 non diventerà un classico storico come il suo celebre antenato, ma è all’altezza dei survival horror più recenti e un buon acquisto per gli appassionati di giochi con enigmi.

Il gioco è disponibile su Xbox Series X|S, PS5 e PC, e ha - ci pare scontato – un PEGI età consigliata 18+. Alone in the Dark è tradotto nei sottotitoli nella nostra lingua, mentre il doppiaggio rimane in inglese.

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