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Castello da applausi, vetta in solitaria

«Caprette» a punteggio pieno. Due chiacchiere con Luca Bellich tra calcio e famiglia
© CdT/Chiara Zocchett
Riccardo Vassalli
02.09.2025 06:00

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Il popolare proverbio vale anche nel mondo del calcio? Chi lo sa. Non esiste certezza. Ma di sicuro ha mille motivi per sorridere il Castello di Gioele Croci-Torti, splendida capolista a punteggio pieno nel campionato di Seconda Lega Interregionale che affronta da «neopromosso».

La classifica delle «caprette» dopo tre turni è da fotograre e incorniciare: nove punti, una sola rete subita e unica squadra a punteggio pieno. Un bottino niente male per fare il pieno di fiducia e, chissà, magari sognare sulle ali dell’entusiasmo dopo la splendida scorsa stagione. Qualità e organizzazione non mancano. Nel weekend appena trascorso, il Castello ha mandato al tappeto il Härkingen per 0-4 con Cutunic, Minelli, Stojanovic e Felici. Per la compagine del Mendrisiotto arriva sabato un banco di prova importante con il derby casalingo contro il Gambarogno.

Della stagione del Castello e di tanto altro ancora ne abbiamo parlato con l’esperto difensore classe 1992 Luca Bellich, tra i giocatori più esperti a disposizione di mister Croci-Torti.

Luca, nuova stagione al Castello. In tanti la descrivono come un’isola felice del calcio regionale. Confermi?

«Sì, assolutamente. Il Castello è davvero un'isola felice. O meglio, una famiglia la definirei. Il gruppo è rimasto praticamente lo stesso dello scorso anno, con l'aggiunta di alcuni ragazzi di qualità che si sono subito ambientati benissimo. La nostra forza, ovvero il gruppo, c’era l’anno scorso e ce la ritroviamo anche quest’anno».

Il tuo primo ricordo legato al calcio?

«Passione e divertimento, soprattutto divertimento».

Hai girato molto prima di mettere le radici in Ticino. Cosa ti ha colpito a primo impatto del nostro Cantone?

«Ormai sono nove anni che vivo in Ticino, è diventato casa mia. Mi sono sentito subito accolto: qui ho amici che considero parte della mia famiglia. Mio figlio Achille è nato e cresciuto qui e stiamo molto bene. Mi ha colpito il rispetto per le regole, la sicurezza, una realtà che funziona benissimo... e poi le bellezze paesaggistiche del territorio».

Sei un difensore che non disdegna le iniziative offensive. A 33 anni ti senti un giocatore diverso rispetto a quando hai iniziato?

«Se non sbaglio, questo è il mio sesto campionato in Seconda Lega Interregionale. Sicuramente il ritmo è diverso rispetto all’anno scorso, incontriamo squadre molto ben attrezzate. Ma ci siamo preparati bene, e secondo me possiamo dire la nostra. Mi sento diverso? No, a parte qualche acciacco fisico ogni tanto (ride, ndr). La mentalità è rimasta sempre la stessa, anche la mia filosofia di gioco è rimasta immutata. E sì, mi piace anche attaccare».

Tuo fratello Marco è un pezzo pregiato in Serie B nella Juve Stabia. Quanto calcio c’è nelle vostre conversazioni?

«Naturalmente parliamo spesso di calcio: sensazioni, aneddoti, allenamenti. Anche lui mi segue con attenzione e questo mi fa piacere. La scorsa stagione ha fatto un grande campionato, risultando uno dei giocatori più impiegati in Serie B. Non posso che essere molto orgoglioso di lui».

Che caratteristica «ruberesti» a lui?

«La cattiveria agonistica che porta in campo ogni weekend e il suo fiuto del gol».

Vi accomuna il senso del gol pur essendo difensori, vi capita di fare a gara?

«Sì, facciamo spesso a gara, ma…ultimamente sta vincendo sempre lui. L’anno scorso ha chiuso con 5 gol, e quello prima addirittura con 9».

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