L'anniversario

I primi quarant'anni di Super Mario: ma perché proprio un idraulico dal nome italiano?

Oggi un personaggio così stereotipato sarebbe probabilmente vittima del politically correct: ma fortunatamente italiani e svizzeri si possono ancora prendere in giro
© Reuters
Stefano Olivari
13.09.2025 09:00

La semplicità è vincente: in fondo la grande lezione di Super Mario è questa, insieme al fatto che i comprimari possano trasformarsi in protagonisti. Il 13 settembre 1985, esattamente quarant’anni fa, Nintendo lanciava in Giappone Super Mario Bros., il videogioco destinato a cambiare per sempre la storia dell’intrattenimento digitale e non soltanto perché è stato uno dei prodotti più venduti di tutti i tempi: 1,3 miliardi di pezzi contando tutto in maniera prudenziale. Ancora di grande attualità, Super Mario, con le rivisitazioni che non ne hanno intaccato l’essenza.

Donkey Kong

In realtà Mario nasce ufficialmente nel 1981, non come protagonista, ma come personaggio secondario in Donkey Kong, videogioco che tutti i bambini dell’epoca ricordano anche nella sua versione portatile, da mini-astuccio richiudibile. Quindi un Mario non protagonista, che nemmeno si chiamava Mario ma Jumpman… Creato da Shigeru Miyamoto, uno dei più grandi designer di videogiochi della storia, Mario era un carpentiere che affrontava il gorilla Donkey Kong per salvare la sua amata Pauline. Il clamoroso successo di Donkey Kong portò Nintendo a sviluppare un nuovo gioco, sfruttando Mario ma senza crederci troppo. Nel 1983 nasce Mario Bros., gioco arcade in cui Mario e suo fratello Luigi combattono nemici nelle fogne. Discreto successo, che induce la Nintendo a riprovarci. E la consacrazione mondiale arriva con Super Mario Bros., appunto nel 1985, il videogioco del NES (Nintendo Entertainment System) che introduce un approccio rivoluzionario. A differenza dei titoli precedenti, che si sono sviluppati in schermate statiche, questo gioco propone un’avventura fluida in scorrimento orizzontale. I giocatori attraversano il Regno dei Funghi, affrontando nemici come Goomba e Koopa, raccogliendo power-up come il Fungo e il Fiore di Fuoco, cercando di salvare la Principessa Peach, impresa che sembra sempre sfuggire all’ultimo momento. Per farla breve: la narrazione semplice, unita a un gameplay intuitivo e a una grafica iper-colorata, fece di Super Mario Bros. un fenomeno immediato e decisivo per il futuro dei videogiochi.

L'industria

Oggi può sembrare incredibile, ma a metà anni Ottanta l’industria dei videogiochi veniva data per morta. E Super Mario Bros. fu proprio il titolo che più di tutti contribuì al suo rilancio, in particolare negli Stati Uniti, dopo il crollo del mercato del 1983, il famoso Video Game Crash causato da una saturazione di giochi di bassa qualità e dalla perdita di fiducia da parte dei consumatori, portando al collasso di molte aziende, inclusa la Atari. Super Mario fece la differenza per la sua qualità e anche perché era spesso incluso con la console, quindi fu trainante per il successo del NES ma fu anche trainato dal successo stesso, al punto che Super Mario diventò quasi sinonimo di Nintendo, al di là dei 40 milioni di pezzi venduti quasi subito. Di sicuro tutta l’industria del videogioco deve molto a Super Mario, che fece ritornare mainstream un’attività che stava diventando quasi soltanto da nerd.

I difetti

Super Mario ha anche molti antipatizzanti, soprattutto fra gli appassionati di videogiochi che amano le sceneggiature moderne, la mitica narrazione. Qui l’enfasi è sul gameplay, i tempi dei programmatori che si sentivano registi frustrati doveva ancora arrivare. Mario deve salvare la Principessa Peach da Bowser, punto. Non è comunque un gioco facile, nella sua ripetitività: facile da capire però sì. Più centrate le critiche al personaggio: la dimensione emotiva di Super Mario semplicemente non esiste. Inoltre nel 2025 il politicamente corretto impedirebbe di dare a un personaggio una connotazione etnica così marcata: certo gli italiani insieme agli svizzeri sono uno dei pochi popoli che ancora si possano prendere in giro, gli altri si offendono quasi tutti. Fuori dai videogiochi, Mario fatica a mantenere rilevanza come personaggio a sé stante. Di certo Super Mario fuori dal videogioco quasi non esiste, non è mai stato e non sarà mai Topolino o L’Uomo Ragno.

Glitch

Fra le mille curiosità che riguardano Super Mario, la più famosa è proprio quella che riguarda il nome, Mario. Chiamato così in onore di Mario Segale, il proprietario del magazzino affittato da Nintendo in America. Segale non ha mai ricevuto royalty per l'uso del suo nome… Altro retroscena ormai storicizzato è quello che riguarda il suo famoso cappello, che non fu soltanto un’invenzione ma anche una necessità imposta dalla difficoltà, a metà anni Ottanta, di animare i capelli. Gli stessi baffi furono aggiunti per rimediare a questo tipo di limiti, con quella grafica pixelata che non permetteva di definire bene il volto. Quanto alla colonna sonora, composta da Koji Kondo, è una delle più famose nella storia dei videogiochi. Nel gioco poi esiste un glitch famoso chiamato Minus World, un livello infinito e non intenzionale, scoperto dai giocatori e diventato leggenda. Vi si accede manipolando il gioco nel livello 1-2, rompendo un blocco e attraversando un muro. Questo porta a un livello non finito, che è in realtà una versione corrotta del livello 2-2, con grafica anomala e un ciclo infinito.

E il cinema?

Sono stati fatti soltanto due tentativi per portare Super Mario al cinema, diciamo soltanto in proporzione ad altri personaggi di successo nati da un videogioco. Il film del 1993, un live-action con Bob Hoskins come Mario e John Leguizamo come Luigi, fu un flop commerciale ma è poi diventato di culto per la sua trama strampalata. Ben altra fortuna per quello del 2023, che ha incassato 1,36 miliardi di dollari globali, diventando il film basato su un videogioco più redditizio di sempre. La Nintendo ha quindi annunciato un sequel per il 3 aprile 2026, cercando di intercettare lo spirito del tempo che va nella direzione dei franchise, del già visto e sentito.

Super Mario oggi

La difficoltà più grande con Super Mario è quella di contare le versioni della serie principale e degli spin-off: sono oltre 200, per 430 milioni di pezzi venduti solo per la serie principale, che fanno di Super Mario il franchise di maggior successo della storia. E stiamo parlando di un videogioco esclusivo del mondo Nintendo, al di là retrocompatibilità, remaster e servizi online. Non ci sono comunque versioni ufficiali versioni su PC, PlayStation o Xbox, per una precisa policy Nintendo. Riducendo il discorso alla serie principale, se Super Mario Bros. del 1985 per il NES è stato il primo, Super Mario Bros. Wonder del 2023 per la Switch è stato il tredicesimo. Poi i Mario Kart, i Mario Party, i Paper Mario, che portano il totale a 1,3 miliardi di Super Mario venduti. Tutto molto semplice, come il protagonista. Che da 40 anni offre divertimento ma non chiede una dedizione assoluta, da maniaci. Un videogioco rimasto un gioco, che meraviglia.