Oliver Sassella e l'impresa rossocrociata: «Il giorno più bello della mia vita»

Alla Vaudoise Arena di Losanna la Nazionale U19 ha già scritto la storia del basket svizzero, qualificandosi per i quarti di finale del Mondiale di categoria a spese della Francia. Ma Oliver Sassella e compagni non sono ancora sazi e domani sera cercheranno di battere anche la Nuova Zelanda: «Vogliamo la semifinale», ci dice il ticinese.
Oliver, come hai fatto a prendere sonno dopo aver eliminato la favoritissima Francia al supplementare, rimontando 15 punti negli ultimi 7 minuti?
«Io ci ho provato ad andare a letto e a chiudere gli occhi, ma l’adrenalina non se ne andava mai e continuavo a pensare alla nostra impresa. Credo di essermi addormentato soltanto attorno alle tre di notte. È stato il giorno più bello della mia vita. Una serata magica, pazza, incredibile. Nessuno lo pensava possibile, e invece ci siamo riusciti. Sul 49-64 non avevamo più nulla da perdere, ci siamo detti che non dovevamo mollare. Abbiamo difeso e tirato alla grande, concretizzando il clamoroso comeback».
La rimonta porta la tua firma indelebile: hai segnato 10 punti di fila per risalire fino al 59-66, poi hai messo la tripla del pareggio (66-66) a 50 secondi dalla sirena. Infine, hai garantito altri 5 punti nell’overtime. In quei minuti ti sei sentito onnipotente?
«In realtà ero semplicemente molto tranquillo. Sin dall’inizio del torneo sto giocando con fiducia. So cosa posso fare, ma a volte si tratta di andare oltre i propri limiti. Mercoledì ci sono riuscito e sono felicissimo. Tutta la squadra era al settimo cielo, non ho mai visto così tante facce sorridenti attorno a me. Anche il tifo ci ha dato una mano, c’era un pubblico numeroso e rumoroso».
Cosa vi hanno detto i francesi a fine incontro?
«Stavamo festeggiando e se ne sono andati senza salutare».
Dopo la sconfitta inaugurale contro Israele, avete vinto tre partite di fila contro Repubblica Dominicana, Giordania e appunto Francia. Qual è il segreto di questa giovane Svizzera?
«Giochiamo un basket molto fisico, duro, basato sull’intensità difensiva. Inoltre ci conosciamo bene, perché molti di noi hanno giocato insieme al Centro Nazionale. Anche il nostro coach, Ivan Rudez, è l'allenatore del CNSB. Credo che alla base dei nostri exploit ci sia anche questa struttura. L'intesa consolidata lì ci rende più efficaci».
Domani sera affrontate la Nuova Zelanda per un posto in semifinale, con il sogno di sfidare gli Stati Uniti. Immaginiamo che non siate ancora sazi...
«Proprio così. Arrivati a questo punto, vogliamo lottare per una medaglia. Abbiamo affrontato la Nuova Zelanda in amichevole prima dei Mondiali e avevamo perso di 10 punti, disputando una brutta partita. Per come stiamo giocando adesso, però, ritengo che abbiamo le carte in regola per andare avanti. Sfidare gli americani sarebbe magico. Difficile, ma possibile».
Come detto, sei uno dei grandi protagonisti della squadra. Hai segnato ben 25 punti alla Francia e dopo quattro partite hai medie di 16,3 punti e 4,3 assist. Quanto ti ha fatto bene la stagione trascorsa in SB League con i Lugano Tigers, confrontandoti con il basket degli adulti?
«Tantissimo. Giocando in Serie A ho imparato a confrontarmi con una fisicità e un’intensità di livello superiore, che ora ritrovo affrontando i migliori coetanei del mondo. A Lugano ho avuto tanto spazio e mi sono state affidate tante responsabilità offensive. Ho potuto tirare molto, migliorando le mie percentuali. Rispetto a un anno fa, sono sicuramente diventato un giocatore migliore».
Con le prestazioni che stai offrendo a Losanna, sotto gli occhi degli scout internazionali, è difficile immaginarti ancora all’Elvetico l’anno prossimo...
«Vedremo. Ho delle opzioni sul tavolo, ma ancora nulla di concreto. Il Mondiale U19 è certamente una vetrina importante e il mio obiettivo è sfruttarla il meglio possibile. So che sulle tribune della Vaudoise Arena ci sono parecchi osservatori, ma il segreto è non pensarci più di tanto per non farsi condizionare. Tutto, in fin dei conti, dipende da quello che faccio sul campo e dai risultati della squadra, che restano la cosa più importante. Al futuro inizierò a pensare solo una volta finito il torneo».
Papà Marco, ex nazionale rossocrociato, è solo orgoglioso o anche un po’ invidioso per le emozioni che stai vivendo?
«Solo orgoglioso. Tanto».