Calcio

Coltivare il sogno americano tra favole, paura e aiutini

All’incirca metà delle 48 delle selezioni ammesse ha già staccato il biglietto per il Mondiale 2026: ranking alla mano flirtano con l’inaudito pure Kosovo, Nuova Caledonia e, forse, San Marino
Al Mondiale 2026, per la prima volta nella storia, ci sarà pure Capo Verde. © AP/Cristiano Barbosa
Massimo Solari
15.10.2025 06:00

Siamo al giro di boa. Nel senso che all’incirca metà delle 48 nazionali ammesse ha già staccato il biglietto per il Mondiale del prossimo anno. Alla cerchia allargata di invitati, ieri, si è aggiunta l’Inghilterra. Tutto secondo le previsioni, e ciò a differenza del piccolo miracolo sportivo compiuto nelle ore precedenti da Capo Verde, secondo Paese più piccolo del pianeta, dopo l’Islanda, a riuscire ad accedere all’appuntamento principe della FIFA. Prima dello stato-arcipelago dell’Africa Occidentale, a meritarsi il battesimo alla Coppa del Mondo erano invece stati Uzbekistan e Giordania. Tutto molto bello e per certi versi esagerato, considerato l’allargamento del torneo da 32 a 48 selezioni voluto dai vertici della Federcalcio internazionale per trasformare il pallone in un prodotto sempre più globale. O, se preferite, per distribuire il maggior numero di fette di torta in cambio di riconoscenza e appoggio futuri.

Ranking alla mano, tuttavia, il bello potrebbe ancora venire. Sì, perché i citati Uzbekistan (in 54. posizione), Giordania (62.), Capo Verde (70.) o ancora Nuova Zelanda (83.) rischiano di non essere le formazioni meno «quotate del lotto». Altre favole si stanno scrivendo nelle diverse confederazioni calcistiche, in alcuni casi con merito, in altri sfruttando le maglie larghe e gli ammortizzatori di uno o dell’altro sistema di qualificazione. E però, inevitabilmente, qualcuno potrebbe lasciarci le penne.

Scossoni e imbarazzo

Le gerarchie, per esempio, dovrebbero essere sovvertite nei Balcani, dove l’Albania ha scalzato la Serbia nel gruppo guidato dall’Inghilterra, e dove - soprattutto - si sta esaltando il Kosovo, né più, né meno la realtà calcistica più giovane della UEFA. Inseriti nel girone della Svizzera, i «dardani» stanno ovviando al 91. rango del ranking con orgoglio e organizzazione. E la speranza è che il match del 18 novembre a Pristina contro i rossocrociati, ultima curva del gruppo B, serva unicamente a determinare l’accesso ai playoff di Hajdari e compagni. E a proposito delle sfide da dentro o fuori in agenda in marzo. Vi si aggrappa con tutte le forze la Svezia, avversaria imbarazzata di elvetici e kosovari che si è vista costretta a scaricare il ct Jon Dahl Tomasson. A offrire un’ancora di salvezza agli scandinavi è il primo posto di girone conquistato nell’ultima campagna diNations League. E, per certi versi in modo incredibile, non è escluso che a imboccare questa corsia d’emergenza riesca pure San Marino, ultimissimo nelle qualificazioni al Mondiale, ma capace di prevalere su Gibilterra e Liechtenstein in Nations. Affinché il microstato possa regalarsi un’ultima chance, tuttavia, occorre che almeno due tra Nord Irlanda, Cechia, la stessa Svezia e Romania chiudano il girone al 2. posto. Il paradosso? In occasione dell’ultimo incrocio del gruppo H, San Marino potrebbe farsi trafiggere a piacimento proprio dai rumeni, svantaggiando così la Bosnia ed Erzegovina.

Restando in casa nostra, dicevamo della tremarella di alcune nazionali di primo piano. Al netto del successo appena ottenuto contro Israele (vedi sotto), è ovviamente l’Italia a trovarsi sull’orlo di una crisi di nervi. In marzo, per l’appunto, sono in programma le due sfide secche di playoff, e fallire significherebbe sprofondare nella depressione sportiva per la terza volta consecutiva. Sarebbe assurdo, già, ma lo spauracchio della Svezia e pure quello della Macedonia del Nord non favoriscono sicuramente la serenità dell’ambiente azzurro.

Un occhio di riguardo sul Golfo

Chi continua a sognare è invece la Nuova Caledonia, 150. nazionale al mondo che in marzo disputerà gli spareggi intercontinentali essendosi classificata alle spalle della Nuova Zelanda nell’area dell’Oceania. A questa fase - che mette in palio due ticket aggiuntivi - accedono altre cinque selezioni: la Bolivia, settima su dieci nelle qualificazioni sudamericane e tuttavia ancora in corsa, una rappresentante africana, una asiatica e due nazionali del Centroamerica. Nel confederazione africana, nel dettaglio, saranno le quattro migliori seconde dei gironi di qualificazione a contendersi il posto nei playoff. E, al momento, a sfidarsi sarebbero Nigeria, Gabon, Camerun e Burkina Faso. Anche nella zona CONCAF si deciderà tutto in novembre, e Paesi come Suriname e Curaçao sperano nel clamoroso colpaccio.

Quanto sta accadendo sul fronte asiatico, per contro, ha sollevato alcuni interrogativi. Come suggerito dal settimanale tedesco Die Zeit, Gianni Infantino avrebbe influenzato la Federcalcio asiatica al fine di concedere un aiutino a Qatar e Arabia Saudita, partner oramai fidati del presidente della FIFA, nonché organizzatori dell’ultimo Mondiale e dell’edizione del 2034. Le squadre in questione hanno toppato nella fase principale delle qualificazioni, venendo rimandate in appello attraverso due gironi da tre: le prime classificate si qualificano al Mondiale, le seconde si affronteranno in novembre e chi la spunta avrà accesso ai citati spareggi intercontinentali. «Ed entrambi i paesi del Golfo hanno ottime possibilità di successo. Perché godono di un esclusivo vantaggio casalingo» faceva notare Die Zeit. Per poi precisare: «Già in estate, l’AFC aveva deciso che Qatar e Arabia Saudita avrebbero ospitato i mini-gruppi, senza spiegarne il motivo». Gli avversari (Indonesia, Iraq, Oman ed Emirati Arabi Uniti), non a caso, «hanno chiesto almeno una sede neutrale. L’Iraq ha avvertito che la decisione “potrebbe compromettere l’equilibrio della competizione”». Detto, fatto, ieri sera sono caduti i primi verdetti, con il pass mondiale staccato da Qatar e Arabia Saudita.

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