La recensione

L’utopia imperfetta di Atomic Heart

L’odissea retro-futurista tra androidi sovietici impazziti e piante assassine
Paolo Paglianti
25.02.2023 18:45

Come diceva Bertolt Brecht, «il comunismo è una cosa facile che è difficile realizzare». A quanto pare, nel passato alternativo di Atomic Heart, ci sono riusciti: appena lanciato il videogioco, apriamo gli occhi in un paradiso marxista in cui l'URSS del 1955 non solo ha vinto la Seconda Guerra Mondiale da sola, ma ha creato la fusione dell'idrogeno e ora guida il mondo. La Struttura 3826, una cittadella supersegreta nascosta da qualche parte in Russia, è il cuore del progresso tecnologico e degli studi degli scienziati comunisti: un paradiso luminoso, tra enormi statue con falce e martello, sfilate di bandiere rosse e un esercito di servizievoli androidi che aiutano l'uomo in ogni suo compito.

Il nostro alter ego, il Maggiore Sergey (agente P3, per gli amici) viene convocato dal Dr. Sechenov, uno dei geni che hanno creato questa utopia sovietica. Appena arrivato, però, va tutto storto. I robot si ribellano e iniziano a massacrare gli esseri umani senza pietà, stile Westworld ma più violento. Indovinate un po' chi dovrà capire che è successo e risolvere la situazione?

Che genere di gioco è

Il DNA di Atomic Heart è quello dello sparatutto: nelle venti-trenta ore di gioco che vi aspettano, per la maggior parte del tempo esplorerete le affascinanti e ora in rovina strutture della Cittadella 3826, in cui i robot e gli altri esperimenti degli scienziati sovietici sono andati fuori di testa e cercheranno di farvi fuori con ogni mezzo. Per rimanere vivi e interi, dovrete imparare a difendervi e precederli, distruggendo la miriade di androidi e robot pieni di lame rotanti. Qua però non siamo in Call of Duty, dove a ogni angolo trovate fucili automatici e granate: in Atomic Heart dovete costruirvi le armi di fortuna, trovando i progetti e migliorandole con gli elementi di scarto che trovate un po' ovunque in giro. 

La vostra prima arma, per esempio, sarà un'ascia modificata; la seconda, un fucile a pompa arricchito da canna speciale e caricatore extra. Se le armi saranno un po' raffazzonate, il nostro Agente P3 potrà anche modificare sé stesso, acquisendo nuove abilità come uno scudo per proteggersi dai nemici, una specie di getto che congela tutto, aumentare la velocità di scatto, e via dicendo. 

Ogni vantaggio sarà fondamentale perché vi ritroverete a esplorare ogni angolo della cittadina scientifica, non solo nelle strutture in rovina ma anche girando per la Cittadella. Se nelle strutture dovrete seguire una serie di missioni lineari per arrivare all'obiettivo finale, all'aperto l'esplorazione è più libera e include andare a vedere «quella casa là» per trovare risorse o dei piccoli livelli secondari che regalano grandi soddisfazioni e soprattutto nuovi progetti per le armi. E poi, esplorare il mondo retrò e al tempo stesso futuristico di Atomic Heart è uno spasso, e non solo per il suo particolare stile visivo.

Atomic Heart è uno sparatutto «evoluto» che si adatta al vostro stile di gioco, e dove sparare a tutto quello che si muove è solo metà del divertimento. Ci sono parecchi puzzle sfiziosi da risolvere - dalle porte chiuse a chiave a un punto in cui abbiamo dovuto guidare un vagone dall'alto lungo una serie di binari e scambi rotanti. Atomic Heart però sconta anche diversi difetti dovuti magari all’inesperienza del team: per esempio, le poche sezioni «platform» sono una vera sofferenza, mentre la parte stealth, colpire i nemici alle spalle e muoversi nell'ombra, funziona piuttosto male. Addirittura, il gioco a volte si «dimentica» di dirvi certe cose: un esempio per tutti, ci siamo accorti dopo un'oretta abbondante di gioco che quando acquistavamo munizioni extra nei dispenser appositi, il gioco posizionava le cartucce addizionali in un deposito perché il nostro inventario era pieno. Abbiamo pensato a un bug, poi ci siamo accorti che era una feature e che avevamo munizioni in abbondanza.

Queste situazioni sono abbastanza comuni, in Atomic Heart: non è un gioco che vi prende per mano e vi spiega tutto. Dovrete armarvi di un po' di pazienza e andare per tentativi, perché in molti casi il gioco lascia tanto alla vostra iniziativa. Che poi non è nemmeno un male, ma è una esperienza diversa e opposta, per certi versi, ai giochi più recenti. Un momento godrete per aver risolto un enigma particolarmente stuzzicante e quello dopo maledirete il gioco perché non capirete cosa dovrete fare o per una situazione sbilanciata con troppi nemici che arrivano da tutte le parti. Atomic Heart è al tempo stesso piacevole e imperfetto, stimolante e nevrotico, coinvolgente e ostico. Abbiamo amato i suoi puzzle, maledetto le sezioni platform, ci siamo divertiti in quasi tutti i combattimenti (anche a costo di abbassare il livello di difficoltà) e imprecato per capire come entrare in una certa struttura, ci siamo goduti i dialoghi particolarmente sboccati del protagonista con il suo guanto «intelligente» e quasi disinstallato il gioco quando non avevamo capito come salire su quel punto là e poi la soluzione era letteralmente dietro l’angolo. Un gioco scomodamente intrigante.

Atomic Heart è disponibile per PC, PlayStation 4 e 5 e Xbox Series X|S: su PC e Xbox è incluso dal day one in Game Pass, l'abbonamento «All you can play» di Microsoft, quindi se lo avete già sottoscritto non vi costerà un cent extra provarlo. Il gioco è totalmente localizzato in italiano e ha un PEGI età consigliata 18+. 

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