Calcio

Altri cento di questi Gerndt: «Ma io non lo sapevo»

L’attaccante svedese del Lugano protagonista del successo sul Basilea nella sua 100. partita con i bianconeri
Il bianconero Gerndt è andato in gol contro i renani. © KEYSTONE/DAVIDE AGOSTA
Flavio Viglezio
03.07.2020 06:00

Una serata quasi perfetta, rovinata solo dall’infortunio ad un ginocchio occorso a Mattia Bottani. Una prova più che convincente contro il Basilea – che a Cornaredo non perdeva da quasi vent’anni – e tre punti fondamentali nella corsa verso una salvezza sempre più vicina. Il Lugano sta bene e ha reagito alla grande dopo la sconfitta di Zurigo. Stanno bene i bianconeri e sta benissimo Alexander Gerndt, autore della splendida rete che ha permesso alla squadra di Maurizio Jacobacci di passare in vantaggio insinuando ancora di più il tarlo del dubbio nella mente dei renani. Per lo svedese non c’era modo migliore di festeggiare le cento presenze – impreziosite da 25 gol – con la maglia del Lugano.

Il timing perfetto

Il giorno dopo Alexander Gerndt è come al solito tranquillo compassato. È felice, l’attaccante, ma non si lascia travolgere dall’entusiasmo. Ne ha vissute tante, in carriera, per cadere in trappola. E confessa pure di aver saputo dopo la partita con il Basilea di aver raggiunto le cento partite in bianconero: «No davvero – afferma con un sorriso – non lo sapevo proprio. Non sono stato a contare gli incontri giocati con il Lugano. L’ho appreso al termine della partita dell’altra sera, me lo hanno fatto notare i giornalisti nelle interviste. Che devo dire? Beh, fa ancora più piacere aver segnato in questa occasione. Diciamo che ho trovato il timing giusto. Inoltre abbiamo messo in cascina tre punti pesanti: sì, è davvero stata una bella serata».

Tra qualità e modestia

Tra i tifosi un po’ di timore c’era, dopo la battuta d’arresto del Letzigrund. E la rete di Gerndt è stata accolta come una liberazione dal migliaio di appassionati accolti a Cornaredo. «Ma anche a Zurigo – spiega lo svedese – avevamo avuto le occasioni per tornare in Ticino con un punto. E credo che lo avremmo anche meritato nonostante non avessimo giocato una grandissima partita. Ma quando si scende in campo ogni tre giorni ci stanno purtroppo anche giornate così». Era fondamentale reagire e la reazione è arrivata più frizzante che mai contro una grande del calcio rossocrociato. «Sì – prosegue Gerndt – abbiamo giocato bene. Sappiamo di avere delle qualità importanti e mercoledì le abbiamo fatte vedere a tutti». La finta ai danni di Taulant Xhaka che ha dato il via all’azione del gol – palla da una parte e scatto bruciante a saltare dall’altra il difensore della nazionale albanese – ha strappato gli «ooohhhhh» di ammirazione del pubblico. E di chi se ne stava comodamente seduto davanti alla televisione. L’attaccante di Visby gioca la carta della modestia: «Questi sono gesti tecnici che nascono così, un po’ di istinto. Sul momento non si ha troppo tempo di pensare e si cerca solo di fare la cosa giusta. È andata bene e ne sono felice».

Firme e brividi finali

La linea che separa la gioia dalla delusione nello sport – Gerndt lo sa molto bene – è sottilissima. E così dopo la rete del Basilea firmata allo scadere da Cabral, il Lugano ha vissuto i minuti di recupero in apnea, con il fiato sospeso. «Beh, loro hanno giocato la carta della disperazione, si sono assunti tanti rischi e hanno cercato di buttare più palloni possibili nella nostra area. Ci sta e bisogna pure ammettere che Cabral ha realizzato un gran bel gol. Bisogna fargli i complimenti. In seguito però abbiamo gestito piuttosto bene la situazione, non abbiamo più corso grandi pericoli. E poi alla fine abbiamo vinto ed è l’unica cosa che conta. Avremmo firmato per una vittoria con brividi finali, il calcio è anche questo».

Vecchietto terribile

Già, avrebbero firmato tutti per un successo contro il Basilea. Anche Alexander Gerndt: alla sua terza stagione in riva al Ceresio – e cento partite dopo – lo scandinavo è senza dubbio uno dei leader di questo Lugano. Un punto di riferimento sul quale – ora che i guai fisici sono solo un brutto ricordo – la squadra bianconera sa di poter contare sempre. «La verità – spiega Gerndt con una risata – è che sono vecchio. No? Beh, tra pochi giorni compirò 34 anni. Non me li sento, sia chiaro, però ci sono. Diciamo che porto con me un certo bagaglio di esperienza: in una squadra con molti giovani come il Lugano credo sia importante avere a disposizione qualche elemento più scafato. Il nostro gruppo è un mix interessante di gioventù ed esperienza: mi metto volentieri a disposizione per spingere i nostri ragazzi, per aiutarli a crescere».

Capacità di adattamento

Intanto là davanti, tra partite ravvicinate e soluzioni tattiche cercate da mister Jacobacci, Gerndt ha imparato a convivere con tutti gli attaccanti della rosa bianconera: Janga, Bottani, Holender... Non ha un compagno di reparto preferito – e se lo avesse non lo confesserebbe mai... – ma la capacità di adattamento è qualità fondamentale in questo campionato post coronavirus. «L’obiettivo è sempre quello di riuscire a far funzionare le cose. Davvero, non mi importa con chi gioco anche se è necessario modificare un po’ posizione e movimenti secondo chi si ha al proprio fianco. Non è un problema, bisogna accettare questa situazione ed è così per tutti. È giusto che il nostro allenatore cerchi di gestire le nostre forze: abbiamo avuto solo tre settimane di preparazione e scendiamo in campo ogni tre giorni. Non possiamo essere al massimo e dobbiamo cercare nel limite del possibile di evitare gli infortuni».

A Berna con intelligenza

La serata perfetta vissuta con il Basilea ora dopo ora diventa solo un piacevole ricordo. All’orizzonte già si staglia la difficile trasferta di domenica al Wankdorf contro i campioni svizzeri in casa dello Young Boys. L’ex squadra di Gerndt, per chi se lo fosse scordato. «Sarà un’altra partita, ma come ho già detto siamo solidi e con la palla ci sappiamo fare se manteniamo calma e concentrazione. Dovremo essere intelligenti, ecco. Più che nella trasferta di Zurigo. Se guardiamo alla parte alta della classifica? Questi sono discorsi che piacciono a giornalisti e tifosi: noi guardiamo solo allo Young Boys, per ora».