Volley Lugano

All’inseguimento di un sogno con l’aiuto dei fisioterapisti

Domani a Winterthur le rosanero sfideranno il Neuchâtel nella finale di Coppa Svizzera – C’è ottimismo per il recupero della palleggiatrice Gebhardt, infortunatasi mercoledì - Il direttore generale Toma: «Loro favorite, noi più affamate»
La palleggiatrice americana Carinne Gebhardt si è fatta male alla caviglia sinistra. © CdT/Chiara Zocchetti
Fernando Lavezzo
24.03.2023 06:00

Tre pulmini verso un sogno. Stasera il Volley Lugano finirà di allenarsi alle 17 al Palamondo di Cadempino. Subito dopo, Mercedesz Kantor e compagne partiranno in direzione di Zurigo. Domani mattina, dopo una notte in albergo a Kloten, le rosanero prenderanno confidenza con il campo della Win4 Arena di Winterthur. Quindi, alle 17.30, sfideranno il Neuchâtel nella finale di Coppa Svizzera. Un appuntamento con la storia al quale le ticinesi arrivano con un po’ d’apprensione per la caviglia sinistra della loro palleggiatrice titolare, Carinne Gebhardt. La statunitense si è infortunata mercoledì a Düdingen, nel primo set di gara-3 delle semifinali playoff, quando l’attaccante greca delle friburghesi, Elena Baka, le è caduta sopra. «Ma hanno fischiato invasione a noi», dice con sarcasmo il direttore generale Gianbattista Toma. Sul recupero dell’alzatrice c’è ottimismo. La risonanza magnetica effettuata ieri sera ha confermato quanto già si era capito dalle prime analisi: fortunatamente niente di rotto. «Ora la ragazza è nelle mani dei fisioterapisti», spiega Toma. «Salvo complicazioni, pensiamo di poterla schierare, forse con un tutore. Non sarà al 100%, ma per noi resta una presenza fondamentale. La palleggiatrice è il perno del gioco. L’altro ieri la sua sostituta, Nadja Djuric, ha giocato molto bene. Ma ha solo 17 anni e l’esperienza non la compri».

Playoff in sospeso

L’avvicinamento alla finale di Coppa è stato segnato anche da due sconfitte nei playoff. Dopo il successo di gara-1 in trasferta, le ragazze di Apostolos Oikonomou si trovano ora con le spalle al muro in una serie che ripartirà mercoledì al Palamondo. «Gara-3 è stata condizionata dall’infortunio di Carinne, ma ci ha dato ottimi segnali. Dopo un iniziale contraccolpo per la perdita della nostra palleggiatrice titolare, infatti, la squadra ha reagito alla grande, vincendo anche un set. Ogni giocatrice ha dato l’anima e il nostro allenatore le ha tentate tutte fino all’ultimo. Ci è mancato poco per portare al tie-break una delle squadre più forti del campionato. L’applauso finale del pubblico di casa ci ha fatto molto piacere». In gara-2, sabato scorso, le luganesi erano apparse troppo nervose davanti ai loro tifosi: «La pressione ci ha giocato un brutto scherzo. Siamo una squadra abbastanza giovane. Abbiamo disputato un ottimo campionato, ma l’abitudine a giocare le partite che valgono una stagione l’acquisisci col tempo».

Un coach empatico

Tra i segreti di questo Volley Lugano c’è sicuramente Apostolos Oikonomou: «Lui è un grandissimo lavoratore, totalmente immerso nella pallavolo. Grazie alla sua esperienza internazionale, tra Finlandia e Grecia, ha portato una mentalità professionale e vincente. Soprattutto, è riuscito a tirare fuori il meglio dalle atlete a sua disposizione. È un coach giovane (compirà 41 anni lunedì, ndr.) e probabilmente questo lo aiuta nei rapporti con le ragazze. Sa creare empatia all’interno del gruppo, nonostante sia molto esigente e non sia il tipo che le manda a dire. Il nostro obiettivo è continuare con lui. Siamo stracontenti. Sarebbe bello aprire un ciclo, ma ne discuteremo a suo tempo. Ora la nostra testa è sui playoff e la Coppa».

Una realtà in crescita

Comunque vada questo finale di stagione, il Volley Lugano si sta facendo notare nel resto del Paese: «Percepisco tanto rispetto nei nostri confronti. Soprattutto i club più piccoli ci guardano con interesse. È importante che una città di sport come Lugano sia rappresentata tra le migliori squadre del campionato. La nostra presenza fa bene a tutto il movimento pallavolistico svizzero. Un passo alla volta, pianificando secondo le nostre possibilità e lavorando bene con le giovani, siamo cresciuti. Abbiamo capito di poter ambire a certi traguardi dopo l’avventura europea del 2019. In seguito abbiamo sofferto tantissimo il periodo pandemico. La stagione scorsa, invece, è semplicemente nata male. Abbiamo sbagliato la scelta dell’allenatore, puntando su un tecnico che aveva fatto bene in Germania (Salomoni, ndr.), ma che probabilmente non aveva più la fame che vediamo quotidianamente in Apostolos. Proprio la fame sarà il nostro più grande atout nella finale di domani. Le neocastellane sono abituate a vincere e sono le favorite. Ma per la legge dei grandi numeri, prima o poi perderanno. La pressione è su di loro».

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