L'ultimo atto

Croci-Torti: «Non siamo venuti qui per farci mangiare dagli orsi, ma per domarli»

Il tecnico bianconero e il capitano Jonathan Sabbatini lanciano l'attesissima finale di Coppa Svizzera - Il centrocampista: «Negli occhi dei miei compagni vedo la stessa determinazione di un anno fa»
Gli uomini faro del club bianconero bramano un nuovo trionfo. © CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
03.06.2023 18:28

«Non siamo venuti qui per farci mangiare dagli orsi, siamo venuti per domarli». La grinta di Mattia Croci-Torti è totale. Trasuda dalle sue parole, dai suoi sguardi. E da quelli del suo capitano, Jonathan Sabbatini. Entrambi, mente e braccio destro, sono stati tra i grandi artefici del trionfo ottenuto un anno fa. Ed entrambi, va da sé, hanno la ferma intenzione di ripetersi fra qualche ora. «Se torno con la mente a quel 15 maggio - ci confida il “Crus” - penso che avrei quasi ritenuto un’utopia immaginare di essere di nuovo qui dodici mesi dopo. Invece eccoci, ci siamo. Ed è bellissimo».

La forza di un muro destabilizzante

La squadra bianconera, scesa in campo oggi sul sintetico del Wankdorf per la rifinitura, ha potuto saggiare il terreno dell’impianto bernese. Ma anche guardarsi attorno, respirare l’atmosfera. E lasciar correre la mente. «Non tanto verso le splendide sensazioni vissute l’anno scorso, perché sappiamo che ci attende qualcosa di diverso - precisa il tecnico momò -. Bensì verso quanto accadrà fra poche ore. In particolare, mi riferisco al muro bianconero che entrambe le squadre si troveranno davanti all’uscita dal tunnel degli spogliatoi. Sappiamo tutti quanto fosse fondamentale riuscire a convincere il nostro pubblico a seguirci in massa. Non nutriamo paura nei confronti dello Young Boys. Neanche un briciolo. Anzi, abbiamo tanto coraggio e tanta forza. Ma siamo anche consci di chi stiamo per affrontare. Sappiamo che ci saranno dei momenti difficili nel corso del match. Ed è lì che avere dalla nostra parte un muro simile, potrà fare la differenza in nostro favore, spingendoci ad andare oltre. Sono orgoglioso e fiero che in così tanti abbiano deciso di seguirci. Credetemi, quando entreremo in campo e i gialloneri si renderanno conto di come lo stadio sia diviso a metà, invece che tutto dalla loro parte, non rimarranno indifferenti. Sì, questo li destabilizzerà, togliendoli qualche certezza».

Per trionfare servirà il collettivo

Minare le sicurezze dei padroni di casa, dunque, è uno degli aspetti centrali nella strategia architettata in casa bianconera. Prova ne è che una volta di più, in merito alla possibile formazione titolare, Croci-Torti ha coperto le carte. Non lasciando trapelare nulla, se non il suo sorriso sornione. «La verità è che negli ultimi giorni ho parlato molto con i miei ragazzi di questo aspetto. La mia opinione, è che un match simile non lo vinceremmo mai con undici giocatori. Per tenere il ritmo dell’YB, ce ne vogliono sedici-diciassette. Tutti convinti di ciò che stiamo facendo, e consapevoli che da un momento all’altro potremmo avere bisogno di loro per centrare il nostro obiettivo. Il gruppo è la nostra forza e ognuno deve sentirsi importante, perché al cospetto di un avversario simile, un nuovo trionfo passerà per forza dal collettivo. Non a caso tutti i piani che ho preparato contemplano appunto sia i titolari sia le riserve». La squadra, ad ogni buon conto, è già a conoscenza dell’undici designato dal «Crus». «Durante il nostro mini-ritiro ho voluto testare alcune cose, e dunque i giocatori sanno chi sarà in campo dal primo minuto e chi invece no. Ieri per alcuni è stato il giorno dell’amarezza. Della rabbia, anche. Lo capisco. Ma domani avremo bisogno che quelle emozioni vengano incanalate nel giusto modo, diventando un’arma da sfruttare a nostro vantaggio». Piccola curiosità: il Lugano ha volutamente scelto di non preparare la finalissima su un campo sintetico. «Confermo - ci dice l’allenatore bianconero -. Allenarsi sul sintetico comporta dei rischi. Alcuni giocatori sono soggetti a infiammazioni articolari, piccoli guai fisici. Non era nostra intenzione sfidare la sorte: abbiamo deciso di svolgere soltanto la rifinitura su questa superficie, per permettere a tutti di approcciare l’evento al 100%».

Le ultime scintille prima del campo

La finale, insomma, è apparecchiata e pronta per essere disputata. Anzi, oggi dietro ai microfoni, i due allenatori hanno continuato a dare l’impressione di giocarla già da un pezzo. «I favoriti? Siamo noi. Sarebbe strano se dicessi il contrario» ha dichiarato il tecnico giallonero Raphaël Wicky, lasciando trasparire grande sicurezza. Un paio d’ore più tardi, sullo stesso palchetto, è giunta la replica di Croci-Torti. «Ci mancherebbe che dica altro! Ma certi discorsi andavano bene fino alla vigilia. Ora non contano più. Abbiamo più chance di quello che la gente crede, sappiamo che in campo ce la giocheremo alla pari. E lo dico senza alcun tipo di arroganza o supponenza, bensì animato da una fortissima consapevolezza». A grandi linee, tutti concordi insomma. Tranne che sulla già citata questione del sintetico. «A mio avviso non ci avvantaggia particolarmente», il pensiero di Wicky. «Fa sorridere sentire gli allenatori avversari dire così. Sa di aver affermato una cosa completamente sbagliata, perché non è vero» la tagliente risposta del «Crus». Un’opinione, quest’ultima, condivisa anche da capitan Sabbatini. «C’è una grande differenza tra erba naturale e sintetico. Il pallone corre molto più veloce. Ma questa non dovrà mai essere una scusa». In chiusura, il capitano ha poi fornito il polso del gruppo, rivelando come ha visto i compagni durante il percorso di avvicinamento alla finalissima. «Il mini-ritiro ci ha fatto bene, ha permesso ad ognuno di prepararsi a modo suo, arrivando alla partita nelle migliori condizioni. Cosa vedo negli occhi dei miei compagni? La stessa, grandissima determinazione che animava pure chi - un anno fa - era sceso in campo al mio fianco. Certo, avverto anche un pizzico di tensione, come è giusto che sia in questi momenti. Ma il gruppo è affamato e focalizzato sull’obiettivo».

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