La storia

Alla rivoluzione sulla due cavalli (bianconera)

Paolo Ortelli, granconsigliere e presidente del Club di Sostegno del Lugano, ha appena restaurato una vecchia Citroën: «Ma non la userò per andare a Berna, l'idea toccando ferro è di usarla per i festeggiamenti qui»
© Paolo Ortelli
Marcello Pelizzari
29.05.2024 19:45

Paolo Ortelli, quando si parla di calcio, conosce solo due colori. Il bianco e il nero. Granconsigliere in quota PLR, appassionato di musica nonché direttore del Centro di formazione professionale della Società Svizzera Impresari Costruttori, sezione Ticino, da anni è altresì presidente del Club di Sostegno del Football Club Lugano. Il cui obiettivo, leggiamo, è fidelizzare i tifosi luganesi. Domenica, il suo cuore vibrerà assieme a quello di migliaia e migliaia di altre persone, al grido (storico) «Lu-ga-no, Lu-ga-no, Lu-ga-no». Già, la finale di Coppa Svizzera contro il Servette, la terza consecutiva per la squadra di Mattia Croci-Torti. La prima, fronte, Ortelli, a bordo di un'automobile particolare. «Anche se – dice – non sarà lei a portarmi a Berna, la userò una volta rientrato in Ticino, toccando ferro».

Ortelli si riferisce a una Citroën 2CV del 1981. Una due cavalli, proprio così. Acquistata anni fa e risistemata, nel corso degli ultimi nove mesi, affinché avesse un look – diciamo così – più sportivo. O se preferite bianconero. Una sorta di Lugano-mobile, riassumendo. «Come è nata questa idea? Partiamo da lontano» esordisce il nostro interlocutore. «La due cavalli fu la mia primissima macchina, ne possedevo una bianca durante i miei anni da universitario. Ricordo i miei viaggi fino a Venezia, dove studiavo architettura, a bordo di questa scatoletta di sardine. Una volta mi accompagnò anche mia mamma. Oggi sarebbe impensabile fare spostamenti così lunghi con un'auto del genere. Ma quelli erano altri tempi». L'amore per la 2CV, in ogni caso, non è mai tramontato. «No, non è mai tramontato anche se, dopo l'università, lasciai quella macchina. Tredici anni fa, per contro, si ripresentò l'occasione di comprare una due cavalli. Non me la feci sfuggire». Tutto molto bello, tranne un particolare: «Il rosso. Cioè il colore della carrozzeria. Non mi è mai piaciuto. Mi ripromisi, all'epoca, che ai primi segni di ruggine le avrei dato tonalità più vicine a me». L'ottimo stato in cui versava la due cavalli, però, ha ritardato e di molto questo passaggio. «A suo tempo dissi: fra due o tre anni le verrà la ruggine. E invece no, la citata ruggine si è presentata solo l'anno scorso».

Di qui, appunto, la trovata: perché non riverniciarla con gli amati colori del Football Club Lugano? «Quando, finalmente, ho deciso di mettere mano alla carrozzeria non ho avuto dubbi. Questa due cavalli doveva diventare l'auto bianconera che ho sempre sognato di avere». Un'auto, insomma, che esternasse in un qualche modo la passione di Ortelli per il Lugano. Certo, non è stato semplice portare avanti un progetto simile. «Ho cercato, su vari siti, di capire come fare e come muovermi, anche perché parliamo di una combinazione di colori particolare. Inesistente, fra l'altro, a livello ufficiale. Ho quindi provato a immaginarmela, l'auto che volevo, anche a livello di interni. Il problema nel problema, a quel punto, era trovare qualcuno che potesse aiutarmi. E che potesse farlo a prezzi abbordabili. Alla fine, ho avuto la fortuna di trovare un appassionato di auto d'epoca, specializzatosi in particolare nel restauro di vecchie 500, già verniciatore e carrozziere per AMAG, cui ho affidato la mia due cavalli. Parliamo dell'agosto del 2023». Ortelli, in queste settimane, ha potuto riabbracciare la sua creatura. «Alcune chicche, come il logo del Lugano su calamita e quindi rimovibile, sono incredibili: posso applicare il logo se vado allo stadio, per dire, e toglierlo se invece uso la due cavalli nella quotidianità. Ho pure detto a Martin Blaser, l'amministratore delegato del club, che se intende prendere la macchina per qualche evento o altro può tranquillamente farsi avanti. È stato un percorso lungo, ma sono pienamente soddisfatto del risultato».

Ortelli, dicevamo, non andrà a Berna domenica a bordo della sua due cavalli a tinte bianconere. «Sarò sul bus assieme agli altri membri del Club di Sostegno» chiarisce. «Anche perché, dovesse succedere, non vorrei fare rientro in Ticino a notte fonda ma al più presto, per godermi la festa». Ed è proprio in serata, eventualmente, che la Citroën entrerebbe in linea di conto: «L'idea, in effetti, è quella di convocarla, diciamo così, per i festeggiamenti in centro». Detto questo, Ortelli preferisce mantenere un profilo basso: «Ho notato in questi giorni una certa euforia, come se avessimo già vinto, mi pare un atteggiamento fuori posto. Siamo alla terza finale, è vero, ma rimane una partita da cinquanta e cinquanta. E poi attenzione, perché il Servette potrebbe arrivare con molta, moltissima carica visto il sostegno che sta ricevendo da un po' tutta la Romandia. Nel 2022 avevamo forse una sana incoscienza e, dopo che la squadra vide quel muro bianconero, capì di non poter perdere contro il San Gallo. L'anno scorso sapevamo di essere sfavoriti ma, alla fine, a penalizzarci furono gli errori dei singoli. Quest'anno, ripeto, il fatto di arrivare con i favori del pronostico non mi piace granché. Dovremo essere affamati, più che affamati».

A prescindere dal risultato di domenica, Ortelli sa già a chi offrirà un giro sulla sua due cavalli: «Non c'è alcun dubbio, dico Sabbatini. Gli auguro, anzi, di essere titolare contro il Servette e di decidere la partita. Quanto al suo futuro, le coordinate mi sembrano abbastanza chiare. Ma a prescindere da questo, mi piacerebbe se la sua storia con noi si chiudesse così, con una Coppa alzata nel cuore del Paese». Domanda forse scomoda: ma Sabbatini, sulla Citroën, si accomoderebbe al volante? «Allora, questa macchina io non l'ho fatta guidare nemmeno ai miei figli. Però, ecco, vediamo. Ci vuole una certa pratica, soprattutto con le marce alte o in salita, quando si tratta di fare il classico bilancino. Potrei fargli un po' da istruttore».