Croci-Torti: «Ho chiesto scusa ai miei giocatori»

Cornaredo può solo applaudire, impotente e ammirato. No, purtroppo non per il Lugano, travolto dagli eventi e dai campioni svizzeri. Travolto da Xherdan Shaqiri, a cui basta il secondo tempo per confermarsi re indiscusso della Super League. E, appunto, meritarsi il rispetto del pubblico bianconero. La tripletta di «XS» - con il Basilea in dieci uomini - ha scritto la parola fine alla stagione 2024-25, poco importa la matematica. E però, soprattutto, ha messo in imbarazzo la squadra di Mattia Croci-Torti, travolta dagli eventi nonostante il presunto vantaggio ottenuto poco prima dalla pausa. Già, il cartellino rosso sventolato in faccia ad Albian Ajeti - per una seconda ammonizione severa, anzi inesistente - sembrava potesse favorire i ticinesi, sin lì autorevoli e mossi dalla giusta tensione. È al contrario stato un boomerang, che ha fatto sprofondare la squadra di casa e la sua guida nella vergogna. 5-2 il risultato finale a favore del Basilea, capace di firmare quattro reti nel giro di un quarto d’ora. Che male.
Il rosso di Ajeti e un crollo paradossale
«L’espulsione di Ajeti ha cambiato la partita» ammette il Crus nel dopo partita. Un paradosso. Giustificabile come? «Abbiamo perso i riferimenti della prima parte della gara, in particolare su Shaqiri. Sicuramente ho sbagliato io. Cambiando la marcatura su Xherdan ho tolto certezze ai miei uomini. A fine partita, non a caso, ho chiesto scusa ai miei giocatori». L’allenatore momò, insomma, non cerca scuse. «Ma vi assicuro che non si è trattato di un calo di tensione. E nemmeno di sudditanza nei confronti di Shaqiri, che - gli va riconosciuto - ha vinto la partita da solo. Ero convinto di poter prendere in mano la ripresa, dando seguito agli ottimi primi 45 minuti. Subire un uno-due del genere, regalando spazi e palloni, è però stato micidiale. Quei gol hanno distrutto le nostre emozioni positive e, di riflesso, la partita».
Il Crus: «Giù il cappello dinanzi ai campioni»
Croci-Torti, dunque, non punta il dito contro nessuno dei suoi uomini. Ma contro se stesso. E, al netto delle leggerezze clamorose di Hajdari e Zanotti, è un giudizio corretto. Dal quale emerge in ogni caso lo spessore insufficiente di un gruppo che si credeva pronto per capeggiare la classifica dopo 38 giornate. «La mia autocritica è doverosa, ma è altrettanto necessario togliersi il capello dinanzi a questo Basilea, e al suo uomo più importante» insiste il Crus. Per poi precisare: «In questa sfida, in cui abbiamo avuto diverse chance per segnare, si sono viste una volta di più la storia della nostra stagione e la maggiore forza dei renani. Sul piano della concretezza abbiamo peccato ancora, mentre il nostro avversario non ha perdonato. Non solo. L’enorme fiducia del Basilea non si è notata tanto nella ripresa, quando il gioco in ripartenza e i nostri regali gli hanno permesso di esaltarsi. No, è stata l’immediata reazione al vantaggio iniziale di Bislimi a farla emergere in modo prepotente». Il Lugano, dicevamo, è invece crollato rumorosamente, ridimensionando il sussulto d’orgoglio mostrato una settimana fa a Lucerna. E i risultati odierni chiariranno quanto il tonfo di Cornaredo rischia di complicare le cose in ottica Europa.