Il caso

Che cosa succederà alla Juventus?

L'era di Andrea Agnelli si è chiusa nel mezzo di una crisi finanziaria e con seri problemi giudiziari: e il tifoso, ora, teme conseguenze sul piano sportivo
© EPA/FABIO FRUSTACI
Stefano Olivari
29.11.2022 19:30

Dopo 12 anni la Juventus di Andrea Agnelli è finita, quella degli Agnelli intesi come famiglia allargata e gruppo di potere invece no. Certo le dimissioni del presidente e dell’intero consiglio di amministrazione del club sono state per il calcio italiano e forse europeo un evento epocale, stiamo parlando di un club che con questa gestione ha vinto 9 scudetti ed è andato 2 volte in finale di Champions League. Domanda semplice, non soltanto dei tifosi bianconeri: cosa succederà adesso?

Rischio arresto

Partiamo dal presente e cioè dalle più o meno forzate dimissioni di Agnelli, del vicepresidente Nedved, dell’amministratore delegato Arrivabene (l’ex team principal della Ferrari però resterà come traghettatore) e degli altri consiglieri. Il nuovo assetto sarà ufficializzato durante l’assemblea del prossimo 18 gennaio, ma già adesso si può dire che presidente sarà Gianluca Ferrero e direttore generale Maurizio Scanavino. Entrambi uomini di John Elkann, cioè di chi controlla la Exor che della Juventus è azionista di maggioranza. Entrambi con un chiaro profilo da tecnici, non da addetti ai lavori del calcio, per gestire l’emergenza giudiziaria e finanziaria. In questo momento decisamente più grave quella giudiziaria, visto che l’inchiesta Prisma della Procura di Torino, con l’ipotesi di reato del falso in bilancio, non è il solito fumo sulle plusvalenze finte nel calcio. A far precipitare la situazione le voci su possibili arresti, cosa tragica per una società quotata in Borsa: la sola idea di un presidente della Juventus in carcere, oltretutto un Agnelli, magari infondata, ha indotto Elkann ad accelerare una svolta che aveva già in testa da tempo: negli ultimi due anni la Juventus è stata ricapitalizzata per circa 700 milioni di euro, in pratica è stata ricomprata, senza dimenticare che il bilancio 2021/22 si è chiuso con il passivo record di 254,3 milioni. Insomma, per pretendere le dimissioni di questo gruppo dirigenziale non ci sarebbe nemmeno stato bisogno di un pretesto.

Effetto Ronaldo

In generale Elkann e anche molti tifosi della Juventus sono convinti che tutti i mali del club siano iniziati nell’estate 2018, quella dell’acquisto di Cristiano Ronaldo. Non tanto per le cifre dell’operazione, enormi (100 milioni di euro al Real Madrid per un trentatreenne, 54 a stagione di ingaggio per lui) ma giustificate dal valore commerciale del campione portoghese, quanto perché da lì è partito un cambio di filosofia che ha rovinato bilanci, immagine e alla fine anche i risultati sportivi, visto che dopo 9 scudetti consecutivi gli ultimi due li hanno vinti Inter e Milan, ed il prossimo probabilmente sarà del Napoli. Un periodo no coinciso con il trasferimento di Beppe Marotta all’Inter: Agnelli ha creduto di poter fare a meno del miglior dirigente del calcio italiano, conducendo trattative e battaglie politico-sportive in prima persona, inseguendo i fatturati mostruosi delle grandi d’Europa, ma i fatti hanno dimostrato che la Juventus azienda ne è uscita a pezzi. Impossibile fare un elenco completo di tutti gli errori di immagine e di sostanza degli ultimi anni, con la Superlega su tutti: non perché fosse sbagliato il progetto o perché la UEFA di Ceferin sia da difendere, ma per la forma. Agnelli ha provato a recitare la parte del visionario, del dirigente che sogna un nuovo calcio, ma al tempo stesso voleva godere di tutti i benefici di quello vecchio, compresa l’intoccabilità da parte dei media. Certo è che per i tifosi il bravo dirigente è quello che li fa vincere, e qui Agnelli è stato almeno in Italia molto capace, mentre per gli azionisti il bravo dirigente è quello che non li fa spendere, e qui Agnelli è stato un disastro.

Allegri e Conte

Un club di calcio non è ovviamente un’azienda come le altre, il risultato sportivo supera spesso qualsiasi considerazione. Per questo fra gli errori dell’ultimo Agnelli c’è stato anche il ritorno in panchina di Massimiliano Allegri, esonerato nel 2019 dopo 5 campionati consecutivi vinti e richiamato nel 2021 dopo lo scudetto di Sarri e l’esperimento semifallito di Pirlo e del suo calcio liquido. Un allenatore dichiaratamente ‘resultadista’ come Allegri non può essere venduto come allenatore da progetto, se poi a questo si somma anche la mancanza di risultati il fallimento è completo.

L’area sportiva alla fine è stata quasi azzerata, perché anche il successore di Marotta, Fabio Paratici, è stato messo l’anno scorso nelle condizioni di andarsene (ora è al Tottenham), per errori di mercato e altre vicende, come il finto esame di italiano di Suarez all’Università di Perugia. Il direttore sportivo Cherubini non ha futuro, paradossalmente potrebbe averne di più un Allegri protetto fino al 2025 da un megacontratto. Arriverà a giugno, ma poi? Una scelta conservativa sarebbe quella di far tornare sia Marotta, scelto nel 2010 proprio da Elkann e con lui in grande sintonia, sia di Antonio Conte (ora al Tottenham con Paratici), amatissimo dai tifosi, i due iniziatori del grande ciclo: nessuno dei due sarebbe mai tornato con Andrea Agnelli ancora al potere, adesso almeno l’ipotesi è credibile. Ma in questo momento alla Juventus vale tutto ed il campo sembra l’ultimo dei problemi.

Le conseguenze sportive

Che rischia la Juventus sul piano sportivo? Difficile, ora, dare una risposta. La Procura federale è in possesso degli atti relativi alla chiusura dell’inchiesta Prisma avviata dalla Procura di Torino. Toccherà a Giuseppe Chinè studiarli prima di arrivare a una conclusione. La stessa Procura ha aperto un’indagine sul filone stipendi, la nota manovra correttiva sulle rinunce dei calciatori a una parte dei compensi dell’era Covid, che per i pm di Torino fu in gran parte fittizia producendo una distorsione di bilancio con un effetto dichiarato di 90 milioni che nella realtà sarebbe stato invece limitato a 22 milioni di euro. Detto ciò, giova ricordare che per il caso plusvalenze la Corte Federale d’Appello a maggio aveva prosciolto gli undici club e le 61 persone fra dirigenti e amministratori coinvolti, fra cui anche i vertici juventini. Riguardo alle plusvalenze, Chinè dovrà valutare se esistono gli estremi per la procedura di revoca della sentenza della Corte Federale e, quindi, per riaprire le indagini. Per gli stipendi o la cosiddetta carta Ronaldo, invece, a regolare le violazioni in materia gestionale ed economica è l’articolo 31 del codice di giustizia sportiva. La gamma di sanzioni è varia: da una lieve ammenda fino alle penalizzazioni di punti e, addirittura, alla retrocessione retrocessione all’ultimo posto della classifica o ancora all’esclusione del campionato di competenza.

 

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