La recensione

Virtuosismi e vibrazioni positive ad Ascona con i Take 6

Il famoso gruppo vocale americano si è esibito lunedì sera al Teatro del Gatto
Da sinistra Alvin Chea, Khristian Dentley, Dave Thomas, Claude McKnight, Mark Kibble e Joel Kibble.
Dimitri Loringett
23.11.2022 06:00

«Quando decidiamo di interpretare un brano, lo stravolgiamo!». Ed è proprio ciò che lunedì sera il pubblico accorso particolarmente numeroso al Teatro del Gatto di Ascona ha potuto sentire durante lo spettacolare concerto dei Take 6, il pluripremiato gruppo vocale statunitense fondato da Claude McKnight e Mark Kibble. Dopo l’esclamazione fatta da quest’ultimo, infatti, il sestetto originario dell’Alabama ha offerto una divertentissima versione della Danza della Fata Confetto (da Lo schiaccianoci di Ciaikovskij, «perché ci stiamo avvicinando al Natale», ha detto Kibble), arrangiata in stile jazz con tanto di «assolo di tromba» prodotto dalla voce di Joel Kibble. Roba da restare a bocca aperta.

Organizzato dal Jazz Cat Club in collaborazione con Rete Due per la rassegna «Tra jazz e nuove musiche», il concerto – rigorosamente sold out – è stato un ininterrotto susseguirsi, per un’ora e mezzo senza pausa, di simili prodezze. Come in Sailing, famosa hit del 1980 di Christopher Cross, ma anche in Windmills of Your Mind classico franco-americano interpretato tra gli altri da Sting (e incluso nella colonna sonora di Gioco a due, film del ‘99 con Pierce Brosnan). Senza dimenticare la loro ormai classica interpretazione di Got to Get You Into My Life dei Beatles, ma nella versione forse più famosa degli Earth, Wind & Fire, con gli incredibili vocalizzi che riproducono fedelmente la leggendaria sezione fiati degli EWF.

Già vincitori di dieci Grammy Award, di cui ben tre ricevuti nel 1988, proprio all’inizio della loro carriera (un Grammy era stato vinto per Spread Love, brano che era in scaletta anche lunedì sera e che ha visto partecipe il pubblico), i Take 6 cantano senza strumentazione (o quasi) - una caratteristica tipica delle formazioni a cappella, certo, ma nel caso loro questa assenza non si avverte. Anzi: il baritono Alvin Chea ha di fatto «suonato» il basso, mentre il collega Joel Kibble si è dimostrato essere un ottimo «human beatbox», al punto tale di non accorgersi più della differenza con la (sottile) base di batteria elettronica che ha accompagnato un paio di brani (come il citato Sailing).

Nel repertorio presentato ad Ascona non sono mancati alcuni momenti «impegnati», come Homeless, brano ispirato alla figura di Nelson Mandela (che Joel Kibble racconta di aver incontrato anni addietro al termine di una estenuante sessione di foto promozionali, senza però rendersi conto di chi fosse!), oppure Change The World, tratto dal loro ultimo lavoro del 2018 Iconic), che convoglia un messaggio di speranza e di positività.

Ebbene, la serata era invasa proprio dalla «buone vibrazioni», dalla positività e dalla gioia, una caratteristica del gospel che i Take 6 hanno nel DNA e che hanno diffuso senza limitazioni a un pubblico che non avuto alcun timore di battere le mani a ritmo e cantare assieme all’ensemble lungo tutto il concerto, tranne che nell’encore, ammutoliti davanti ai sei che, appoggiando a terra i microfoni e togliendosi gli auricolari, hanno intonare un brano «al naturale», senza filtri, inneggiando ripetutamente «Halleluja». Amen.