Mafia: Terra Madre, il videogame che ci porta nella Sicilia di inizio Novecento

Il franchise di Mafia sta ai videogiochi come quello del Padrino sta al cinema. Il primo episodio, classe 2002, raccontava la «carriera» di Tommy Angelo da conducente di taxi di Lost Heaven (una Chicago di fantasia degli anni ’30) a «picciotto» di fiducia della famiglia mafiosa dei Salieri. Un enorme successo di pubblico, al punto che dopo il primo Mafia, sono arrivati altri due episodi ambientati nel dopoguerra e poi alla fine degli anni ’60. Con Mafia: Terra Madre, torniamo indietro nel tempo e scopriamo la «genesi» delle famiglie mafiose, prima che lasciassero la Sicilia di inizio secolo.
Il protagonista di Terra Madre è lo sfortunato Enzo, venduto dal padre come «schiavo» per lavorare nelle miniere di zolfo sotto il controllo della malavita. Enzo progetta di lasciare la Sicilia per raggiungere quell’America che sembra promettere ricchezze e libertà per tutti, ma qualcosa va storto e deve fuggire a gambe levate dai suoi aguzzini. Viene accolto dalla famiglia dei Torrisi, che decide di impiegarlo come picciotto nei suoi ranghi. Prima con «lavori» di poco conto, ma poi, visto che Enzo si dimostra affidabile e fedele, con missioni sempre più fondamentali e pericolose.
Ci fermiamo qua nel raccontare la storia di Mafia: Terra Madre, e non solo per evitare pericolosi spoiler. La trama del gioco è abbastanza prevedibile – cosa potrà mai succedere, considerando che Enzo si innamora dell’unica figlia del capofamiglia Torrisi e che il suo compagno di avventure è una testa calda dalla pistola facile? – ma soprattutto la storia è al centro del gioco. Mentre in molti titoli simili, come per esempio il capolavoro del genere GTA, troviamo centinaia di sotto-trame che scorrono parallele agli eventi della storia principale, in Mafia: Terra Madre praticamente c’è solo quella. Non che sia un male, sia chiaro. Chi vi scrive preferisce un gioco che si concentri su una dozzina di ore ben confezionate e coordinate, piuttosto che un titolo che allunghi il brodo con compiti secondari mal assorti e peggio integrati.

In Terra Madre, per esempio, ci saranno due gare di velocità che dovremo vincere, e non decine di eventi di corsa che avrebbero stonato nel quadro generale della narrazione dai toni drammatici. «Ammazziamo un capomafia rivale e poi giù al paese a fare venti corse a cavallo». Oppure, sebbene sia possibile in alcune missioni guidare uno dei primi trabiccoli a motore, il viaggio è talmente secondario che è possibile saltarlo a piè pari, senza nessun genere di malus, proprio perché è considerato come un semplice intermezzo. La mappa del sud della Sicilia è «aperta», visto che nessuno vi vieta di gironzolare mentre andate verso l’obiettivo indicato, ma piuttosto vuota – non ci sono moltissimi collezionabili o location secondarie, a parte un «negozio» per acquistare armi (che comunque si trovano altrove più comodamente).
Di fatto, ogni missione è un «capitolo» del gioco, che vedrà il protagonista Enzo salire tra i ranghi e nella reputazione della famiglia, e che gli affiderà compiti sempre più ambiziosi. Generalmente, la missione tipo di Mafia: Terra Madre prevede una parte iniziale di esplorazione, poi una sezione stealth in cui è fondamentale non farsi «beccare» dalle guardie, e infine una sparatoria con dozzine di morti ammazzati. La conclusione è quasi sempre un duello con coltello, in cui affronteremo quello che potrebbe essere definito il «boss finale» guardandolo negli occhi e senza armi da fuoco.
Le parti stealth sono le più impegnative: i nemici, siano essi guardie o picciotti rivali, non sono particolarmente svegli, ma godono di un sistema di allerta comune. Se vi vede una guardia, tutte le altre lo sapranno immediatamente e convergeranno su di voi, arrivando inesorabilmente al game over. D’altra parte, è assai semplice distrarle lanciando bottiglie e monetine, quindi si tratta solo di muoversi con circospezione e lentamente, ed esaminando il livello con il «potere» speciale di Enzo che gli fa avvertire la presenza di malintenzionati in pattuglia.
Farli fuori prendendoli singolarmente alla schiena è semplicissimo, anche se il coltello di Enzo sembra perdere il filo della lama molto velocemente. Dopo un paio di «ammazzatine» - come direbbe Montalbano – stealth, o trovate una pietra per affilare la lama, oppure dovrete stendere i successivi con prese alla gola, più rumorose e lente. Un metodo un po’ grossolano per spingere il giocatore a cavarsela senza fare una strage di guardie, cercando invece di evitarle.
Le fasi di sparatoria sono più che accettabili – avrete a disposizione normalmente una pistola e un fucile, e potrete scegliere tra revolver, lupare e fucili da cecchino. Naturalmente potrete nascondervi dietro agli ostacoli, così come faranno gli avversari, e potrete sloggiarli anche lanciando granate. Per inciso, vi consigliamo di disattivare il sistema di auto-mira, che fa più danni che altro.
Le sequenze finali di «azzuffatine» a base di rasoi e serramanici sono piuttosto lineari: dovrete parare o evitare i colpi degli avversari e poi reagire con affondi mentre sono privi di copertura. Mafia: Terra Madre non è un gioco particolarmente «difficile»: le uniche fasi dove prevediamo che dovrete ripetere diverse volte una sezione sono quelle stealth, e solo perché i punti di salvataggio sono stati distribuiti con una parsimonia esagerata. Qualche giocatore un po’ allergico ai momenti stealth potrebbe trovare quindi il gioco irritante, anche se non si tratta di situazioni particolarmente punitive. Altro difetto, il gioco tende a dimostrarsi un po’ ripetitivo: sebbene la narrazione vi porti in aree sempre stimolanti da esplorare – abbiamo combattuto tra le rovine di templi greci e romani, oppure ci siamo infiltrati nella stazione di polizia locale nottetempo – il gioco non ha momenti particolarmente originali o «plot twist» sconvolgenti.

Terra Madre fa molto bene quello che promette: un gioco single player con una storia ricca (anche se – appunto – piena di cliché) e una forte componente narrativa, e con una serie di missioni single player che vi impegneranno per circa 10 ore. Esattamente come nei più celebri film di mafia, anche in Terra Madre le «missioni» prevedono riscossione del pizzo, minacce e vendette contro chi si oppone alla famiglia, evasioni e omicidi – non solo di altri mafiosi, ma anche di guardie. Lo segnaliamo perché sono tematiche che potrebbero risultare indigeste ad alcuni giocatori, che dovrebbero quindi evitare il gioco. Nulla di diverso da un classico GTA, sia chiaro.
Peccato poi non poter girare liberamente per la sua Sicilia digitale nemmeno dopo il completamento del gioco: ci sarebbe piaciuto sia per raccogliere qualche oggettino lasciato indietro, sia per ammirare alcuni scorci davvero piacevoli.
Mafia: Terra Madre è disponibile per PC, PS5 e Xbox Series X|S. Come prevedibile, visti i temi, ha un PEGI 18+. Il gioco ha i sottotitoli in italiano, ma merita un plauso speciale per il doppiaggio completo in siciliano, realizzato in maniera davvero eccellente – il nostro consiglio è di giocarlo così!