«Ciccio Cozza meglio di Ronaldo»

LUGANO- Quella con Casolini più che un’intervista è un viaggio dalle mille curve, divertente e al contempo affascinante. «Nick» ha 37 anni, ma il mondo dello sport lo conosce come le sue tasche. Ha assistito alle finali dei più grandi eventi del mondo, ha incontrato personaggi influenti, ma è rimasto sempre se stesso. Simpatico, schietto e dall’aneddoto facile. Ieri ha commentato la sua ultima partita di calcio, da oggi si occuperà di intrattenimento. Insieme parliamo di calcio regionale, ma in un battibaleno si arriva a citare il numero magico di Redondo del 2000. Del Leicester e di Vardy. Della finale di Coppa Ticino. I gol più belli, gli amici e tanti momenti di vita lavorativa vissuti a pieni polmoni. Molta carne al fuoco, che a fatica riusciamo a condensare in queste pagine. Con lui è bello intrattenersi e in ogni sua parola si percepisce la sua passione. Casolini è uno dei volti più apprezzati della RSI, ma anche un calciatore. In carriera, tra le altre, ha vestito le maglie di Bellinzona, Mendrisio, Morbio, Rancate e Paradiso. Attualmente milita nell’Agno.
Nicolò entriamo subito nel vivo; è più bello commentare il calcio o giocarlo?
«Domanda facile. Giocarlo. Ho avuto la fortuna di vivere mondiali e europei, ma quando sei in campo è tutta un’altra cosa. Vivere lo spogliatoio, la partita, il profumo dell’erba e tutto ciò che ruota attorno al pallone. È magico. Essere il protagonista è il massimo, ed è uguale se il palcoscenico è la Serie A o la Quinta Lega».
Come sta andando la stagione per te e il tuo Agno?
«Molto bene! La mia squadra è in testa al campionato (Quarta Lega, ndr.) e mira a tornare nel calcio ticinese che conta. Va elogiato il lavoro svolto dalla società, in particolare da Sacha Cattelan. Personalmente sto riuscendo ad allenarmi con regolarità e, lavoro permettendo, essere presente e dare il mio contributo. Qualche gol l’ho anche realizzato, ma la mia specialità sono gli assist».
Quale voto ti assegneresti in questa prima parte di campionato?
«Un voto molto alto per il contributo di assist, meno per quanto riguarda le reti realizzate. Facendo una media diciamo una bella sufficienza piena. Sono soddisfatto e soprattutto mi diverto da morire».
Qual è il tuo colpo migliore?
«Il cross. Ho un traversone da Champions League!»
Facci la telecronaca di una tua azione.
«Baroni esce palla al piede dalla difesa, lancio sulla fascia sinistra per Bonanno che cambia gioco cercando Casolini. Aggancio perfetto di quest’ultimo che dalla trequarti serve Francisco Aguirre che di testa mette, inesorabilmente, il pallone in gol».
Chi è il tuo idolo?
«Il mitico David Beckham, che ho avuto il piacere di incontrare. Un’icona. Alla pari con Ciccio Cozza!».
A proposito di incontri, quale ti ha segnato maggiormente?
«Non ho dubbi: Franz Beckenbauer. Un uomo di una classe e eleganza fuori dal comune. Ce l’aveva in campo, ce l’ha anche fuori».
C’è un personaggio, invece, che non sei riuscito a incontrare?
«Robbie Williams. Ho assistito a un suo concerto, ma mi sarebbe piaciuto potergli parlare».
Attualmente, chi è il giocatore più forte del mondo?
«Ronaldo. Anzi no, è troppo facile. Dico Mario Mandžukic, per la capacit di essere decisivo e di incidere quando conta davvero».
E nel calcio regionale?
«Non è facile, in quanto ho avuto la fortuna di giocare insieme a calciatori straorinari. Cito il mio amico e nuovo compagno di squadra Alessandro Elia. Ho visto pochi giocatori alle nostre latitudini con un sinistro educato come il suo».
C’è un momento in particolare, lavorativamente parlando, che non dimenticherai mai?
«La partita tra Argentina e Svizzera ai Mondiali. Quella del palo di Dzemaili allo scadere. Non riesco nemmeno a descrivere la emozioni che ho provato in quei minuti. Non è andata benissimo per noi, ma è una gara che non dimenticherò mai. Nessun’altra partita mi farà provare delle sensazioni simili».
E da calciatore?
«Sicuramente un Lugano-Milan in cui feci doppietta. Era la prima partita che giocavamo a undici e io segnai subito due reti, di cui una in mezza rovesciata. Per me, che sono interista, è stato un momento magico. Non posso poi non parlare della finale di Coppa Svizzera che giocammo al Wankdorf di Berna. Ho segnato, ma soprattutto ho calcato un campo storico. Lì è stata giocata la finale dei Mondiali del 1954 tra Germania e Ungheria. Termino con la rete messa a segno in amichevole contro il Lugano quando militavo nel Paradiso. Una punizione perfetta, contro chi abitualmente commento. Niente male...».
Parliamo di amicizie. Un giornalista può diventare amico di un calciatore?
«Assolutamente sì. Ovvio, bisogna essere corretti e leali. Un conto è l’amicizia, un altro la professione. Lungo il mio cammino ho incontrato due persone speciali: Blerim Dzemaili e Haris Seferovic. Con loro ho un rapporto privilegiato, ci sentiamo regolarmente e abbiamo condiviso tanti momenti bellissimi».
In chiusura: qualche ora fa hai commentato la tua ultima partita. Da oggi inizierai una nuova avventura...
«È vero, lascio - se così si può dire - lo sport per passare all’intrattenimento. Il mio percorso allo sport è stato fantastico e ho vissuto anni bellissimi. Sicuramente alcune dinamiche mi mancheranno, ma credo sia il momento giusto per cambiare. Sono molto carico e non vedo l’ora».