Coppa Svizzera: Matteo Tosetti sfida il Basilea e il Lugano

«Comunque vada, il Lugano alla fine sarà terzo in classifica». Matteo Tosetti la butta sul ridere. L’esterno del Thun non è nato ieri: a Cornaredo, domenica, faranno il tifo per il Basilea. Logico. Se i renani vincessero la Coppa Svizzera, il biglietto per la fase a gironi dell’Europa League andrebbe alla terza forza del campionato. I bianconeri, attualmente. La squadra di Fabio Celestini è il classico terzo incomodo. O se preferite un gufo, che poserà gli occhi sulla finale di Berna sperando di trarne vantaggio.
«Appuntamento con la storia»
Le possibili combinazioni fra Coppa e Super League non solleticano Tosetti. Né, di riflesso, il Thun. Nell’Oberland il pensiero è uno solo: scrivere la storia. «Noi vogliamo vincere e basta» spiega il ticinese, classe ‘92. «Questo club non ha mai messo le mani su un trofeo. È alla sua seconda finale, dopo quella lontana del 1955. Siamo tutti orgogliosi di poter vivere un momento così significativo. Un domani, quando racconterò a mia figlia le mie avventure in campo, spero tanto di spiegarle come il Thun ha battuto il grande Basilea».
«Come un macigno»
Il gol al 93’ di Bastien Toma, nel match fra Sion e Xamax, ha tolto un peso enorme al Thun. «Stava diventando un macigno» dice Tosetti. Già, i bernesi – una vittoria nelle ultime 13 uscite in campionato – erano finiti in un vero e proprio vortice. «C’era un pizzico di timore, ma adesso è arrivata la salvezza matematica e come per magia è tornato il sereno. Possiamo concentrarci sulla finalissima di Berna». Ma cosa è successo, nel 2019, al Thun? «Non credo che il percorso in Coppa ci abbia tolto energie e concentrazione in campionato. Non eravamo il Real prima e non siamo diventati brocchi. Alla fine il calcio è una questione di fortuna. Se all’andata ogni dettaglio girava per il verso giusto, ultimamente noi colpivamo il palo mentre gli avversari con mezzo tiro facevano gol. Aggiungete infortuni e squalifiche ed ecco spiegato il lunghissimo momento no».
«Nulla di particolare»
La finale, la prima per il Thun dopo una vita, è un evento «unico e raro» per dirla con Matteo. «Però la stiamo preparando senza stravolgere le nostre abitudini. Ci ritroveremo la mattina, pranzeremo assieme e poi partiremo in bus alla volta di Berna. Nessun ritiro prepartita, sarebbe stato controproducente. Siamo abituati a passare le ore precedenti un match con i nostri cari». Chiaramente, l’entusiasmo in città è alle stelle. Lo Stade de Suisse verrà invaso dai tifosi biancorossi. «La gente per strada ti riconosce, ti ferma e scambia quattro chiacchiere. Fa molto piacere. Aiuta, anche. Avvertiamo una passione insolita, chiamiamola pure pressione. Ma è qualcosa di positivo. Noi non abbiamo nulla da perdere, mentre il Basilea – favorito – di fatto si giocherà la stagione».
«Sintetico che passione»
Già, il Basilea. La corazzata di Koller ha perso solamente una volta nel 2019, con lo Young Boys. «Anche il Thun ha fatto la sua parte» prosegue Tosetti. «All’andata avevamo vinto 4-2 contro di loro. Ecco, sappiamo come batterli. Inoltre a Berna c’è il sintetico, una superficie che non fa mai l’unanimità e che ai basilesi proprio non piace. Se ne lamentano sempre. Noi al contrario siamo abituati, conosciamo pregi e difetti. Affronteremo l’avversario a viso aperto, anche perché parliamo di una sfida secca. Non ci nasconderemo, insomma, pur partendo senza i favori del pronostico. Proveremo altresì a metterla sul piano mentale. A mio avviso, infatti, il Basilea sta soffrendo parecchio lo Young Boys. Quello rossoblù è un club storicamente abituato a vincere tutto. Ma ora deve fare i conti con un rivale».


«Una ferita ancora aperta»
Nel 2016, quando vestiva la maglia del Lugano, Matteo Tosetti giocò (e perse) una finale di Coppa al Letzigrund. «Una ferita ancora aperta» commenta. «Fu una partita strana, lo Zurigo era appena stato retrocesso per cui l’atmosfera allo stadio non era nemmeno da finalissima. Sembrava più uno scontro salvezza, con i loro tifosi che fischiavano. Sprecammo una grande chance per scrivere la storia. Tenemmo costantemente il pallino del gioco, ma non riuscimmo a segnare. Un rammarico incredibile che il tempo non ha cancellato».
Il destino ha apparecchiato a Matteo una nuova possibilità. «Appuntamenti del genere sono come il tuo compleanno. Li aspetti, senti l’emozione ancor prima di scendere in campo, ti immagini come sarà, dalle coreografie al tifo. Rispetto al 2016 sono un calciatore diverso. Ho più responsabilità, sono un titolare e il mio club conta tanto su di me». In ballo, per il Thun, c’è anche l’Europa League dalla fase a gironi. «O noi o il Lugano, sì (ride, ndr). Se vincessimo la Coppa Svizzera ci spetterebbe questo privilegio. È un tema che abbiamo affrontato noi senatori nello spogliatoio. Oltre all’aspetto storico, un successo sul Basilea permetterebbe al club di incassare parecchi soldi».
«Io come Marchesano? Pagherei»
Matteo a Berna non sarà solo. Oltre al mare di tifosi del Thun, allo Stade de Suisse ci saranno parenti stretti, amici e via discorrendo. «Diciamo che il mio palco personale, in tribuna, è strapieno. Perfino la mia piccolina verrà a vedere papà». Assenti tuttavia due grandi amici di Tosetti: l’hockeista Inti Pestoni («È ad un addio al celibato e non credo farà in tempo ad arrivare») e il centrocampista dello Zurigo Antonio Marchesano («Lui sfrutterà il weekend libero per riposare in famiglia, visto lo stress di questa Super League»). Proprio Marchesano nel 2018 decise la finale con un gol capolavoro. Tosetti sogna di essere altrettanto decisivo contro il Basilea? «Di più, pagherei oro per fare un gol come quello di Anto l’anno scorso. Speriamo, davvero».
Thun contro Basilea e Lugano in veste di gufo o, meglio, spettatore interessato. Chi la spunterà in ottica Europa League? «Pochi, a Thun, l’hanno fatta» conclude Tosetti. «Sarebbe incredibile».