La recensione

L’avventura «Belle Époque» di Clair Obscure: Expedition 33

Un gioco di ruolo giapponese fino al midollo, ma «made in France»
Paolo Paglianti
24.05.2025 13:33

Sappiamo già che è un successo. Nella prima settimana dall’uscita, Clair Obscure: Expedition 33 ha venduto oltre due milioni di copie, a cui dobbiamo aggiungere tutti i giocatori che lo stanno divorando su PC e Xbox senza nemmeno acquistarlo, grazie a Game Pass, l’abbonamento «all you can play» di Microsoft. Come ha fatto un developer relativamente piccolo di Montpellier a ottenere un simile risultato, peraltro giocando «fuori casa»?

Andiamo con ordine. Clair Obscure: Expedition 33 parte già benissimo con un’ambientazione incredibilmente affascinante. Siamo nella Francia di fine Ottocento, quella della Belle Époque e della costruzione della Torre Eiffel. Non è però la Francia che conosciamo, bensì una versione molto più cupa e sfortunata, segnata da un cataclisma che ha distrutto quasi tutto il mondo. I pochi sopravvissuti resistono con le unghie e con i denti a Lumière, un frammento di umanità in un oceano di oscurità. Devono però fare i conti con la misteriosa «Pittrice», un’entità orribile che, per ragioni ignote, ogni anno dipinge un numero a due cifre su un obelisco ben visibile in città. Chiunque abbia l’età corrispondente a quel numero, quell’anno sparisce nel nulla, come dopo lo schiocco di dita di Thanos nei film Marvel.

Gli abitanti di Lumière non si arrendono. Ogni anno organizzano una disperata spedizione verso la Pittrice, arruolando coloro che non hanno nulla da perdere — quelli che, in ogni caso, verrebbero «cancellati» di lì a poco. Negli ultimi settant’anni di convivenza con questa situazione delirante, però, nessuno è mai tornato per raccontare cosa ci sia «di là», verso la Pittrice. Il sospetto, ovviamente, è che siano tutti morti, o pure peggio.

Quest’anno, l’anno del «33», tocca al nostro protagonista: il tormentato Gustave. Dopo un prologo in cui scopriamo alcuni dettagli del mondo di Clair Obscure, parte la missione vera e propria. Come da copione, le cose vanno subito male: il gruppo di avventurieri di Lumière viene decimato, e Gustave sembra l’unico sopravvissuto — anche se, piccolo spoiler, troverà lungo il suo percorso altri superstiti che si uniranno al suo team.

Abbiamo definito Clair Obscure un gioco di ruolo «alla giapponese» perché ne riprende alcune regole d’oro, tipiche di titoli come Final Fantasy. In Clair Obscure esploreremo il mondo misterioso e intrigante una regione alla volta, avventurandoci in luoghi pieni di sorprese.

L’elemento più caratteristico è il sistema di combattimento, molto presente e profondamente strategico: si tratta di scontri a turni, simili a una partita a scacchi, dove agisce un personaggio per volta. Si può scegliere tra un attacco con spada o fioretto, un’abilità speciale (che consuma punti e quindi va usata al momento giusto), oppure un incantesimo. Il sistema è complesso e originale: alcuni personaggi possono collaborare per potenziare i danni, si possono sfruttare le debolezze dei nemici, o persino estrarre il revolver e attaccare da distanza. Ma la vera chiave è il tempismo difensivo: parate e schivate eseguite nel momento giusto non solo evitano i danni, ma consentono contrattacchi spesso devastanti. Serve quindi un po’ di tattica, ma soprattutto prontezza di riflessi con il joypad per parare e evitare i colpi nemici.

Chi trovasse il gioco troppo impegnativo può comunque abbassare la difficoltà: in modalità «Storia» tutto diventa più accessibile. I combattimenti richiedono comunque un minimo di attenzione, ma è una strada percorribile anche da chi non è un veterano dei videogiochi o un ninja del joypad. In questo modo, praticamente chiunque può godersi le circa 35 ore della campagna principale, a cui se ne possono aggiungere facilmente altre 15 esplorando ogni percorso e area secondaria.

Detto questo, non è un titolo per tutti: chi non ama i combattimenti a turni o non ha voglia di ripetere più volte le sfide più dure per trovare la strategia vincente, farebbe meglio a guardare altrove. E anche chi è allergico alle storie drammatiche non si troverà a casa. 

All’inizio ci chiedevamo come fosse possibile che Sandfall, il piccolo studio di Montpellier, fosse riuscito a creare un JRPG di tale successo. Bastano però cinque ore di gioco — giusto il tempo per appena scalfire l’inusuale ambientazione e scoprire i tormenti dei protagonisti — per intuire l’amore e la cura che il team ha riversato nel progetto. È evidente che gli sviluppatori conoscono e adorano questo genere, e da questo punto di vista possiamo dichiarare serenamente che Clair Obscure: Expedition 33 è più vicino a Final Fantasy VII che a molti degli ultimi capitoli della saga giapponese.

Clair Obscure: Expedition 33 è disponibile su PS5, PC e Xbox Series X|S. Su queste ultime due piattaforme è incluso anche nel Game Pass, l’abbonamento mensile di Microsoft. Il gioco è tradotto in italiano (solo nei testi — e forse è un bene, visto che il doppiaggio inglese include attori del calibro di Charlie Cox e Andy Serkis) ed è classificato PEGI 18+.

In questo articolo: