Basket

Anthony Polite, il ticinese che sogna la NBA

Intervista al 21.enne della Florida State University in corsa per il titolo nazionale della NCAA: «Noi ci crediamo»
Anthony Polite in azione con la maglia dei Seminoles della Florida State University (Foto Keystone).
Filippo Bellini
28.03.2019 06:00

È trascorsa una settimana dall’inizio del torneo NCAA di basket, la più prestigiosa competizione della palla a spicchi a livello universitario degli Stati Uniti. Delle 68 squadre che vi hanno preso parte, ne sono rimaste soltanto sedici (le cosiddette «Sweet 16»). Tutte con un obiettivo in testa: staccare un biglietto per le Final Four di Minneapolis (6-8 aprile), sotto gli occhi di tutta la nazione. Nella squadra dell’Università di Florida State figura un giovane ticinese: Anthony Polite, classe 1997. Dopo aver mosso i suoi primi passi sui parquet di casa nostra, proseguendo con un’esperienza nelle giovanili dell’Olympic Friburgo, Anthony ha intrapreso un viaggio verso le calde sponde della Florida, all’inseguimento del suo sogno di diventare un giocatore professionista. I primi successi nel campionato di Stato liceale, la consacrazione durante il suo ultimo anno alla Saint Andrew’s School, fino al suo arrivo al college. Abbiamo scambiato due parole con Polite per farci raccontare la sua esperienza fino ad oggi tra le grandi promesse di questo sport, le sue ambizioni future, e il suo rapporto con il nostro cantone.

Allora Anthony, quali sono state le tue sensazioni fino ad oggi al college?

«Mi trovo molto bene. Inizialmente non è stato facile a livello sportivo, essendomi infortunato al ginocchio durante la prima partita dello scorso campionato. Fortunatamente ho avuto la possibilità di trascorrere il resto della stagione in qualità di redshirt (la NCAA permette ai giocatori che si infortunano ad inizio stagione di potersi solo allenare con la squadra senza disputare alcuna partita ufficiale fino al termine dell’anno accademico, ndr.) in modo da poter figurare ancora come matricola nel campionato successivo. Non ho potuto giocare a basket per quasi sei mesi, ma a partire dallo scorsa preparazione estiva sono tornato in campo. I miei compagni, così come tutto lo staff, sono stati di grande supporto durante il mio recupero».

Quanto è difficile conciliare gli impegni scolastici con quelli sportivi?

«È abbastanza faticoso. Fortunatamente durante il primo semestre frequentiamo i corsi più impegnativi, dal momento che giochiamo molte partite in casa. Nel secondo, invece, seguiamo tante lezioni online che ci permettono di conciliare lo studio con le numerose trasferte. Siamo costantemente aiutati da assistenti accademici e inoltre, anche se non siamo obbligati a farlo, la maggior parte dei giocatori rimane a frequentare il semestre estivo per recuperare il tempo perso durante l’anno a causa degli impegni sportivi».

Come mai la scelta di giocare e studiare all’Università di Florida State?

«Principalmente per due ragioni. La prima riguarda il fatto che volevo rimanere in Florida dopo gli anni di liceo trascorsi qui, in modo da poter essere anche vicino a mio padre (Mike Polite, ex giocatore di Bellinzona e Lugano). La seconda ragione risale alla mia visita all’università, durante la quale ho trovato da subito un clima molto familiare, amichevole e di grande complicità. Dal primo momento che ho messo piede nel campus mi sono sentito a casa. Ah, e poi, anche perché mio padre ha giocato a basket per questa università».

Parlando di tuo padre: lui ti è rimasto molto vicino fin dal primo giorno che sei arrivato in Florida, sia come genitore che come mentore. Che rapporto hai con lui?

«Ci sentiamo ogni giorno al telefono. Purtroppo lui abita a sette ore di auto dal campus, ma fa sempre in modo di venirmi a vedere giocare nelle partite casalinghe. In trasferta ovviamente è un po’ troppo complicato per lui. Mi dà consigli da genitore e anche sul mio modo di giocare».

Mio padre Mike, ex giocatore di Bellinzona e Lugano, vive qui in Florida, a sette ore dal campus della mia università: ci sentiamo tutti i giorni e fa il possibile per venire a vedermi nelle partite casalinghe

Quanto ti manca il Ticino? Torneresti mai a giocare in Svizzera?

«Il Ticino è sempre stato casa mia. Mi mancano principalmente la mia famiglia e i miei amici. Però ormai è da diversi anni che vivo in Florida e come ho detto, qui mi trovo davvero bene. Non penso che tornerei a vivere in Ticino, ma mi piacerebbe molto ritornare a giocare in Svizzera, magari al termine della mia carriera».

Dall’inizio della stagione fino al mese di gennaio hai ottenuto un impiego sul campo sempre maggiore. Poi un improvviso calo dei minuti di gioco fino all’inizio del torneo NCAA. Come lo spieghi?

«Man mano che la stagione è proseguita anche il livello di gioco si è elevato. Ho avuto un calo di prestazioni sul campo che si è tradotto in un minor impiego di gioco. Sono un atleta del primo anno e quindi spesso l’allenatore decide di schierare ragazzi con più esperienza. In questa parte della stagione giochiamo tante partite e ci alleniamo sempre di meno, quindi ogni volta che entri in campo, anche se solo per pochi minuti, devi dimostrare di meritartelo. Fortunatamente dall’inizio del torneo NCAA sto giocando bene e difatti anche il mio minutaggio sta aumentando».

Questa sera nelle Sweet 16 affronterete l’Università Gonzaga, squadra sulla quale siete riusciti ad imporvi un anno fa nello stesso turno del torneo. Quali sono le vostre sensazioni?

«Gonzaga è un’ottima compagine che si è rinforzata rispetto alla stagione passata. Da noi non vi sono stati grandi cambiamenti, ma siamo migliorati come collettivo e giocando in una delle migliori conference della nazione siamo abituati ad affrontare partite importanti. Trovo che questo sia un grande vantaggio per noi».

Nella vostra conference avete già affrontato due volte l’Università di Duke, la squadra maggiormente candidata a vincere il titolo nazionale trascinata dalla stella del basket universitario, Zion Williamson. Lui è davvero così dominante?

«Non ho mai visto un atleta del genere in tutta la mia vita. Nonostante i suoi 130 chilogrammi si muove come nessun altro. È capace di fare qualsiasi cosa: cattura ogni rimbalzo, è un ottimo passatore e segna in qualsiasi modo. È impressionante. Abbiamo perso in entrambe le occasioni contro Duke, ma ciò non significa che non possiamo arrivare fino all’atto conclusivo».

Ultima domanda: fino a dove può spingersi Anthony Polite come giocatore?

«Per questa stagione il mio obiettivo è vincere il titolo nazionale. In futuro ambirò a migliorare sotto ogni aspetto, perché il mio obiettivo finale rimane l’NBA».