CR7-Juventus, la fine di un amore mai nato

Fra Cristiano Ronaldo e la Juventus adesso è davvero finita, dopo tre stagioni di amore mai nato. Il 36.enne fuoriclasse portoghese in un venerdì pieno di indecisioni e colpi di scena ha finalmente trovato la sua via di uscita: niente Manchester City, tornerà a giocare in quel Manchester United con cui fece grandi cose dal 2003 al 2009.
Ritorno a Manchester
Il City sembrava fino a ieri pomeriggio l’unica opzione che consentisse al giocatore, alla Juventus e al superprocuratore Jorge Mendes di non perdere la faccia. Un club che voleva a costo zero il suo colpo di marketing 2021 anche a dispetto delle richieste del proprio allenatore, un Guardiola che non aveva simpatia per il portoghese fin da quando allenava il Barcellona e non era entusiasta del suo stile di gioco. Non erano felici nemmeno la Juventus, che avrebbe risparmiato solo l’ultimo anno di ingaggio, e Ronaldo che aveva creduto nel PSG; e così, quando lo United ha offerto l’equivalente di 30 milioni di franchi, hanno detto sì con gioia. Per CR7 un ritorno nella realtà in cui è diventato grande: sotto la guida di Alex Ferguson vinse 3 campionati e la prima delle sue Champions League, da esterno in un attacco che aveva anche Tevez e Rooney. A Manchester da grande talento si trasformò in icona planetaria e adesso potrà preparare lì il Mondiale 2022 (il contratto è biennale, fino al 2023, al netto delle imposte guadagnerà come alla Juventus) in un ambiente familiare, anche se lo United allenato da Solskjaer è una squadra piena di ambizioni e di stelle, Pogba su tutti.
Allegri
L’addio fra Cristiano Ronaldo e la Juventus è stato consensuale, visto che c’era un altro anno di contratto da onorare, ma certo non amichevole. E non è un caso che la voce della società sia stato ieri Allegri, che dopo due anni di disoccupazione (il primo ancora a libro paga della Juventus) è stato richiamato a caro prezzo proprio per far terminare l’era di Cristiano Ronaldo e costruire una Juventus che riprenda a vincere scudetti. Fra l’altro Allegri è stato il primo dei tre allenatori bianconeri con cui il campione ha avuto un rapporto inesistente: ma lui e Sarri il campionato almeno l’hanno vinto, mentre Pirlo era sotto il livello dell’apprendista.
Nuova vecchia Juventus
La Juventus dei prossimi anni dovrà quindi tornare al passato: scudetto come obiettivo e in Europa il meglio che si può senza quell’ossessione Champions che poi nel 2018 fu alla base dell’operazione Cristiano Ronaldo. Di cui vale la pena ricordare i termini: 124,5 milioni (conversione in franchi) per prenderlo dal Real, 61,6 milioni lordi (33,3 netti) a stagione di ingaggio con contratto quadriennale. Questo era quindi l’ultimo giro in cui il club poteva sperare di ricavare qualcosa. Ma gli aspetti finanziari sono un discorso a parte. Il vero problema è che CR7 è sempre stato un corpo estraneo alla Juventus, una specie di isola indipendente in una realtà dove anche i fuoriclasse sono sempre stati trattati da dipendenti: da Boniperti a Platini, da Sivori a Baggio, da Bettega a Zidane, nessuno è mai stato più importante della Juventus stessa.
I soldi di Agnelli
Cristiano Ronaldo è stato per la Juventus un affare? Difficile quantificare il suo impatto sul marchio, ma certo vista la sua visibilità la spesa per uno dei migliori attaccanti del mondo appare più sensata degli ingaggi gonfiati a giocatori di medio livello come McKennie, Ramsey e Rabiot, senza contare il mezzo disastro fatto con De Ligt. Certo la Juventus come azienda sta andando malissimo, visto che ha appena deliberato un aumento di capitale da 400 milioni di euro, che pro quota saranno versati dagli azionisti: quelli di spettanza degli Agnelli-Elkann, attraverso la loro Exor (63,8% delle azioni) sono 255. Problemi nati prima del coronavirus e anche prima di CR7, inseguendo un gigantismo che ha portato 9 scudetti consecutivi ma zero Champions League. Le questioni finanziarie non vanno sottovalutate, perché Andrea Agnelli è sì il presidente ma non appartiene a quella parte di famiglia che ha le reali leve di comando del gruppo. Alla fine anche lui sarà giudicato (da John Elkann).
Niente Champions
Agnelli su Cristiano Ronaldo aveva fatto nell’estate 2018 un investimento non solo finanziario, ma anche emotivo e filosofico. Basta con la Juventus quadrata, dominatrice in Italia ma quasi mai vincitrice in Champions League (l’ultima risale a 25 anni fa, quando ancora partecipavano soltanto le squadre campioni nazionali), e avanti con la Juventus globalizzata che ingaggiava il calciatore più riconoscibile del mondo. Una rivoluzione che ha portato due scudetti, una Coppa Italia e due supercoppe, ma ha peggiorato il rendimento in Champions: eliminazione ai quarti contro l’Ajax nell’unica stagione di CR7 con Allegri, fuori agli ottavi per opera del Lione con Sarri in panchina, e ancora agli ottavi con Pirlo, questa volta contro il Porto. Per Agnelli una beffa, per Cristiano Ronaldo un motivo di rabbia, visto che veniva da quattro Champions vinte negli ultimi cinque anni al Real Madrid. Adesso la fine, con freddezza e post di circostanza sui social network. Parole di CR7 o di chi per lui: «Ho dato il mio cuore e la mia anima per la Juventus».