Calcio

Črnigoj: «Abbiamo realizzato un sogno, ma il bello arriva adesso»

Il 25.enne sloveno, partito da Cornaredo la scorsa estate per cercar fortuna in Serie B, ha festeggiato una storica promozione nel massimo campionato italiano - Un’esperienza che l’ex bianconero si ricorderà per sempre, culminata in una serie di celebrazioni alquanto pittoresche tra la Laguna e il Canal Grande
Il 25.enne è reduce da un ritiro con la nazionale slovena. © EPA/Georgi Licovski
Nicola Martinetti
08.06.2021 20:36

Domen, ormai sono passati alcuni giorni dalla storica promozione in Serie A del suo Venezia. I festeggiamenti sono finalmente terminati?

«Sì, adesso direi di sì (ride, ndr.). Subito dopo la promozione abbiamo trascorso quarantotto ore pazzesche, di baldoria ininterrotta. La città si è fermata per accogliere la Serie A, è qualcosa che - personalmente - non scorderò mai. Abbiamo attraversato il Canal Grande a bordo di un’imbarcazione a remi condotta dai tipici gondolieri veneziani, con la gente che si è riversata a bordo di diversi natanti e ci ha scortato fino alla laguna, a mo’ di corteo. Poi, una volta giunti in Piazza San Marco, è iniziato il delirio. Ho vissuto due giorni intensi, poi sono dovuto partire per raggiungere il ritiro della Nazionale slovena, dunque ho dovuto abbandonare i bagordi. Ma forse è meglio che sia andata così, iniziavo ad essere affaticato (altra risata, ndr)».

Avrebbe mai pensato, a inizio campionato, che la stagione potesse terminare con una promozione?

«Era l’obiettivo dichiarato, ma alla fine in pochi ci credevano davvero. La proprietà ha investito parecchio per costruire il classico “squadrone”, sulla carta composto da elementi di talento, ma altresì reduci da annate complicate. Me compreso, che avevo appena vissuto un periodo difficile a Lugano. Il progetto prevedeva l’ascesa in Serie A sul lungo periodo, infatti molti giocatori giunti a Venezia la scorsa estate hanno firmato un contratto pluriennale. Invece, alla fine, ce l’abbiamo fatta al primo colpo. E va bene così: siamo saliti per restare. Le neopromosse faticano sempre a mantenere la categoria, ma credo che questo club abbia i mezzi per rimanere stabilmente nel massimo campionato italiano».

Un anno fa Vladimir Golemic fu promosso con il Crotone, ora è toccato a lei con il Venezia. C’è qualcosa, negli ex-Lugano, che sembra portar bene in Serie B...

«Lui però ha avuto la vita più facile, visto che il Crotone è salito direttamente, terminando secondo (ride, ndr). Scherzi a parte, noi abbiamo chiuso il campionato al quinto posto e siamo dovuto passare dagli spareggi, ma non abbiamo mai dubitato delle nostre chance. Negli ultimi mesi si è creata un’energia positiva attorno alla squadra ed è nata in noi la convinzione di poter agguantare questo sogno».

Un sogno poi divenuto realtà. Per uno sloveno di Capodistria, nato e cresciuto a pochi passi dall’Italia e soprattutto non distante da Venezia, che significato ha questa promozione?

«Ha un sapore speciale, davvero. Al Pier Luigi Penzo (lo stadio della Serenissima, ndr) ho trovato una famiglia. Sono qui solo da un anno, eppure sembra che ne siano già passati dieci. Non ho potuto tornare spesso in Slovenia a causa delle restrizioni dettate dal coronavirus, ma non mi è pesato. A Venezia la gente vive per il calcio, molto più che in Svizzera, e ti accoglie a braccia aperte ovunque vai».

Ha menzionato la Svizzera: la riporto allora ai suoi ultimi, difficili mesi a Lugano. Ha vissuto quest’ultima, inebriante annata come una rivalsa nei confronti del club bianconero?

«No, non la metterei in questi termini. Anzi, seguo ancora da vicino le avventure della squadra bianconera e ho tuttora tanti amici a Lugano, che mi scrivono per chiedermi come sto e per tenermi aggiornato sui risultati del club. Certo, a Cornaredo ho vissuto un periodo davvero duro, che d’altro canto mi ha però permesso di crescere ed arrivare dove sono adesso. La società mi aveva messo fuori rosa perché non volevo accettare di trasferirmi in club che non erano di mio gradimento, così ho preferito rimanere ai margini ed attendere un’opportunità che mi intrigasse davvero. Questa mia volontà mi ha però escluso dal gruppo, anche se mister Jacobacci aveva affermato di essere interessato ai miei servigi... Chissà, ora che stanno cambiando alcune cose a livello societario, magari un pensierino ad un eventuale ritorno – in futuro - potrei anche farlo. Non ho litigato con nessuno e la porta, almeno dalla mia parte, rimane tuttora aperta».

Lei però ha ancora un contratto con il Venezia fino al 2023, pensa che le verrà data l’occasione di giostrare in Serie A?

«Io ci credo, mi sento bene e avverto la fiducia della società. Già durante l’ultima stagione mi hanno concesso del tempo per ritrovare la forma migliore, dopo i lunghi mesi di inattività a Cornaredo. Sento di essere entrato in una fase importante della mia carriera. Gioco – spero, resta ancora da vedere (ride, ndr) – in uno dei cinque migliori campionati al mondo e vesto la maglia della nazionale del mio Paese. È difficile chiedere di meglio a 25 anni, ma non voglio smettere di sognare: è adesso che arriva il bello».

Il suo futuro, almeno nell’immediato, sarà dunque a Venezia. Quello del Lugano invece, a breve, potrebbe non più contemplare la figura di Angelo Renzetti. Se lo sarebbe mai aspettato?

«Sinceramente no, anche se era ormai da diverso tempo che il presidente era intenzionato a vendere. La cessione però, fin qui, non si era mai concretizzata, dunque la gente ha iniziato a non crederci più realmente. Ora che è successo davvero, percepisco un po’ di frastornamento».

La nuova proprietà, al netto del via libera che ancora manca da parte della Swiss Football League (SFL), dovrebbe essere italo-brasiliana. In Ticino c’è un po’ di diffidenza nei confronti degli imprenditori che arrivano dall’estero, voi però a Venezia avete un presidente straniero...

«Esatto, la proprietà è statunitense, così come il presidente Duncan Niederauer. Credetemi, posso solo augurare al Lugano che i nuovi proprietari abbiano la stessa passione del nostro “Pres”. Lui vive per questa squadra, è coinvolto a 360 gradi e su più livelli. Non passa giorno senza che lui non scriva, chiami o parli ad un giocatore o ad un membro dello staff. Ama il Venezia alla follia ed è più appassionato lui di qualsiasi numero uno di ogni altro club italiano o svizzero. Vi faccio un esempio: quando abbiamo vinto il titolo si è tuffato nella Laguna assieme al tecnico Paolo Zanetti. È matto da legare (ride, ndr)».

Ora si godrà un po’ di meritate vacanze, dopo essersi congedato anche dalla nazionale slovena. Quanto rammarico c’è, per aver mancato la qualificazione ad Euro 2020?

«Davvero parecchio. Fino a due o tre giornate dal termine della fase preliminare eravamo in corsa, poi - sul più bello - siamo crollati. Peccato, ma se devo essere sincero - e anche un po’ egoista -, dopo aver giocato 37 partite questa stagione, sono contento di poter tirare il fiato e rilassarmi un po’. Necessito di qualche giorno di riposo, prima di iniziare la preparazione in vista del prossimo campionato».

Ci proviamo: in nazionale ha appena incrociato - tra gli altri - anche Sandi Lovric. Il centrocampista bianconero le ha per caso parlato del suo futuro?

«In realtà no, mi spiace, non posso farvi da “infiltrato” (altra risata, ndr.). Mi ha detto che per lui, come per altri giocatori, il futuro a Lugano è attualmente incerto e molto dipenderà da come evolverà la situazione nelle prossime settimane. Ad ogni buon conto, sono contento di aver trascorso del tempo con lui nella selezione slovena. È un bravo ragazzo, talentuoso e affamato. A Lugano ci eravamo soltanto sfiorati, poco prima che io venissi messo fuori rosa. Ora sto imparando a conoscerlo meglio».

Non sarà all’Europeo, ma da casa per chi farà il tifo?

«Di solito quando guardo una partita, sostengo sempre la squadra che sulla carta parte come sfavorita. Poi chiaro - date le mie origini e il mio passato - avrò un occhio di riguardo sia per Italia sia per la Svizzera, nonché per la Croazia, che confina con la Slovenia».

Chi solleverà la Coppa ?

«Non saprei indicare una favorita, nel senso che quest’anno in tanti campionati abbiamo assistito a delle sorprese. Ecco, se dovessi sbilanciarmi, direi che Euro 2020 lo vincerà una squadra che non fa parte del lotto delle favorite, ma non chiedetemi quale».