L'analisi

Coraggio e follia ci regalano gli ottavi

Il pazzo successo sulla Serbia fa volare la Svizzera ai giochi che contano – Ora ci attende il Portogallo: «E non sono sicuro che sia contento di affrontarci» afferma Murat Yakin
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Massimo Solari
02.12.2022 23:34

Come nel 2018. Anzi, molto meglio. Per un’altra notte indimenticabile. Abbiamo vinto, dopo aver vacillato sull’orlo del burrone. Ma abbiamo vinto. Grande Svizzera: gli ottavi di finale di Qatar 2022 sono infine realtà. E, appunto, quanto è stato bello e per certi versi drammatico riuscirci in questo modo. No, all’incoscienza e alla forza d’urto serbe non abbiamo opposto la consueta organizzazione difensiva. Men che meno la prudenza. Macché, a regalare a Xhaka e compagni il passaggio del turno sono stati coraggio e follia. Senza di essi non sarebbe stato possibile riemergere dal pantano nel quale la squadra di Murat Yakin si era ficcata al 35’. Ribaltati da Mitrovic e Vlahovic, dopo aver solleticato per primi il successo. Quanta paura, davvero.

La redenzione di Remo

I serbi, nel primo tempo, ci hanno fatto soffrire. Tremendamente. I forfait di Sommer e soprattutto Elvedi hanno minato le certezze elvetiche. La difesa, dicevamo. Con Akanji apparso a più riprese in difficoltà. Crollare, però, non era ammesso. E non è accaduto. Anzi. Un’altra rimonta, come a Kaliningrad, ha fatto impazzire i tifosi svizzeri. La Nazione. Da Freuler a Freuler. Prima condanna, poi eroe.

Il 3-2 del centrocampista del Nottingham Forest ha scacciato definitivamente i brutti pensieri, mentre per la Serbia ha rappresentato una mazzata. «È stata una rete clamorosa in una partita decisiva; sì una delle più importanti della mia carriera, a maggior ragione a fronte degli errori commessi sui due gol avversari».

Xhaka e Shaqiri, trascinatori

Il prossimo capitolo s’intitola Portogallo. «E batterlo è possibile» afferma con convinzione Rodriguez, tra i migliori elvetici. D’altronde, è già successo. In Nations League, alla vigilia dell’estate, quando  - allora come oggi - sembravamo un pugile in difficoltà. «E invece raggiungiamo le migliori selezioni con merito» sottolinea il commissario tecnico Murat Yakin. «Contro la Serbia abbiamo avuto la meglio grazie al collettivo. Ho visto una leadership incredibile. Giocatori come Xhaka e Shaqiri, letteralmente, hanno trascinato i compagni. Soprattutto nei momenti difficili». Tutto vero. Nonostante i fischi assordanti a ogni pallone toccato, il capitano e il fantasista della Nazionale hanno fatto la differenza. Ancora una volta. Il primo - come evidenziato dall’allenatore - mostrando la via in più circostanze. Sempre a testa alta, pronto allo scontro, ma anche se provocato - vero Mitrovic? - senza mai perdere il controllo. «XS», lui, ha invece tramutato in oro quasi ogni pallone toccato. Confermandosi elemento indispensabile.

Record e gloria

Insieme a Xhaka e Rodriguez, zittendo il pubblico serbo prima e festeggiando con la bandiera svizzera poi, Shaqiri ha superato Lichtsteiner e Behrami per numero di presenze ai Mondiali. Un altro passo verso la leggenda del calcio rossocrociato. Ma non ponete loro limiti. Perché mai, ora, che viene il bello? «La sfida con Cristiano Ronaldo? Servirà un’impresa, ma credo che anche il Portogallo non sia contento di affrontare una squadra come la Svizzera» il pensiero di mister Yakin. Condiviso da migliaia e migliaia di tifosi. A Doha come in patria. Ci giocheremo tutto al Lusail Stadium, martedì, ringalluzziti da un cuore che batte forte e - in attesa di conoscere il percorso di guarigione di Sommer ed Elvedi - da rinnovate certezze. Una su tutti: Embolo. Contro la Serbia, il centravanti di riferimento della Nazionale è stato a tratti incontenibile. Un trascinatore vero, in un’altra notte folle e indimenticabile. Come nel 2018, anzi molto meglio.

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