Il personaggio

«Giocare a basket mi aiuta a vivere con maggiore serenità»

Arrivato alla SAM Massagno da Kiev, Ilya Tyrtyshnik non dimentica la sua Ucraina: «Cerco di rimanere positivo»
Mattia Meier
13.04.2022 06:00

Arrivato in Ticino dalla sua Kiev grazie a Leonid Novoselskiy, Ilya Tyrtyshnik si sta abituando al campionato svizzero, ma non dimentica ovviamente la sua Ucraina: «Cerco di rimanere positivo».

Probabilmente il punto di forza, non solo tecnico, di Ilya Tyrtyshnik è il suo sorriso. Non lo perde mai, non quando è, e nemmeno quando questa intervista sonda profondità che raramente appartengono allo sport. Anzi, si illumina quando parla di basket, dei suoi gatti o di quelli che continua a salvare ancora oggi a distanza. «Ma io sono fatto così – ci racconta il ragazzo ucraino che da circa un mese veste Spinelli – Cerco di rimanere sempre positivo». L'antefatto ha ormai eco in tutto il mondo. A fine febbraio la Russia invade l'Ucraina; per Ilya e la sua famiglia significa lasciare Kiev per arrivare infine alle nostre latitudini, dove il ragazzo, con sua madre e la sua fidanzata, trova appoggio e aiuto. È un volto noto dello sport ticinese, Leonid Novoselskiy, a portare Ilya, impegnato fino a poco prima con la squadra della capitale ucraina, all’attenzione della SAM.

Ci sono i miei amici, mio padre, i miei nonni; non hanno potuto lasciare il Paese, io ci sono riuscito grazie alla doppia nazionalità

Di parenti, gatti e futuro

Il basket, o lo sport, come ancora di salvezza. Espressione spesso abusata ed enfatizzata. Per Tyrtyshnik il fondo di verità è però più spesso che altrove, perché prende forma fuori dal campo prima che al suo interno: «Il fatto di aver vissuto in altri parti del mondo grazie alla pallacanestro, USA su tutte, mi sta aiutando ad adattarmi ad una nuova cultura e un diverso stile di vita. E vedo in questi giorni come non per tutti è così facile. Poi ovviamente il poter giocare, far parte di un gruppo, è una “distrazione” non da poco che mi permette di staccare e vivere più serenamente la situazione». In Ucraina il ragazzo appena 23.enne ha lasciato però più di qualche ricordo: «Ci sono i miei amici, mio padre, i miei nonni; non hanno potuto lasciare il Paese, io ci sono riuscito grazie alla doppia nazionalità (la madre è statunitense n.d.r.). Per questo rimango positivo, perché sono stato fortunato e posso usare questa fortuna per aiutare, se mi lasciassi abbattere non avrei la forza di farlo immagino. Mando soldi, condivido sui miei social più informazioni possibile per sensibilizzare chi mi segue su cosa succede ma anche su cosa può fare se vuole aiutare, a chi versare denaro sapendo che verrà utilizzato per lo scopo indicato e non rubato. E poi ci sono i gatti! Ne avevamo 9 a Kiev, e in questo tempo con mia mamma siamo riusciti da qui a fare in modo di dare un tetto ai tanti nuovi randagi in giro per la città». Il richiamo di casa rimane comunque forte: «Continuiamo a sentirci dire che il 9 maggio finirà la guerra, che i russi vogliono chiuderla lì, ma vai a saperlo davvero. Oggi immaginare il futuro è difficile, ma la speranza di riabbracciare i propri affetti è quello che continua a farci guardare avanti».

Imparare a conoscersi

Nel frattempo, potrà tenere la testa occupata grazie alla Spinelli, impegnata oggi a Nosedo con Nyon. Tre partite, 15 minuti e 6 punti di media il suo impatto finora, abbastanza per capire che il potenziale c'è, troppo poco per quantificarlo davvero: «Sì, per il momento devo adattarmi ad un nuovo sistema, a nuove situazioni di gioco, con il coach ci stiamo conoscendo, a volte faccio cose a cui ero abituato e capisco che lui vorrebbe altro. È un processo da affrontare passo dopo passo». In attesa che sia il campo a farlo meglio, lasciamo a questo ragazzo di 190 cm la descrizione di sé stesso: «Sono una guardia più che un playmaker, ho un buon tiro, o diciamo almeno che ho fiducia nei miei mezzi (ride n.d.r.) Ho anche buona visione di gioco». L'impatto con il nostro campionato è stato ad ogni modo buono: «Non era facile riprendere dopo tre settimane di stop, ma mi sono trovato subito bene. Qui la pallacanestro è diversa rispetto all’Ucraina, anche se gioco in una squadra da titolo la pressione è molto minore, sia fuori che dentro il campo. A Kiev giocavamo per diventare campioni e fare strada in Europe Cup, diciamo che lo stress era leggermente diverso (ride n.d.r.)».

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