Addio John Madden: «È entrato nel cuore di quattro generazioni»

«Lui era il football». Basterebbero in fondo queste quattro parole, racchiuse nella dichiarazione rilasciata dal commissioner della National Football League (NFL) Roger Goodell, per descrivere John Madden. Una figura leggendaria del popolare sport americano, la cui morte - nella notte tra il 28 e il 29 dicembre - ha toccato milioni e milioni di appassionati sparsi per tutto il mondo, che hanno espresso il loro cordoglio attraverso i social media. Una reazione impressionante, riservata soltanto ai più grandi di sempre, senza limiti di età: «D’altronde è stata proprio questa la grande forza di Madden - ci spiega il giornalista e scrittore, esperto di football americano, Roberto Gotta -. Con il suo carisma ed il suo entusiasmo è riuscito ad entrare nel cuore di ben quattro generazioni».
Domò i «cavalli pazzi»
Il tutto, invero, in maniera piuttosto inusuale. Sì perché «Coach», come veniva affettuosamente chiamato, nella NFL vera e propria ci trascorse «appena» una dozzina d’anni. Per giunta nessuno da giocatore, siccome un brutto infortunio gli costò la carriera ancor prima di debuttare tra i professionisti. Dal 1969 al 1978, però, guidò in maniera eccelsa gli Oakland Raiders, conquistando il Super Bowl del ‘76: «Sono usciti diversi libri molto interessanti su quella squadra - prosegue Gotta -. Era un gruppo di “cavalli pazzi”, composto da giocatori di grande talento ma difficilmente gestibili. Lui però ci riuscì alla grande, nonostante all’epoca avesse poco più di trent’anni e fosse il coach più giovane di sempre. C’è chi sostiene che in quella decina d’anni sulla panchina della compagine californiana avrebbe dovuto sollevare più trofei, prima di ritirarsi. Ma era un NFL durissima, ricca di cattiveria e rivalità. Imporsi non era per niente un compito semplice».
Tra Telestrator e onomatopee
Fu lo step successivo, quando dopo il ritiro passò dai campi da gioco al microfono, ad elevare definitivamente il suo status. Da futuro Hall of Famer - riconoscimento che ricevette nel 2006 - il nativo del Minnesota diventò una figura centrale della NFL, conquistando il cuore di appassionati e non con le sue telecronache colorite ed emozionanti: «Era un magnifico trascinatore, che amava affidarsi a onomatopee come “boom” e “bang” per enfatizzare quanto accadeva in campo. Inoltre fu il primo a utilizzare il Telestrator per analizzare le varie azioni, permettendo a chi seguiva da casa di ampliare e arricchire la propria visione del football. Dopo essere entrato nel business ha commentato quasi tutte le partite più importanti, passando per i diversi broadcaster ufficiali. Le sue enormi qualità hanno costantemente attirato nuovi appassionati, accrescendo la popolarità della NFL in tutto il mondo. Senza dimenticare, ovviamente, la sua presenza nel videogioco ufficiale».
Più popolare anche di Brady
Già. Per il calcio il videogame di riferimento è «FIFA». Per l’hockey è «NHL», per il basket «NBA 2k». E così via. Per il football americano, invece, è «Madden NFL». Un franchise da più di quattro miliardi di dollari targato Electronic Arts Sports (EA Sports), uscito nel 1988 con la sua prima edizione, nominata «John Madden Football». «Fu scelto come figura centrale del prodotto per la sua popolarità - rileva Gotta - e questa mossa gli permise di portare la sua voce nelle case degli appassionati anche al di fuori della stagione sportiva». Una presenza costante, dunque. Quasi invasiva, nel senso buono del termine. Tanto, secondo Gotta, da permettere a Madden di rimanere comunque superiore in grandezza a un’altra leggenda del football: Tom Brady. «Sì, a conti fatti penso che sia tuttora più popolare del quarterback dei Tampa Bay Buccaneers. E questo perché anche i più giovani, che non lo hanno visto allenare o non hanno ascoltato le sue telecronaca, comunque lo riconoscono attraverso la voce presente in “Madden NFL”. E poi va detto che fino al suo ritiro dal broadcasting, nel 2009, lui era presente ad ogni momento saliente legato al football. Brady invece no, perché non si qualificava ogni anno».
Con il Super Bowl ormai alle porte, in programma domenica 13 febbraio al SoFi Stadium di Inglewood (California), la NFL non mancherà di omaggiare per un’ultima volta una delle sue stelle più brillanti. «È consuetudine che prima di ogni finalissima, sugli schermi dello stadio, venga trasmesso un filmato con tutte le personalità legate alla NFL venute a mancare durante l’anno. Sono però pronto a scommettere che per Madden verrà effettuata una cerimonia speciale, a parte» chiosa Gotta.