Da Benito Mussolini a David Beckham

Riallacciandoci alla Settimana del razzismo partirei dalle recenti dichiarazioni di Antonio Tajani, presidente del Parlamento europeo, su Benito Mussolini. «Mussolini? Fino a quando non ha dichiarato guerra al mondo intero seguendo Hitler, fino a quando non s’è fatto promotore delle leggi razziali, a parte la vicenda drammatica di Matteotti, ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture in Italia, poi le bonifiche. Da un punto di vista di fatti concreti realizzati, non si può dire che non abbia realizzato nulla». Si tratta di una frase opinabile, che divide. Tornando a ciò che ci compete, devo dire che mi ha ricordato il «complimento» che fece il grande George Best a David Beckham. «Non sa calciare col piede sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molto. A parte questo, è a posto». Tra i due giocatori che hanno indossato la maglia numero 7 del Manchester United non scorreva buon sangue. David, col suo fatato piede destro e quello sguardo ammaliante, ha però cambiato il modo di concepire il calcio. A Sepp Blatter un giorno chiesero chi era il suo calciatore preferito, il numero uno della storia del calcio. Sepp nominò l’inglese. Sappiamo tutti che altri, sportivamente, hanno lasciato un solco maggiore, ma il marito della Spice Girl Victoria ha rivoltato come un calzino il modo di concepire il football. È stato il primo calciatore impresa. Pioniere a vendere la sua immagine e la sua celebrità prima ancora dei suoi piedi. Con la sfera poteva fare di tutto: segnare da metà campo, disegnare arcobaleni da calcio piazzato o servire i compagni con una precisione senza eguali. Beckham è stato un grande, un’icona di stile. E, diciamolo, tutti noi vorremmo, anche solo per un giorno, impersonificarci nel fascinoso biondo nato a Londra. C’è un altro aspetto. Il Davide è riuscito in un’impresa titanica. Far amare il calcio alle signorine, che pur di vederlo si sarebbero sorbite anche un match di quattro ore di scacchi. Non è poco. Grazie a lui tante fanciulle hanno iniziato ad appassionarsi e a seguire questo sport magico. Evitandoci inutili gite all’Ikea in concomitanza con partite. Grazie! Le donne sono anche il bello del calcio. Oltre al calcio femminile, che è interessante e in netta crescita, c’è tutto un mondo. Vedere gli stadi colmi di donne è splendido. Senza scadere nel sessismo abbiamo ammirato con la lingua di fuori l’ex moglie di Dzemaili quando seguiva le gesta del marito (se ve la siete persa cercatela!). De gustibus, ma è meglio di tanti uomini da stadio. Ci vorrebbero più donne, anche per il loro modo di vivere lo sport e la rivalità. Avete già sentito di una rissa tra tifosi in cui è coinvolta una miss? Io no. Tornando a Mussolini, al razzismo e alle piaghe che purtroppo coinvolgono anche il calcio, impariamo a essere più sportivi ed educati. La storia del personaggio citato dovrebbe insegnarci qualcosa. Sì alla rivalità. Sì anche ai tackle duri, all’agonismo, alle provocazioni e a tutto quello che volete. Ma condanniamo il razzismo, senza attenuanti. Spesso assistendo alle partite da bordocampo se ne sentono di ogni ed è una sconfitta pesantissima, per lo sport e per la nostra società.