Le furiose sparatorie di RoboCop: Rogue City

Nel 1987, Paul Verhoeven immaginava una Detroit al collasso in cui comandavano i delinquenti e i poliziotti rischiavano la pelle non appena uscivano dal loro Distretto. La soluzione al problema, ci raccontava il regista diventato poi celebre per filmoni come Atto di Forza, Basic Instinct e Fanteria dello Spazio, era un agente mezzo uomo, mezzo macchina, tutto corazzato – a eccezione del mento: RoboCop.
Sono passati oltre 35 anni, e RoboCop ritorna sotto forma di videogioco: lo seguiremo vivi o morti, o è meglio lasciarlo andare?
Chiaramoci subito - RoboCop: Rogue City è uno sparatutto dallo stile arrogante e ignorante. Qua non bisogna pensare troppo, andar di fino, colpire chirurgicamente. Qua si spara per primi per sparare due volte, si apre il fuoco verso qualsiasi cosa si muova e poi si chiede se va tutto bene. I nemici sono ovunque e spuntano da ogni angolo, armati di fucili d’assalto, granate, ottiche di precisione e tanto ottimismo. Per fortuna, abbiamo la fedele Auto 9, la pistola iconica del film che fa piazza pulita dei nemici: la conta dei delinquenti finiti sottoterra alla fine della campagna single player arriva tranquillamente a quattro cifre.
Diretto e brutale, e persino un tantino “gore” nei momenti più concitati in cui aprite il fuoco su gruppi di nemici e vedrete teste esplodere e braccia volare da tutte le parti. Però non stupido: in RoboCop tra una sparatoria e l’altra dovrete anche seguire delle piste, interrogare vittime e testimoni, prendere decisioni su come gestire la piccola criminalità che avranno ripercussioni sul resto della partita. Per esempio, acchiappato un graffitaro impenitente, potrete scegliere se lasciarlo andare con una ramanzina o infliggergli una salatissima multa. Nel primo caso, la malavita saprà che siete comprensivo e benevole e magari vi aiuterà in futuro. Nel secondo, la città sarà più sicura ma i furfantelli non vi aiuteranno facilmente.
È anche un gioco dove l’esplorazione viene premiate: le mappe di gioco sono ampie e piene di location che potrete superare con uno sguardo di superiorità, oppure visitare per trovare oggetti bonus, casseforti e prove del crimine. Se non siete di fretta, è consigliabile esplorare a fondo i livelli: prima di tutto, è divertente. Poi, vi consente di guadagnare più esperienza e migliorare le vostre abilità, aggiungendo quindi uno scudo che vi protegge per qualche secondo nei momenti più densi di piombo fuso ed esplosioni, oppure un’arma più potente, o la capacità di violare le torrette automatiche nemiche. La nostra preferita è l’abilità di infilare una mano nelle centraline elettriche e recuperare energia vitale.
Certo, non sarete veloci: RoboCop è un carrarmato corazzato che cammina, e si muove sempre con la velocità e la grazia di un elefante. Non è un gioco dove schizzare e saltare da tutte le parti, ma dove schiacciare i nemici colpendoli dove fa male e procedere inarrestabili.
RoboCop è un videogame solo single player, con una campagna che dura dalle 12 alle 18 ore a seconda di quanto a fondo esplorerete le aeree di gioco. Visivamente offre scorci quasi fotorealistici (specie nelle aeree all’aperto) alternati a momento da grafica quasi retro-gaming, come i volti dei protagonisti. Ci sono difetti e sbavature anche rilevanti – ci è capitato di sparare a dei nemici e vedere i colpi piantarsi nel nulla, o trovare avversari che si bloccavano nel vuoto – e ha un sapore “vecchio stile”, di quando negli sparatutto non si recuperava l’energia automaticamente ma bisognava trovare i medikit o sopravvivere con il 7% della vita. Forse proprio per questo, ci siamo diverti un mondo a liberare Detroit dai suoi delinquenti.
RoboCop: Rogue City è disponibile per Xbox Series X|S, PlayStation 5 e PC. Ha un PEGI età consigliata 18+ ampiamente giustificato dalle violenti sparatorie, ed ha i sottotitoli tradotti nella nostra lingua.