Hockey

Ambrì, via Duca e Cereda: «Siamo stati esautorati, ci avete tagliato le gambe»

Dopo oltre otto anni, l’Ambrì Piotta cambia pelle: anche il mandato del presidente Lombardi è a disposizione
©CdT/Gabriele Putzu
Fernando Lavezzo
08.10.2025 11:00

(Aggiornato alle 11) C’erano tutti e tre in conferenza stampa: Filippo Lombardi, Paolo Duca e Luca Cereda. Seduti allo stesso tavolo, tutti con il logo dell’HCAP cucito sulla giacca. Un’immagine che non vedremo più. Dopo oltre otto anni, l’Ambrì Piotta cambia pelle. Via Duca. Via Cereda. E anche il mandato del presidente - che nei giorni scorsi ha sondato il terreno con un nuovo coach, Christian Dubé, senza comunicare nulla a Duca e Cereda - è a disposizione. «Sono arrabbiato prima di tutto con me stesso», spiega Lombardi. «Non ho saputo capire e gestire la situazione. Non ho approfondito sufficientemente la questione che l’indissolubile legame tra Duke e Cere, che è stato un punto di forza per 8 anni della nostra storia, necessitava di affrontare una situazione oggettivamente critica in un modo diverso. Mi sono scusato con entrambi, ma so che questo non rincolla i pezzi del puzzle. Ho detto alla squadra che non sta performando come dovrebbe. Si potrebbero fare molte analisi sul perché, ma la prima reazione, quando le cose vanno male, deve venire dalla squadra. E l’abbiamo vista solo a momenti. L’Ambrì ha una chance solo se tutti danno il 120% in ogni partita. Se si va a intermittenza, l’Ambrì non ha chance contro le corazzate che deve affrontare. Il CdA non ha nominato nessun nuovo allenatore. Ci sono diversi coach in Svizzera e nel mondo e l’Ambrì non è il solo club che cerca una figura. Abbiamo fatto dei sondaggi e ho peccato di ingenuità, perché in questo mondo vanno messe in conto le fughe di notizie. Mi auguro che Paolo e Luca possano superare la legittima amarezza che hanno in questo momento e che il nostro pubblico possa capire la situazione».

Paolo Duca è visibilmente scosso: «Sono estremamente deluso per come sono andate le cose. Mi fa molto male. È stata una pugnalata alle spalle, dopo aver lottato fianco a fianco, gomito a gomito, in innumerevoli battaglie, per tanti anni. Pur riconoscendo di avere un carattere impulsivo, diretto, penso di essere sempre stato intellettualmente onesto e pronto a discutere lealmente con l’obiettivo preciso di fare il bene dell’Ambrì Piotta. Ancora domenica scorsa abbiamo cercato il dialogo per capire come procedere. Era il momento di dirsi le cose in faccia, ma certe cose non sono state dette e sono state prese decisioni differenti da quanto discusso. Di fatto siamo stati esautorati. L’Ambrì esiste da 88 anni. C’era prima di noi e ci sarà anche dopo. L’Ambrì non è Duca o Cereda. Noi abbiamo portato il sacco, ci siamo assunti le responsabilità, facendo il possibile e l’impossibile con grandissimo impegno e dedizione in condizioni difficili. Ora il sacco lo dovrà portare qualcun altro. Il mio auspicio, citando De André, è che dal letame nascano i fiori. Serve una presa di coscienza forte da parte dei giocatori, affinché possano invertire la tendenza. Le uniche cose importanti sono l’HCAP, la squadra e un ambiente unito con i tifosi. Ringrazio per aver avuto la possibilità di fare questo lavoro. È stato un onore, a tratti un onere. L’ho fatto con orgoglio, passione. Ancora adesso sentivo una grande energia. Auguro all’Ambrì di ritrovare in fretta vigore e risultati, che sono la migliore medicina».

Luca Cereda è più diplomatico: «Ringrazio il club per avermi dato questa opportunità nel 2017 e i tifosi che mi sono stati vicini in tutti questi anni, nei momenti belli e in quelli difficili. Sono stati anni intensi, con tante battaglie e tantissime emozioni. A fine aprile del 2017, avrei firmato per fare otto stagioni e cominciarne una nona. Vado molto fiero di diverse cose. La prima fra tutte, di aver tenuto insieme l’intero staff per quasi nove anni. La seconda, la qualifica alla Champions nel 2019. Poi la vittoria della Spengler. E anche di essere stato l’allenatore del trapasso dalla vecchia Valascia alla nuova Gottardo Arena. Io e Paolo abbiamo sempre fatto il massimo per il bene dell’Ambrì, risolvendo le problematiche insieme. La squadra sta attraversando un momento difficile, ma io non l’ho percepito più complicato di altri vissuti in passato. Certo, il periodo è diverso. Abbiamo discusso molto su come invertire la tendenza. Domenica ci siamo incontrati anche con la dirigenza, mi sono anche permesso di dire che se qualcuno stava già pensando a un cambiamento, non si sarebbe dovuto aspettare. Questo ci ha fatto male. Ma ora conta che l’Ambrì possa tornare a vincere. Noi purtroppo non saremo più lì. Tocca ai giocatori invertire la rotta e credo che siano molto vicini a riuscirci. Auguro a tutto il club di ritrovare emozioni positive».

Ancora Lombardi: «Il CdA non ha esonerato nessuno. Ma capisco che quanto successo mette Duca e Cereda in una posizione difficile nei confronti della squadra e della società. Quindi capisco la loro decisione. Non siamo al momento in grado di presentare nessun nuovo allenatore. Non sono state prese decisioni. La squadra è affidata, a interim, a Landry e Matte».

Duca precisa, seccato: «La decisione di non andare avanti non è nostra, è vostra. Siamo stati esautorati. Ci avete tagliato le gambe. Tutto questo è una conseguenza del vostro agire».