La recensione

Le corse senza regole di Need for Speed Unbound

Trama radente il suolo, collegamento con il mondo reale prossimo allo zero, ma se cercate sorpassi adrenalinici, sportellate fulminanti e derapate a ogni semaforo, siete nel posto giusto
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Paolo Paglianti
10.12.2022 14:00

Il franchise di Need for Speed sta ai videogiochi come quello di Fast & Furious sta al cinema. Trama radente il suolo, collegamento con il mondo reale prossimo allo zero, ma se cercate sorpassi adrenalinici, sportellate fulminanti e derapate a ogni semaforo, siete nel posto giusto.

Il mix di guida spericolata e assenza di regole (pure quelle della fisica) funziona: Need for Speed è una saga tra le più rigogliose e «antiche» nei videogiochi – l’episodio originale risale all’antidiluviano 1994, uscito prima che arrivasse la PlayStation. Secondo noi, il segreto del successo di Need for Speed è nella varietà, visto che ha saputo rinnovarsi negli anni. Ogni episodio di Need for Speed cambia ambientazione e persino prospettiva: ricordiamo con particolare affetto Need for Speed Shift 2, che ha spinto sull’acceleratore delle gare alla Gran Turismo, oppure Hot Pursuit che proponeva sfide dirette tra racer illegali e polizia, o ancora la sorpresa di Rivals che ci ha fatto persino scegliere se correre come agente di polizia.

Unbound è l’episodio più recente del franchise: siamo a Lakeshore City, una città virtuale che ricorda molto Chicago, e la trama ci racconta di una torbida storia «underground» di tradimenti, scommesse e corse illegali. Dovremo riguadagnare garage, auto e amori a colpi di gare illegali e inseguimenti con la polizia. Si inizia alla grande scegliendo tra tre auto disponibili, tra cui una Lamborghini: siamo caduti in disgrazia, ma nessuno ci può togliere stile e auto milionaria.  

La prima particolarità di Unbound è che ogni nostra giornata è divisa nella parte diurna e notturna: le gare avvolte dalle tenebre sono più redditizie, ma ogni corsa comporta un rischio perché se non ci classifichiamo sul podio, perderemo dei soldi. Oltretutto, come in ogni gioco di guida, potremo ripetere l’evento se non riusciamo a piazzarci, ma abbiamo solo pochi tentativi che si rinnovano ogni ventiquattr’ore. Un escamotage interessante, che ci ha spinto ad accettare un risultato solo discreto, come la quarta o quinta posizione in una gara, in modo da lasciare qualche tentativo per le gare successive.

Parlando di gare, sono di quelle che piacerebbero a Dominic Toretto: niente regole, un sacco di sportellate, nitro a manetta sui rettilinei e derapate continue in ogni curva. La fisica in queste gare non esiste: se finite contro un muro a 250 km/h, semplicemente rimbalzate. I veicoli mostrano dei danni, ma sono solo effetti cosmetici: non potrete metter fuori gioco un veicolo con un incidente, il massimo che può capitarvi è che veniate «teletrasportati» al centro della pista e perdere qualche manciata di secondi. Le gare sono veloci, adrenaliniche e emozionanti: sfrecciare in piena accelerazione per un circuito cittadino, derapare lungo una strada di campagna sul bordo di un fiumiciattolo, farsi strada tra gli avversari a suon di sportellate. Non essendoci nessun tipo di «riavvolgimento», quel sistema molto diffuso tra i giochi di racing di questi ultimi anni che permette di tornare indietro nel tempo in caso di errori nella guida, le gare di Unbound sono sempre sul filo del rasoio, e basta una piccola distrazione nelle ultime curve per perdere il podio – la tensione ludica è assicurata.

Visivamente, il gioco è assai portentoso: la grafica è quasi foto realistica, con auto scintillanti pieni di riflessi e giochi di luce gestiti perfettamente. Stona un po’, opinione personale, vedere un gioco che sembra quasi un film e poi rimbalzare contro gli ostacoli massicci oppure finire contro un muro e cavarsela con qualche graffio. La caratterizzazione speciale di Unbound è che sovrappone alla grafica realistica effetti da cartone animato in stile graffitaro: quando la vostra auto compie un salto da trampolino o una derapata particolarmente ben riuscita, il gioco sottolinea l’impresa con delle ali disegnate ai lati della vettura o del fumo cartoon che esce da sotto le gomme. Un effetto molto piacevole e che dà un tocco «street art» originale e unico al gioco.  

Lakeshore City e la sua contea possono essere esplorate liberamente e sono un’ambientazione eccellente per le gare clandestine diurine e notturne, alternando gare cittadine tra grattacieli e semafori a racing off road su sterrato e tra boschi; purtroppo, oltre alle due – tre gare disponibili in ogni giornata/nottata, c’è poco altro da fare, visto che le attività secondarie sono ridotte all’osso. C’è sempre la polizia, che vigila per le strade della città e si lancia al nostro inseguimento, ma gli agenti di Unbound non sono particolarmente astuti e abili al volante, e seminarli è quasi una formalità.

Patti chiari, nessuna delusione. L’importante è capire che Need for Speed Unbound è agli antipodi del realismo e della simulazione: è un gioco totalmente diverso non solo da simulatori come Assetto Corsa, ma anche dai giochi di racing «realistici» come Forza e Motorsport. Qua ci si diverte, si corre senza preoccuparci di finire il carburante o consumare gli pneumatici, si prendono a sportellate allegramente gli avversari e nessuno si offende, e si rischia al massimo qualche graffio sulla carrozzeria anche con gli incidenti più spettacolari. Non è un simulatore, non vuole esserlo, e nel non esserlo è un gioco molto spassoso, anche se un filo ripetitivo. 

Need for Speed: Unbound è tradotto interamente in italiano – le voci meritano un plauso speciale. È disponibile per Xbox Series X|S, PlayStation 5 e PC, e ha un PEGI+ età consigliata 12+.