Cuore Marocco, ma questa Francia non perdona

Spietata. Non vi sono altri aggettivi per descrivere la Francia di Didier Deschamps. In finale per il secondo Mondiale di fila. Sì, i Bleus hanno spezzato il sogno del Marocco. Generosissimo e finanche commovente, ieri all’Al Bayt Stadium. Un catino monocolore, traboccante di orgoglio e passione. Non è bastato il sostegno incredibile dei tifosi africani e non è bastato il cuore - enorme - dei Leoni dell’Atlante. Come contro l’Inghilterra nei quarti, i campioni in carica non hanno perdonato gli errori avversari. Anzi, sono stati dannatamente bravi a provocarli. Il commissario tecnico, meglio, è stato dannatamente bravo. La rete trovata da Theo Hernandez all’alba dell’incontro ha infatti obbligato il Marocco a rivedere in parte la sua strategia. Dopo che i primi minuti, invero, avevano già suggerito quanto si sarebbe trattato di una sfida anche fra le panchine.
La lucida provocazione di Didi
Già, perché Deschamps ha preso le dichiarazioni espresse alla vigilia da Walid Regragui e le ha trasformate in una lucida provocazione. In un trabocchetto. «Il possesso palla non m’interessa, sono qui per vincere» aveva affermato l’allenatore marocchino. Detto, fatto: la Francia ha lasciato completamente l’iniziativa ad Amrabat e compagni. Un dato: al 30’ i Leoni dell’Atlante avevano già completato più passaggi che nell’intero quarto di finale con il Portogallo. Orfana di Aguerd e - a metà primo tempo - di Saiss, la difesa ha da parte suo sbandato troppo presto. La furbizia di Griezmann ha trascinato sui 30 metri El Yamiq e nel prosieguo dell’azione Theo Hernandez non ha avuto pietà.
Non ricompensati
Tesi numero due del ct Regragui: «Spero che la Francia non ci rispetti. Se lo faranno sarà più complicato». Di nuovo «Didi» ha seguito l’invito del collega alla lettera. E però, facendolo, si è ritrovato a vivere una gara in trincea. La personalità e la forza della disperazione del Marocco, in effetti, si è tradotta in una potenza d’urto incredibile. Niente a che vedere con la Croazia, crollata di schianto dopo essere passata in svantaggio. No, a immagine di un Ounahi sontuoso, la selezione africana ha spinto ancora e ancora. Costruendo triangolazioni deliziose e costanti sulla destra, con il citato Ounahi, Ziyech e Hakimi. Il palo e la manona di Lloris hanno invece impedito a El Yamiq di redimersi, con una rovesciata clamorosa a un amen dalla pausa. Ma la Francia ha tremato di brutto anche all’inizio della ripresa. Quando - certo - il pareggio sarebbe stato oggettivamente meritato. La retroguardia transalpina, sorretta più da Varane che da Konaté - sostituto dell’ammalato Upamecano -, se l’è comunque cavata in un modo o nell’altro. Mentre in fase offensiva, Mbappé veniva malmenato senza tanti complimenti dai marocchini.
La sentenza in 44 secondi
La classe del numero 10 francese, alla fine, è però riuscita a emergere. La sfida nella sfida con il compagno del PSG Hakimi ha premiato il primo, abile a inserirsi in un fazzoletto dei 16 metri e a colpire malgrado le maglie rosse tutte intorno. Un destro malandrino, deviato, sul quale si è avventato Kolo Muani. Eccolo l’altro coniglio che Deschamps ha sfoderato dal cilindro. L’attaccante dell’Eintracht Francoforte era entrato in campo da 44 secondi. Quarantaquattro! Non un record, ma in ogni caso la sentenza sulla semifinale al tramonto della partita. Lo sforzo estremo prodotto al crepuscolo dal Marocco non è infatti stato premiato. Ma è stato riconosciuto - eccome - da uno stadio alzatosi in piedi per applaudire al fischio finale. Regragui e i suoi ragazzi sono insomma usciti a testa alta, altissima. A sorridere sornione, invece, è stato l’altro commissario tecnico. «La Francia nel 2018 mi ha fatto sognare: Deschamps è il migliore al mondo» l’attestato di stima rilasciato sempre dal coach del Marocco a poche ora dalla semifinale. Difficile dargli torto, a fronte delle mosse e contromosse della panchina francese. Spietata. Ora la finalissima contro l’Argentina. Da un lato il ct più bravo e astuto, dall’altro - e crediamo di non venire smentiti - il giocatore più forte del torneo.