Calcio

Avanti con Yakin, perlomeno sulla carta

I quarti di finale di Euro 2024 persi con l'Inghilterra sono una ferita aperta - Ora, però, la priorità è il rinnovo del contratto del ct rossocrociato - Tami: «Una decisione entro la fine della settimana» - Ma l'allenatore intende porre delle condizioni
©Keystone/PETER KLAUNZER
Massimo Solari
07.07.2024 21:58

Una settimana. Una settimana per tramutare il rimpianto più grande della storia rossocrociata in una finestra affacciata sul futuro. Una settimana per raccogliere la polvere di stelle che ha illuminato il nostro Europeo, che tutt’ora si percepisce nell’aria, e riporla in un luogo sicuro. Sembra l’esercizio più semplice. Non per forza lo è. Perché ad accompagnare la Svizzera nel suo incredibile viaggio continentale sono state una costellazione e delle condizioni forse irripetibili.

L’amara eliminazione allo stadio dei quarti di finale è una ferita aperta. A questo giro, rispetto a Euro 2020, l’amarezza avrà vita più lunga rispetto all’euforia. «Abbiamo sprecato un’opportunità enorme» riconosce non a caso Murat Yakin. A freddo, al Gazi-Stadion di Stoccarda, per le ultime analisi prima del ritorno a casa. La prestazione esemplare offerta contro l’Inghilterra e il rigore fallito da Manuel Akanji non smettono di combattere di fronte allo sguardo del selezionatore rossocrociato. Certo, è bello dirsi orgogliosi. Lo fa lo stesso allenatore. E al suo fianco non sono da meno Pierluigi Tami e Dominique Blanc. Abbiamo toccato il cuore degli svizzeri» sottolinea il presidente dell’ASF. Vero. «Osservare giocare questa Svizzera è stato un piacere per gli occhi» aggiunge il direttore delle squadre nazionali». Confermiamo, di nuovo. E quindi? Come rilanciare su basi così solide?

La variabile Contini e quella economica

Molto, va da sé, passa dal rinnovo di Yakin. Al campo base di Stoccarda, detto altrimenti, il romanticismo e le fantasie cullate a Düsseldorf hanno dovuto farsi subito da parte. «La mia priorità è la Nazionale» assicura il commissario tecnico. «In primavera, insieme all’ASF, avevamo deciso di discuterne una volta terminato l’Europeo. Le sensazioni, in questo senso, sono positive. Anche perché da quando mi è stata concessa l’opportunità di assumere le redini della Svizzera, credo che gli obiettivi prefissati siano stati raggiunti. Non solo. Nelle ultime sei settimane la squadra ha conosciuto un’evoluzione enorme». La semifinale accarezzata, anche se solo per cinque minuti, è lì a dimostrarlo. Tutto molto bello. Peccato che durante le precedenti trattative con la Federazione Yakin avesse rifiutato di prolungare anzitempo il suo contratto proprio alla luce di una clausola legata al risultato da ottenere in Germania. Il solito ottavo? I quarti, infine conquistati con maestria e passione?

Di certo, ora, Yakin è in posizione di forza. E, inevitabilmente, pone delle condizioni. «Se l’avventura in rossocrociato andrà avanti, sarà sicuramente insieme a Giorgio Contini. L’obiettivo è che le esigenze di ogni parte possano incastrarsi». Tradotto: è pure una questione di soldi. Anche se il tecnico renano non lo riconosce apertamente, preferendo continuare a vestire i panni dello stratega. «È un po’ come una partita di calcio. Sulla carta c’è una formazione che promette bene. Poi, però, durante il match bisogna essere flessibili. Insomma, un pezzo di carta ha valore solo se il lavoro di squadra si conferma soddisfacente sul campo. Perciò saranno decisivi i colloqui dei prossimi giorni».

Sì, le tempistiche sono strette. E a precisarlo è Tami. «Abbiamo già fissato un incontro con Murat ed entro la fine della settimana miriamo a raggiungere un accordo». La conferma dell’attuale ct era e rimane il piano A dell’ASF. «Giorgio Contini compreso» assicura il dirigente ticinese.

Un’asticella scomoda

Sublimata sul rettangolo verde, con staff e giocatori in totale sintonia, l’intesa che suggerirà le prospettive della selezione maggiore necessita insomma di ulteriori chiarimenti. Di dettagli. Dettagli che non vanno sottovalutati. A differenza di tre anni fa, quando Vladimir Petkovic non riuscì a intravedere un futuro condiviso, una collaborazione meno controversa con l’ambiente, i presupposti per proseguire insieme sembrano dati. Basti pensare alle parole di capitan Granit Xhaka, desideroso di alimentare nuove ambizioni, di riprovarci ancora, proprio con chi siede oggi in panchina. «Spero che il match con l’Inghilterra non rappresenti il mio ultimo highlight in rossocrociato» afferma in merito Yakin. Julian Nagelsmann, fa notare un giornalista britannico, ha già affermato di voler vincere i Mondiali del 2026 con la Germania. «Ma noi siamo svizzeri» replica sorridendo Yakin: «Gli ultimi sei mesi vissuti dalla Nazionale sono stati per certi versi emblematici. Meglio fare un passo alla volta e rimanere con i piedi per terra. Solo ragionando e comportandoci come squadra possiamo e potremo regalarci una chance. Nell’ultimo mese e mezzo sono state prese tante decisioni giuste, a livello di convocazioni, di scelte tattiche, di proposta di gioco. Perciò fa male aver spezzato il sogno di una semifinale. Persino di una finale».

A guidare la Svizzera verso traguardi impronunciabili solo a Natale, sono stati calciatori all’apice delle rispettive carriere. Da Yann Sommer a Granit Xhaka, passando per Fabian Schär, Ricardo Rodriguez o ancora Remo Freuler. Nel giro di due Europei l’asticella si è spostata verso i quarti di finale. Ed è dunque lecito chiedersi se una Nazionale giocoforza diversa, domani, saprà assumersi questa responsabilità o se - al contrario - oggettività e saggezza contempleranno grandi tornei meno travolgenti. «A determinare l’altezza dell’asticella - replica Tami - continuerà a essere la nostra capacità di offrire prestazioni di squadra e un calcio di alto livello. È l’unica possibilità che ha la Svizzera per essere competitiva. Il rinnovamento della rosa è già in atto. Penso alla fase offensiva, dove per altro siamo riusciti a trasformare l’incapacità di segnare in sette differenti marcatori su otto reti realizzate. Le qualità tecniche e tattiche dei singoli, naturalmente, rimarranno determinanti. Ma per la prima volta, e a differenza del quarto di finale perso con la Spagna nel 2021, ho visto una Svizzera sino all’ultimo superiore a un grande avversario sul piano psicofisico». Già. Non è comunque bastato per scrivere la storia.

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