Calcio

«Conta più il recupero che l'allenamento»

Per l'Head of Performance del Lugano Luis Suarez Arrones «a fare la differenza è soprattutto la stanchezza mentale»
©Gabriele Putzu
Giacomo Notari
28.07.2023 06:00

Tre punti, tre reti rifilate allo Stade Losanna-Ouchy all’esordio, ma meno di tre giorni per preparare il prossimo impegno casalingo contro il San Gallo. Già, dopo essere tornata alle quattro del mattino in Ticino nella notte tra mercoledì e giovedì, la squadra allenata da Mattia Croci-Torti ha subito iniziato a proiettarsi sulla sfida di domani contro i sangallesi, che è ormai dietro l’angolo. I tempi di recupero sono stretti e non c’è tempo di guardarsi intorno per gustare il primo successo stagionale. Un ritmo esigente al quale il Lugano sarà costretto ad abituarsi. Con di mezzo le competizioni europee infatti, i bianconeri saranno spesso chiamati a scendere in campo due volte alla settimana. Ritmi inglesi che, per essere sostenuti, necessitano una preparazione particolarmente curata: «Giocando due volte alla settimana, il recupero diventa molto più importante dell’allenamento, questo è chiaro - ha sottolineato Luis Suarez Arrones, Head of Performance della squadra bianconera -. Abbiamo un protocollo di recupero ben preciso che è essenziale per poter sostenere ritmi del genere». Consci della densità del loro calendario da diverse settimane ormai, i bianconeri - e il contrario sarebbe stato preoccupante - non si sono fatti trovare impreparati.

Servirebbero almeno 72 ore

Luis Arrones è approdato nello staff tecnico bianconero nell’estate del 2022, dopo esperienze in club europei importanti come Betis Siviglia, Fiorentina e Basilea. Uno che, insomma, sa come gestire queste situazioni, e preparare al meglio i giocatori per simili impegni a ripetizione. «Il momento più importante in questi casi è immediatamente dopo la fine della partita, - ci ha svelato Luis Arrones -. L’accento viene messo sull’alimentazione, con anche degli integratori per ogni giocatore. La fisioterapia e il passaggio nelle vasche di acqua fredda sono anche delle tappe cruciali. Agendo velocemente una volta finito lo sforzo si cerca di accelerare la rigenerazione delle fibre muscolari». Un processo ovviamente ripetuto nei giorni successivi, nei quali ogni dettaglio è curato meticolosamente. «Bisogna contare in media 72 ore per recuperare da uno sforzo di 90 minuti, - ha indicato Luis Arrones -. Gli allenamenti, quando ci sono due partite ravvicinate, sono più leggeri. Si svolge soprattutto un lavoro aerobico e di mobilità, con anche dei massaggi per chi ha giocato di più. Ovviamente questo discorso non vale per chi non ha giocato, che si allena ad alta intensità per rimanere pronto nel caso venisse chiamato in causa».

Maratoneti e velocisti

Questo discorso generale sulla rigenerazione varia però parecchio da un giocatore all’altro. «Il GPS che ogni giocatore porta sotto la maglia ci permette di raccogliere tutti i dati necessari per quel che riguarda il carico fisico, - ha precisato l’Head of Performance del Lugano -. Alcuni sono più resistenti e, durante lo sforzo, distruggono meno fibre muscolari. Per altri invece ci vuole più tempo per recuperare. Spesso si tratta dei giocatori offensivi, che magari corrono meno, ma i cui sforzi sono di più alta intensità. È un po’ come se si parlasse di maratoneti da una parte, e di velocisti dall’altra». Una metafora che permette di capire più facilmente come stanno le cose.

Il carico mentale europeo

Detto del monitoraggio dello sforzo fisico, rimane però un aspetto essenziale, più soggettivo, quando c’è di mezzo il recupero tra due sforzi. Specie se si parla di impegni europei, guarda a caso quelli che attendono il Lugano questo autunno. «La stanchezza mentale è la chiave, - ha spiegato Arrones -. A livello di intensità fisica ed emotiva, quello che l’Europa ti procura è un’altra cosa rispetto al campionato. L’esigenza che richiede all’organismo e al sistema nervoso è superiore. I tempi di recupero necessari hanno tendenza ad aumentare. Inoltre, con le competizioni europee ci sono anche le lunghe trasferte che ti stancano, specialmente quando non è possibile tornare a casa a dormire dopo la partita. Dormendo in albergo si perdono ore preziose». Dalle parole dell’Head of Performance bianconero si capisce che la prima settimana di competizione del Lugano non è esattamente comparabile a ciò che attende Sabbatini e compagni nei prossimi mesi. C’è da augurarsi, dunque, che la rosa rimanga così profonda.

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