Wolverine tra ninja e samurai

Artigli e muscoli, pessimo carattere e un passato da esorcizzare. Torna Wolverine, il supereroe della Marvel di nuovo senza gli X-Men in un secondo film tutto per se. A interpretarlo è sempre Hugh Jackman, che in questo eroe dei fumetti ha trovato uno dei suoi personaggi più riusciti. Dietro la macchina da presa invece c?è James Mangold (Identity, Walk The Line). Stavolta l?azione si svolge in Giappone, dove Wolverine viene portato per rivedere un vecchio amico, l?uomo a cui durante il bombardamento di Nagasaky nella Seconda Guerra Mondiale, aveva salvato la vita. Wolverine è un mutante e oltre ai suoi caratteristici artigli ha anche dalla sua il fatto di non morire e non invecchiare. Il vecchio morente, invece, è a capo di un colosso tecnologico. Offre a Wolverine, assediato dagli incubi e dai sensi di colpa per aver ucciso - in uno dei precedenti capitoli della sua storia - la donna che amava, l?opportunità di morire, togliendogli i suoi poteri curativi. Dopo di che la storia si aggroviglia: in seno alla corporation ci sono lotte di successione, c?è da salvare la nipote del fondatore da ganster yakuza e ninja vari e perfino dal suo stesso padre e da far fronte a un?altra mutante, la bella Viper (la russa Svetlana Khodchenkova), dai poteri letali. La fattura come sempre accade in questi film supereroistici è di altissimo standard. Ma Wolverine - L'immortale viene appesantito da troppi personaggi secondari che finiscono solo per rubarsi spazio a vicenda, e da sottostorie che hanno il medesimo effetto. Non basta l?ambientazione orientale, tra spade da samurai, arti marzialie codici d?onore per avvincere davvero. Inutile come spesso accade anche il 3D. Nelle oltre due ore di film c?è tempo per annoiarsi.